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giovedì 26 gennaio 2012

Perché non possiamo non dirci liberalsocialisti

Il brano di Guido Calogero che segue sembra scritto oggi. Con chiarezza esemplare l'annosa questione dell'identità dei riformisti. In fondo, basterebbe poco. Proclamarsi liberalsocialisti e, soprattutto, assumere scelte politiche conseguenti. In materia di diritti civili, economia, istruzione, questioni internazionali. Insomma, dichiararsi senza se e senza ma per l'amnistia, l'abolizione del valore legale dei titoli di studio, per un welfare non corporativo, per l'uguaglianza delle opportunità, per gli Stati Uniti d'Europa. Facile, no ?

I liberali hanno avvertito sempre più chiaramente che, se volevano essere davvero liberali, dovevano spingersi sempre più sul terreno del socialismo; e i socialisti si sono sempre meglio venuti accorgendo che non avrebbero potuto realizzare i loro ideali se non in un'atmosfera di libertà e attraverso le garanzie politiche della libertà (...) La democrazia vera, la democrazia integrale, non è dunque né soltanto una democrazia liberale né soltanto una democrazia socialista, è piuttosto una democrazia liberalsocialista. 
Roma, autunno 1944 
(in "Le regole della democrazia e le ragioni del socialismo", Rcs, 2012)



mercoledì 25 gennaio 2012

Questione femminile, Questione Italia.


Riceviamo da Pier Paolo Segneri


Tenere viva l'attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sulla parità di genere come priorità strategica per l'Italia, stimolare la riflessione sull'adozione di strumenti innovativi e flessibili nei servizi di conciliazione, ribadire l’urgenza dell'occupazione femminile. E’ quanto l’associazione “Pari o Dispare” si propone con questa seconda edizione di“Questione femminile, questione Italia”, convegno al quale parteciperanno, tra gli altri, la vice Presidente del Senato,Emma Bonino, il Ministro del Lavoro Elsa Fornero, il vice Direttore Generale della Banca d'Italia, Annamaria Tarantola e le senatrici Rita GhediniMaria Ida Germontani, Anna Bonfrisco. Il dibattito si terrà a Roma, giovedì 26 gennaio, dalle ore 15:30 alle 19:00 presso il Senato della Repubblica, nella prestigiosa Sala Zuccari, in via della Dogana Vecchia n° 29. E’ un’occasione da non mancare, anche perché, nell’attuale situazione di crisi il tema della partecipazione delle donne al mercato del lavoro non è più rimandabile. Per il risanamento del Paese, infatti, è oggi necessario riconoscere finalmente il contributo del lavoro femminile, valorizzando tutti i talenti. Invece, nonostante l’eccezionale contributo dato negli ultimi 30 anni al mondo del lavoro, le donne continuano ad essere discriminate a tutti i livelli, tanto che importanti studi parlano in questo campo di “fallimento del mercato”. Il problema nasce in sostanza da una mancata presa d'atto dell’ “esistenza” delle donne nel mondo del lavoro, in termini sociali, professionali e culturali.
Con un ministro del Lavoro donna, con due leader donna in Confindustria e nel maggiore sindacato italiano e con all’ordine del giorno la riforma del lavoro, si presenta un’occasione straordinaria per includere una reale prospettiva di “genere” nel nuovo ordinamento, modificando la situazione che vede l’Italia nelle ultime posizioni europee in termini di equiparazione.
Il tema del convegno verrà esaminato nei suoi aspetti principali: domanda di lavoro insufficiente, persistente distonia tra la domanda e l’offerta di competenze, insufficienza di servizi sul territorio, contesto culturale che non valorizza l’affermazione professionale femminile e non promuove la condivisione delle responsabilità di cura nella famiglia.

venerdì 20 gennaio 2012

Acque Torbide. I danni prodotti dal referendum

Come era ampiamente previsto, la vittoria del referendum sull'acqua ha prodotto uno scenario tanto confuso quanto potenzialmente dannoso. Per le finanze degli enti locali e per l'ambiente. I due quesiti di giugno proponevano l'abrogazione di due articoli del decreto Ronchi - Fitto: sulla liberalizzazione delle modalità di svolgimento del servizio pubblico (23 bis) e sulla possibilità che il capitale investito ottenesse una remunerazione grazie alle tariffe. In sintesi, niente concorrenza e nessun guadagno. Tutto al pubblico e a tariffe ultra popolari.  Peccato che questo scenario da fiaba non abbia nessun riscontro nella realtà. Perché ? Vediamone alcune ragioni.

1) la normativa europea prevede che i servizi siano svolti in concorrenza e, quindi, l'abolizione del 23 bis ha un effetto limitato, vista la prevalenza della normativa comunitaria su quella nazionale. 2) Per escludere la remunerazione è necessario costituire enti pubblici che prendano il posto delle attuali Spa (pubbliche o miste pubblico - privato) le quali hanno l'obbligo di fare profitti. Il che è avvenuto solo a Napoli. Ce la vedete l'Acea, con i francesi di Edf e Caltagirone soci di minoranza, divenire ente pubblico? 3) I comuni già ora non hanno soldi per investire nelle infrastrutture idriche, figurarsi se li si priva della possibilità di remunerazione. In tanti comuni turistici della Sicilia, ad esempio, i depuratori non funzionano perché le amministrazioni non hanno i fondi per la manutenzione. Lo stesso Vendola, di recente, ha fatto notare il problema. 4) L'Italia ha una rete idrica particolarmente inefficiente (si calcola che il 40% dell'acqua vada sprecata) il che al sud si traduce in uno spreco intollerabile sul piano ambientale ed economico (Danilo Dolci, il protagonista della battaglia per la diga sullo Jato, in Sicilia, si rivolterebbe nella tomba di fronte a certi dati).

Una considerazione finale.
Per crescere dal livello dell'emozionalità collettiva a quello dell'esercizio della responsabilità personale e sociale sono possibili diverse buone pratiche. Ma una precondizione indispensabile è quella di superare slogan semplicistici e utopistici per cui una certa consuetudine non si tocca, su un privilegio acquisito non si discute altrimenti si scatena l'inferno.  Se si vuole riformare qualcosa su tutto si deve discutere ed entro limiti da stabilire non unilateralmente tutto si può toccare. Quando si toglie di mezzo la ragione del dialogo (che non prevede mai una sola voce, ma due) non si risolve nulla ma si corre il rischio di far prevalere le ragioni dei forconi.

Paolo Allegrezza e Paolo Emilio Cretoni

sabato 14 gennaio 2012

Danilo Dolci: dell'utopia concreta


 Un articolo di Paolo Allegrezza, mondoperaio n. 12/2011.

Nelle sue conversazioni domenicali a Radio Radicale
Marco Pannella richiama spesso una galleria di personaggi
– Pannunzio, Salvemini e Rossi i più citati – costituenti
un suo ideale pantheon liberale e libertario. Un’operazione
sulle radici storiche e l’identità assai diversa dal bizzarro sincretismo
proposto da Veltroni in un ormai lontano congresso
dei DS (Robert Kennedy, Lennon, Don Milani, Berlinguer).
Identità, memoria, radici storiche, parole ineludibili per
chi oggi (è il caso del Partito democratico) ambisce a proporsi
quale soggetto politico in grado di ricomporre la diaspora dei
riformisti. Non bastano generici richiami alla amalgama di
culture politiche del secolo scorso, con l’aggravante della loro
limitazione al cattolicesimo democratico e al comunismo
italiano a dar vita ad un mito fondativo che non può risolversi
nelle sole primarie: si sente il bisogno di un’identità definita
non per astrazioni, ma costruita su persone e fatti.
Continua

giovedì 12 gennaio 2012

Calvino e Frosinone



Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento di Pier Paolo Segneri sulle elezioni amministrative di primavera a Frosinone. 

P.P.S. è membro della giunta esecutiva di Radicali italiani e presidente dell'associazione radicale "Pier Paolo Pasolini" di Frosinone. Già ispiratore della Rosa nel Pugno, è impegnato nel dibattito e nell'iniziativa politica volti alla costruzione di una prosettiva laica, socialista, liberale, riformatrice.


Per una città visibile

Che cos’è la città visibile? Quello che vorrei diventasse Frosinone: una città amata e rispettata perché non ha paura di far vedere ciò che è. Alla luce del giorno. Una città che conosce se stessa e sa migliorarsi, correggersi, riformarsi. E se ci sono delle cose, invece, che ne fanno una città nascosta, inguardabile, chiusa, allora significa che si ha bisogno di un’altra politica. Quella che abbiamo avuto finora, escluse poche eccezioni, che pure ci sono, è stata soltanto partitocrazia. Oggi, tutta la politica, non soltanto i politici o i partiti, ma la politica delle idee e del dialogo, dei cittadini e delle associazioni, dei gruppi e dei singoli ha la responsabilità di rimuovere dal volto di Frosinone la maschera della vergogna e degli inganni che qualcuno ha voluto far indossare al nostro Comune capoluogo. E non ne faccio un discorso di parte o di partito perché, tranne i distinguo che ciascuno può fare, la partitocrazia è un sistema trasversale di potere fine a se stesso che travalica le coalizioni e avviluppa la destra come la sinistra, il centro come le liste civiche. Italo Calvino ha scritto “Le città invisibili”, noi frusinati, sicuramente noi come Radicali, dobbiamo impegnarci a rimuovere gli ostacoli che impediscono a Frosinone di essere “una città visibile”. Una città visibile significa trasparente, visitabile, vivibile, attiva, solidale. Insomma, una città che possa essere vista e conosciuta da tutti i cittadini, senza più un Palazzo arroccato nella opacità o nelle logiche spartitorie degli accordi segreti, delle decisioni prese sottobanco, delle scelte invisibili. Il cittadino ha diritto di conoscere, di sapere, di essere informato. E l’Amministrazione comunale ha questo dovere. Altrimenti è soltanto Potere. 
Bisogna capire e individuare come rendere “visibile” questa battaglia politica. Intanto, la proposta che faccio al Sindaco di Frosinone e a tutti gli amministratori è quella dell'approvazione e dell'attuazione dell'Anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati.
Pier Paolo Segneri  

mercoledì 11 gennaio 2012

Non è più buono l'ungherese ?


 La sintesi che segue contiene una spiegazione del funzionamento del sistema elettorale ungherese, quello che in estate piaceva a Bersani. Perché ? Probabilmente per l'agognato doppio turno n grado di ingabbiare le ali sinistre e populiste dell'allora allenza di Vasto. Poi la crisi economica ha spazzato B., è arrivato Monti e tutto è cambiato. Oggi del modello ungherese non se ne parla più e le possibilità che diventi proposta condivisa sono pari allo zero. Conviene conservarne il ricordo, però. Una dei tanti ballon d'essai di questi anni confusi. 


La legge elettorale ungherese prevede che i 386 deputati che compongono
l'Assemblea Nazionale siano eletti per quattro anni con sistema elettorale
misto a doppio turno che applica insieme gli elementi del sistema delle
circoscrizioni elettorali uninominali e della lista bloccata.
Dei 386 deputati 176 vengono eletti nelle 176 circoscrizioni elettorali
uninominali (un deputato per ogni circoscrizione), 152 deputati vengono
eletti nelle 20 circoscrizioni territoriali (che coprono la superficie delle 19
contee e quella della capitale), 58 infine sono eletti in un'unica circoscrizione
nazionale.
Le circoscrizioni elettorali uninominali si basano sul principio della
maggioranza semplice secondo la quale il candidato che ottiene più della
metà dei voti dagli elettori nella circoscrizione elettorale diventa deputato.
Se non c'è alcun candidato nella circoscrizione che risponda a questa
condizione, bisognerà tenere un secondo turno. Nel secondo turno non è
necessaria la maggioranza assoluta, quindi il seggio viene ottenuto dal
candidato che ottiene più voti.
Nella circoscrizione elettorale territoriale i candidati delle liste dei partiti
ottengono il seggio in proporzione ai voti dati, nell'ordine indicato sulla
scheda di votazione (lista bloccata). La suddivisione dei seggi avviene con il
metodo Hagenbach-Bischoff ed è prevista una soglia di sbarramento del 5%
sul totale dei voti validi.
Nella circoscrizione unica nazionale i partiti ottengono i mandati in
proporzione ai voti dispersi. Sono considerati voti dispersi: i voti dati nelle
circoscrizioni elettorali uninominali a candidati che con questi voti, non siano
riusciti ad ottenere il seggio; i voti dati nelle circoscrizioni elettorali
territoriali, che non sono risultati sufficienti per l'ottenimento del seggio o
che erano eccedenti il numero di voti utilizzati per l'ottenimento del seggio.
La suddivisione dei seggi viene eseguita con il metodo d'Hondt; sono esclusi
i partiti che non hanno superato la soglia di sbarramento del 5%.

martedì 10 gennaio 2012

Idee per Roma. La Urban green line

Urban green line è un progetto di intervento ecologico ed infrastrutturale sulla città di Roma elaborato dalla cattedra di progettazione architettonica di Antonino Saggio alla Sapienza che da anni lavora su questi temi. Si tratta di varie proposte di intervento che valorizzano il tram come mezzo di collegamento inserito nel contesto urbano cui si interconnette attraverso una serie di possibili funzioni. Non solo mezzo di trasporto, ma molto altro.  Un'idea forte prodotta in un'università pubblica che, però, ha bisogno di dialogare con la politica. E da cui la politica può trarre linfa vitale. Utopie? Forse no, se si sceglie il percorso dell'ascolto della città, così ben sperimentato da Pisapia a Milano. I riformisti, in particolare, hanno bisogno di volare molto alto e molto basso: nel senso che devono essere capaci di aprirsi a ciò che di meglio la ricerca sulle città propone con l'umiltà di dialogarvi e allo stesso tempo ascoltare i cittadini imparando a comunicare proposte complesse in modo semplice. Su questa capacità di innovazione sulla qualità della proposta e sulla comunicazione, si giocherà, secondo noi, la prossima campagna elettorale amministrativa di Roma. Alemanno ha all'attivo un disastro e, probabilmente, pagherà. Ma per i riformisti è tempo di proporre un vero progetto amministrativo dopo l'one man show veltroniano. Su tutto ciò abbiamo pubblicato "Per Roma", presso Scriptaweb, un libro che raccoglie contributi di vari specialisti. Idee per il governo della città. 

lunedì 9 gennaio 2012

PER ROMA. UN PROGETTO POSSIBILE

PER ROMA
 La sinistra e il governo della capitale: idee di un progetto possibile

Per ordinare una copia  http://scriptaweb.eu/Catalogo/per-roma o inviare una mail a materialiriformisti@gmail.com


Indice sommario
Walter Tocci, Introduzione
Marco De Nicolò, Lo scacco del barbiere: Una comunicazione da ripensare, una classe dirigente da trovare, un dialogo da recuperare
Paolo Allegrezza, Dopo il “modello Roma”: quale progetto?
Stefano Garano, Il processo di costruzione del nuovo piano regolatore di Roma: 1994-2008
Antonino Saggio, Urbanvoids™ Territori metropolitani
Antonino Saggio, Urbangreenline™. Una proposta per Roma
Franco Paolinelli, Il verde e la città. Nuovi percorsi possibili
Elena Murtas, Emergenze sociali e nuove povertà: alcune proposte
Franco Pettarin, Politiche Culturali: dall’autoreferenzialità all’“ascolto” delle reti
Oltre che possibile è necessario riprendere, da sinistra, la riflessione su Roma. Dopo lo choc seguito alla vittoria della destra nel 2008, la coalizione riformista non ha ancora affrontato una seria riflessione sulle ragioni della sconfitta. Passaggio indispensabile per la costruzione di un progetto amministrativo in grado di misurarsi con l’attuale complessità del governo urbano. I saggi contenuti in questo volume vogliono essere un primo, provvisorio contributo. Per un verso ricostruzione documentata del lungo ciclo di governo di cui furono protagoniste le giunte Rutelli e Veltroni, per un altro proposta mirata su alcuni problemi aperti del governo cittadino: una gestione dei pubblici servizi che sappia coniugare esigenze di efficienza e competizione; una tessitura della trama urbana ispirata all’idea della mixité e della mobilità eco compatibile; un’idea del verde pubblico che ne rigetta l’imbalsamazione per esplorarne le potenzialità economiche; una politica sociale tarata sulle nuove povertà e fondata sulla volontà di indagare lo scenario, in gran parte inedito, dell’esclusione; un intervento sulla cultura non più frutto dell’improvvisazione, ma interessato alla crescita e al coinvolgimento di quanto proposto dalla scena cittadina. Un contributo offerto alla politica, quindi, cui spetterà il compito di valutare e dare, eventualmente, le gambe a queste idee. Ma che non rinuncia a sottolineare due ineludibili requisiti di ogni politica pubblica: la prospettiva dal basso espressa nella disponibilità all’ascolto della città, il coraggio dell’innovazione nella ricerca delle soluzioni.



IL BLOG RIPRENDE

Dopo un po' di vacanza siamo tornati. La fine del berlusconismo ha riaperto i giochi della costituente riformista. Si aprono nuove possibilità per la nascita di un soggetto laico, liberale e socialista. A patto che antichi egoismi e ubbie da ceto politico non prevalgano ancora una volta. L'attività di questo blog sarà, come sempre, dedicata a fornire contributi di riflessione e approfondimento sui problemi che sfidano la pazienza dei riformisti. Oggi, come ieri. Una sola, piccola richiesta a chi interviene. Firmatevi, anche con uno pseudonimo. Rende più facile la comunicazione.