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venerdì 25 gennaio 2013

Maestri di liberalismo: Frédéric Bastiat


Lo Stato!

Che cos'è?  dov'è?  cosa fa?  cosa dovrebbe fare?

Tutto quello che noi sappiamo, è che è un personaggio misterioso, e certamente il più sollecitato, il più tormentato, il più indaffarato, il più consigliato, il più accusato, il più invocato e il più incitato che ci sia al mondo.
Signore, io non ho l'onore di conoscervi, ma sono pronto a scommettere dieci a uno che da alcuni mesi voi sognate progetti grandiosi; e se questo è vero, scommetto ancora dieci a uno che voi assegnate allo Stato il compito di realizzarli.

E voi, Signora, io sono sicuro che nel profondo del vostro animo desiderate che vengano sanati tutti i mali di questa povera umanità, e che non sareste nient'affatto scontenta se solo lo Stato si accingesse a questo compito.
(...)

« Lo Stato deve offrire gratuitamente l'istruzione e l'educazione a tutti i cittadini. »

Esso deve:
« Un insegnamento generale e professionale appropriato, per quanto possibile, ai bisogni, alle inclinazioni e alle capacità di ciascun cittadino. »

Esso deve:
« Insegnare al cittadino i doveri verso Dio, verso gli uomini e verso sé stesso; sviluppare i suoi sentimenti, le sue inclinazioni e le sue facoltà, procurargli infine le conoscenze per esercitare il suo lavoro, per garantirsi i suoi interessi e per far valere i suoi diritti. »

Esso deve:
« Mettere alla portata di tutti le lettere e le arti, il patrimonio culturale, i tesori dello spirito, tutti i godimenti intellettuali che innalzano e fortificano l'animo umano. »

Esso deve:
« Offrire riparazione per ogni calamità, incendio, inondazione, ecc. (questo eccetera ne dice più di quanto non sembri) sofferti da un cittadino. »

Esso deve:
« Intervenire nei rapporti tra capitale e lavoro e farsi regolatore del credito. »

Esso deve:
« Procurare all'agricoltura dei sostegni sicuri e una protezione efficace. »

Esso deve:
« Acquisire la proprietà di ferrovie, canali, miniere, » e senza dubbio amministrarli con quella capacità gestionale che lo caratterizzano.

Esso deve:
« Stimolare le imprese audaci, incoraggiarle e aiutarle per mezzo di tutte le risorse capaci di farle trionfare. Regolatore del credito, lo Stato indirizzerà con le sue direttive le associazioni industriali e agricole, al fine di garantirne il successo. »

Lo Stato deve occuparsi di tutto ciò, senza tralasciare i compiti che esso assolve attualmente; e, per fare un esempio, occorrerà che esso conservi sempre, nei confronti degli stranieri, un atteggiamento minaccioso; infatti, affermano i firmatari del programma, « uniti da questa santa solidarietà e memori delle imprese gloriose della Francia repubblicana, noi trasportiamo i nostri desideri e le nostre speranze al di là delle barriere che il dispotismo innalza tra le nazioni: i diritti che noi pretendiamo, noi li vogliamo anche per tutti coloro che il giogo della tirannia opprime; noi vogliamo che questo nostro glorioso esercito sia ancora, se occorre, l'esercito della libertà. »

Voi vi rendete conto che la mano premurosa dello Stato, questa buona mano che dona e distribuisce, sarà molto occupata sotto il governo dei Montagnardi. Voi credete forse che anche l'altra mano, quella rude, che penetra e svuota le nostre tasche, non sarà altrettanto occupata?

Abbandonate le vostre illusioni. Coloro che cercano la popolarità non saprebbero il loro mestiere, se non avessero acquisito l'arte di mostrare la mano benevola, mentre nascondono la mano rude.

Il loro dominio sarebbe altrimenti la somma felicità del contribuente.

«È il superfluo, dicono loro, non il necessario che deve essere colpito dall'imposta.»

Non sarebbe forse una bella età quella in cui, per coprirci di benefici, il fisco si contentasse di prendere solo il nostro superfluo?

Ma questo non è tutto. I Montagnardi aspirano a che « l'imposta perda il suo carattere oppressivo e non sia nulla di più che un atto di fraternità. »

Bontà del cielo!  io ben sapevo che va di moda infilare dappertutto la fraternità, ma escludevo di certo che la si potesse introdurre tra le carte dell'agente delle tasse.

Scendendo ai dettagli, i firmatari del programma affermano:

« Noi vogliamo l'abolizione immediata delle imposte che colpiscono i beni di prima necessità, come il sale, le bevande, eccetera.

« La riforma  dell'imposta fondiaria, delle imposte di consumo, delle concessioni.

« L'amministrazione gratuita della giustizia, vale a dire la semplificazione delle procedure e la riduzione delle spese.»

(Qui si fa senza dubbio riferimento al costo dei bolli)

Così, imposta fondiaria, imposta di consumo, patenti, bolli, sale, bevande, valori postali, tutto viene messo nel calderone. Questi signori hanno trovato il segreto di concedere un attivismo sfrenato alla mano benefica dello Stato paralizzando al tempo stesso la mano rude.

Ebbene, chiedo io al lettore equilibrato, non è questo far mostra di infantilismo, e per di più di infantilismo dannoso?

Come è possibile che il popolo non faccia una rivoluzione dopo l'altra, dal momento che ha deciso di fermare la propria protesta solo dopo aver compreso l'esistenza di questa contraddizione: « Non dare nulla allo Stato e ricevere molto in cambio! »

C'è qualcuno forse che crede che se i Montagnardi arrivassero al potere, non sarebbero essi stessi le vittime dei raggiri che utilizzano per impadronirsene?

Cittadini, in tutte le epoche, si sono presentati due sistemi politici, e tutti e due possono avanzare buone ragioni per la loro esistenza.  In base al primo, lo Stato deve fare molto, ma ha anche il diritto di prendere molto. In base all'altro, la doppia azione di dare e di prendere deve essere estremamente ridotta. Bisogna scegliere tra questi due sistemi. Ma, per quanto riguarda un terzo sistema, che prende qualcosa degli altri due, e che consiste nell'esigere tutto dallo Stato senza dare alcunché, esso è chimerico, assurdo, puerile, contraddittorio, pericoloso. Coloro che lo sostengono, per ricavarne la soddisfazione di accusare tutti i governi di impotenza e di esporli così alle vostre invettive, questi vi illudono e vi ingannano, o quanto meno ingannano sé stessi.

Quanto a noi, pensiamo che lo Stato non è e non dovrebbe essere altra cosa che la forza messa in comune, non per essere tra tutti i cittadini uno strumento di oppressione e di spoliazione, ma, al contrario, per garantire a ciascuno il suo, e far regnare la giustizia e la pace.

Lo Stato
, 1848