azine Materiali Magazine Materiali Magazine Materiali Magazine Materiali Mag

lunedì 31 maggio 2010

La degenerata arte di arrangiarsi

Uno sconcertante episodio di cronaca è il pretesto per rinnovare gli interrogativi sul senso delle istituzioni nel nostro paese. Proprio in concomitanza con la festa della nostra Repubblica.
Italiani inguaribilmente refrattari alle regole, viste come oppressive e non utili a regolare la convivenza civile. Tutto questo non nel regno della camorra ma nell'ordinato e prosperoso nord. Lo Stato non è in grado di presidiare il territorio e l'italiano si arrangia -stile far west- .
Da leggere il commento di Michele Serra su Repubblica: www.repubblica.it/...apologo_serra

sabato 29 maggio 2010

DIO

Riprendiamo da The front page.

Il concetto di Dio ci è stato via via utile per sconfiggere la paura dell’ignoto, per dare un senso alla nostra esistenza, per aiutarci nella ricerca della felicità; ed è stato, altrettanto spesso, un ostacolo alla libera ricerca e alla realizzazione responsabile di sé. Ma si tratta, appunto, di un concetto: di una ‘cosa’ cioè che ci appartiene interamente, e che non esiste al di fuori di noi. Tutti i guai combinati dalle religioni – e sono tanti! – ricadono sotto la completa responsabilità degli uomini: Dio non c’entra un bel nulla (....)

Ora che in Occidente le religioni tradizionali si sono fortemente indebolite, e la secolarizzazione si è compiuta, un nuovo risveglio spirituale è possibile e probabilmente necessario. La curiosità per il mondo che ci circonda è la scintilla da cui nascono la scienza, la filosofia e la religione: non c’è ragione di rinunciare a questa curiosità, né di decidere in anticipo chi abbia più cose da dire sull’argomento. E non c’è da aver paura delle parole: la ragione umana – quella stessa che ‘produce’ la doppia elica del DNA e le schiere angeliche, Dio e il multiverso – è una sola, e ci appartiene tutta quanta.

Il testo completo in http://www.thefrontpage.it/2010/05/29/dio-esiste/

venerdì 28 maggio 2010

Moda e legge elettorale

Premettiamo che non è certo un tema che toglie il sonno agli italiani: ma le regole elettorali hanno una loro maledetta importanza. Utilizzando i dati delle regionali, lo osservava Salvi sull’Unità del 26 maggio, B. e B. non avrebbero la maggioranza in Parlamento. A condizione che si voti con il sistema tedesco.

Il Pd, invece, sceglie di puntare sui collegi uninominali. Nel documento approvato all’Assemblea nazionale si propone il doppio turno che, presumiamo, implichi l’adesione al modello elettorale francese. A parte gli scarsi consensi che da sempre riscontra tra le forze politiche, è difficile spiegare perché il Pd prediliga un sistema elettorale che lo svantaggia, con Lega e Pdl a fare il pieno nei collegi lombardi e veneti. Forse è un retaggio della retorica referendaria in voga nei primi anni ‘90, quando il Pds occhettiano diede un’entusiastica quanto controproducente adesione all’uninominale maggioritario: sconfitta secca nel ‘94, maggioranza condizionata da Rifondazione nel ‘96. Fu allora che si consolidò a sinistra il pregiudizio nei confronti del sistema tedesco, visto come modello privilegiato dalla partitocrazia. Come sia andata a finire lo dimostra la faticosa ripresa dalle macerie dell’era Prodi che ancora oggi affligge i riformisti.

Il doppio turno porta con sé il semi-presidenzialismo e viceversa. Il primo non è gradito alla destra, il secondo a buona parte della sinistra. E infatti il Pd vuole legare il doppio turno al modello Westminster. Una combinazione che non ha precedenti in alcun sistema politico. Ma, si sa, alla fantasia (e alla confusione ?) non ci sono limiti. Se poi si confida nella scarsa disponibilità degli elettori del centrodestra a recarsi alle urne in una competizione a doppio turno, si rischia di sottovalutare la coesione di quel blocco sociale e culturale. Come hanno dimostrato le regionali laziali.

Il punto è che né l’uninominale maggioritario, né i premi di maggioranza sembrano fare al caso del nuovo Ulivo che, volenti o nolenti, si dovrà rimettere in piedi per il 2013. Visto che con Bersani la partita la si vuole giocare.

P.A.

lunedì 24 maggio 2010

Scuola, Don Milani, Gelmini

Inqualificabile proposta Pdl, con approvazione Gelmini, sull'apertura delle scuole posticipata al 30 settembre. Che la scuola debba mirare a formare piuttosto che servire da puntello all'industria dell'intrattenimento o del turismo, non viene contemplato da costoro. Non solo Maria Montessori, ma persino il maestro di Vigevano si staranno rivoltando nelle tombe. Due contributi su Don Milani. http://www.youtube.com/watch?v=2Lexadgp1B0&feature=related

sabato 22 maggio 2010

Oltre lo scandalo

La pedofilia è solo una parte del problema. Questo il messaggio emerso dall’ultima puntata di Annozero. E’ in fondo facile condannare i silenzi del passato, come fa Ratzinger, o promettere penitenza. Molto più difficile definire una nuova presenza della Chiesa che prescinda dal rapporto ossessivo con il potere. E’ quest’ultimo, altro che il relativismo, a pregiudicarne la credibilità in Occidente. E a favorire i silenzi, le rimozioni, le sottrazioni dalle responsabilità. Come certi vecchi comunisti italiani, indisponibili fino all’ultimo a denunciare gli orrori dell’Urss per paura di fare un favore all’odiato capitalismo.

D’altra parte, nella società dell’informazione e della sconfitta delle grandi narrazioni, le doppie morali non sono più possibili. E allora il povero papa tedesco dovrebbe ricostruire l’intero edificio. Le questioni sono sempre quelle: libertà d’espressione, ruolo delle donne, celibato, questioni etiche, interessi economici. Insomma, fare la pace con il Vangelo. Finché si è in tempo. Un compito immane che R. non pare in grado di affrontare. E allora, largo al prossimo scandalo.


martedì 18 maggio 2010

Acque pericolose per il PD

Richiami della foresta a sinistra sulla questione dell’acqua pubblica. Il Pd rifiuta di partecipare all’impresa suicida del
referendum, ma rischia di giocare sulla difensiva di fronte alla campagna messa in campo da Di Pietro e Vendola. Bersani si affida alla raccolta di un milione di firme per una legge di iniziativa popolare che preveda, leggiamo dal sito del partito, tariffe basse ed efficienza del servizio, interventi infrastrutturali, gestione di ogni singola parte del circuito. Si profila un pasticcio comunicativo già visto che porterà il Pd a rimanere schiacciato tra liberalizzatori e sinistra massimalista.

Il punto è che il decreto Ronchi non prevede alcuna privatizzazione delle risorse idriche. Il quinto comma dell’art. 23 bis ribadisce il mantenimento della proprietà pubblica delle reti, mentre è solo la loro gestione che potrà essere affidata ai privati. Il sistema di regolazione continuerà ad essere gestito dal pubblico, così come le tariffe e le condizioni del servizio. L’unica novità è nell’obbligo di inserire dei meccanismi di concorrenza in un settore che notoriamente brilla per inefficienza. Che poi il decreto Ronchi riesca veramente a soddisfare questa esigenza, è tutto da dimostrare, come dimostra il dibattito tra gli economisti.

Ma dietro il problema tecnico ve ne è uno politico. E’ una di quelle questioni sulla quali occorre rischiare l’impopolarità di una posizione poco gradita al tradizionalismo di sinistra e, probabilmente, a tanti elettori del Pd. Ma vale la pena farlo, imbracciando la bandiera dell’efficienza del servizio e della concorrenza con una solida strategia comunicativa. Un utile precedente, per evitare di commettere i medesimi errori, è costituito dai provvedimenti liberalizzatori del Bersani ministro dell’industria nel secondo governo Prodi. Quando a Roma Veltroni si rese protagonista di una mediazione non richiesta con i taxisti, l’effetto fu devastante: la sinistra deluse chi sperava di portare un po’ di New York o Barcellona a Roma, mentre continuava ad essere considerata come nemica da chi aveva provato a blandire. Il liberismo proprio non può essere di sinistra ?


venerdì 14 maggio 2010

Il bluff Lega

Il federalismo fiscale non si farà, per ora. Per varie ragioni, ma soprattutto perché nessuno ha ancora chiarito come fare a calcolare i costi standard: il costo di una prestazione, da Bolzano a Salerno. Quando Bersani dice che il governo non ha ancora prodotto neanche una tabella, si riferisce a questo. La Lega andrebbe inchiodata al suo pressapochismo con un’operazione verità che spieghi agli elettori del nord, e non solo, la presa in giro che stanno subendo.

D’altra parte, niente di nuovo. Nei primi anni ‘90 la Lega parlava di Roma ladrona e slogan simili, ma al momento di misurarsi con un disegno costituzionale non riuscì a produrre nulla di serio. Miglio elaborò uno strampalato progetto di divisione dell’Italia in 3 “macroregioni” che per per qualche tempo fu oggetto di qualche commento faceto.

Stesso esito per la questione immigrazione. Molto folklore (divieti all’apertura delle moschee, guerra al kebab), ma dalla Bossi-Fini scarsi risultati nella lotta alla clandestinità. Prima o poi le pragmatiche popolazioni padane scopriranno il bluff ?


lunedì 10 maggio 2010

Radcliffe

Segnaliamo un personaggio che all'interno della Chiesa sostiene una teologia dell'accoglienza e della riconciliazione con la contemporaneità. E' Timothy Radcliffe, maestro dell'ordine domenicano tra il 1992 e il 2001. Sostenitore della possibilità di matrimonio per i sacerdoti cattolici, ha detto parole chiare sullo scandalo pedofilia. «Quella attuale è una crisi tremenda per la Chiesa... È... molto più che la crisi delle violenze sessuali perpetrate su dei minori da parte di alcuni sacerdoti e religiosi. E' la crisi di tutta la concezione del sacerdozio e della vita religiosa». Vive ad Oxford, fa conferenze in tutto il mondo. Per una volta non ci troviamo di fronte al missionario un po' "matto" o al teologo marginale alla Kung o alla Mancuso. Qui siamo nel cuore del cristianesimo occidentale. Quello che tanto ha a cuore Ratzinger.

lunedì 3 maggio 2010

Tentazioni conservatrici per il PD

Nei periodi di crisi la sinistra è al solito tentata dal ritorno alle vecchie parole d’ordine. Accadde al Pci di Berlinguer dopo la conclusione della solidarietà nazionale: ci si illuse di recuperare un più tradizionale profilo d’opposizione per poi tornare a proporsi come forza di governo. E invece quel ripiegamento non produsse niente di positivo e la sconfitta della sinistra negli anni ‘80 iniziò proprio davanti ai cancelli della Fiat. Oggi l’invito giunge puntuale ogni giovedì dal gruppo di Annozero. Gli stessi che lavorano per la candidatura di Vendola alla guida della coalizione che dovrà affrontare la destra nel 2013.

Sarebbe interessante sapere se il presidente della Puglia, al contrario di Travaglio, sa cos’è il PVC o ha qualcosa da proporre per salvare la chimica italiana. Nessuno fa notare che in Puglia ha vinto con gli stessi voti (48,6%, con la Poli Bortone all’8,7%) con i quali Emma Bonino ha perso nel Lazio (48,3%, con l’Udc a destra).

Compito di un grande partito popolare quale è il Pd (26,14% alle Europee 2009) non è solo scaldare i cuori (il che è importante), ma dare risposte serie alle questioni sulle quali si decide il futuro del paese. Le solite, stanno lì da 15 anni: riforma delle istituzioni, crescita dell’economia, Mezzogiorno, scuola e università, riduzione dei costi della politica, pensioni.

Su ognuno di questi temi le risposte identitarie, da sinistra tassa e spendi, servono a riempire le piazze. Non le urne. Il federalismo fiscale può essere l’occasione per dimostrarlo, con i numeri alla mano. Vendola in un’intervista al Riformista sostiene, genericamente, la tesi della rapina per il Sud. Il Pd non ci caschi e argomenti con pazienza le sue proposte. E’ il duro lavoro che distingue i riformisti dai demagoghi.