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mercoledì 9 gennaio 2013

Giustizia è libertà. Il caso Carlotto


Quando si vuole dare un esempio delle nefandezze compiute dalla giustizia italiana, solitamente si cita il caso Tortora. In pochi ricordano vicende sepolte negli anni '70, come quella di Massimo Carlotto. Forse perché il suo protagonista è divenuto nel frattempo uno dei migliori interpreti del noir all'italiana. Eccone una  ricostruzione in sintesi (tratta da "Il fuggiasco", il libro d'esordio di C.), ricordando che l'Italia è stata appena condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per violazione dei diritti umani a causa delle condizioni delle sue carceri.

Il 20 gennaio 1976 è uccisa a Padova, nella sua abitazione, Margherita Mugello. È una studentessa di 25 anni, le hanno inferto cinquantanove coltellate. 

M.C., studente di diciannove anni e militante di Lotta Continua, scopre casualmente la vittima, insanguinata e morente, e si reca dai carabinieri a raccontare il fatto. È fermato, arrestato e imputato di omicidio.

Il 5 maggio 1978, M.C., dopo oltre un anno di istruttoria e a seguito di tre dibattimenti, è assolto per insufficienza di prove dalla Corte d'assise di Padova.

Il 19 dicembre 1979 la Corte d'appello di Venezia rovescia il verdetto e condanna M.C. A diciannove anni di reclusione.

Inizia la latitanza di M.C., prima a Parigi in seguito a Città del Messico.

Il 19 novembre 1982 la Corte di Cassazione respinge il ricorso della difesa e conferma la condanna.

Il 2 febbraio 1985 M.C. Torna dal Messico e si consegna alle autorità italiane.

Nel corso dello stesso anno nasce il "Comitato internazionale giustizia per M.C." Che promuove una raccolta di firme per la revisione del processo. Primo firmatario è Norberto Bobbio. Negli stessi mesi esce un appello su Le Monde, promosso da Jorge Amado che chiede la revisione. 

Nel frattempo M.C. S ammala gravemente in carcere ed inizia una nuova campagna per la sua scarcerazione. 

Il 12 novembre 1987 M.C. ottiene il differimento della pena per gravi problemi di salute.

Il 20 giugno 1988 i difensori, al termine di un lungo propedeutico presso la Corte d'appello di Venezia, presentano istanza di revisione presso la Corte di Cassazione.

Il 30 gennaio 1989 la Corte di Cassazione concede la revisione sulla scorta di tre nuove prove, annulla la sentenza di condanna e rinvia gli atti alla corte d'appello di Venezia per il nuovo giudizio.

Il 20 ottobre 1989, quattro giorni prima dell'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, ha inizio il nuovo processo. Nel corso del processo, caso unico nella storia della giustizia italiana, la Federation international des droits de l'homme invia in qualità di osservatori, alcuni esperti della polizia scientifica di Parigi, al fine di accertare la correttezza della indagini peritali. Ma il loro rapporto, totalmente a favore dell'impatto, non viene acquisito dalla Corte per limiti procedurali.

Il 22 dicembre 1990 non emette una sentenza, ma rinvia gli atti alla Corte costituzionale ritenendo pienamente provata una delle tre prove nuove e sostenendo come giudizio finale che l"imputato dovrebbe essere assolto per insufficienza di prove. Dichiara, però, di non sapere quale codice applicare. 

Il 5 luglio 1991 la Corte Costituzionale stabilisce che la Corte di Venezia avrebbe dovuto applicare il nuovo codice e assolvere M.C. con formula piena già il 22 dicembre 1990.

Il 21 febbraio 1992 ha inizio il secondo giudizio di fronte ad una nuova Corte d'assise d'appello perché il presidente era andato nel frattempo in pensione. 

Il 27 marzo 1992 la Corte conferma la sentenza di condanna del 1979. In precedenza aveva stabilito di non procedere ad una nuova istruttoria dibattimentale, bensì di recuperare la precedente tramite lettura degli atti.

Il 28 marzo 1992 il tribunale di Venezia emette l'ordine di carcerazione per l'esecuzione della pena.

Il 13 maggio 1992 M.C., dopo quarantasette giorni di carcere, ottiene nuovamente il differimento della pena per gravi motivi di salute.

Il 24 novembre 1992 la Corte di Cassazione conferma la sentenza di condanna. Nel frattempo si inizia a parlare di grazia come unico strumento in grado di chiudere il caso, considerato anche l'aggravamento delle condizioni di salute del condannato.

Il 14 dicembre 1992 i genitori di M.C. presentano istanza di grazia al Tribunale di Venezia per l'istruttoria formale. Intanto, in tutta Italia partono comitati, spettacoli, mobilitazioni per la grazia.

Il 7 aprile 1993 il presidente Scalfaro concede la grazia.

paolo allegrezza 


*l'autore voterà, in occasione delle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013, la lista "Amnistia, giustizia e libertà".