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lunedì 3 maggio 2010

Tentazioni conservatrici per il PD

Nei periodi di crisi la sinistra è al solito tentata dal ritorno alle vecchie parole d’ordine. Accadde al Pci di Berlinguer dopo la conclusione della solidarietà nazionale: ci si illuse di recuperare un più tradizionale profilo d’opposizione per poi tornare a proporsi come forza di governo. E invece quel ripiegamento non produsse niente di positivo e la sconfitta della sinistra negli anni ‘80 iniziò proprio davanti ai cancelli della Fiat. Oggi l’invito giunge puntuale ogni giovedì dal gruppo di Annozero. Gli stessi che lavorano per la candidatura di Vendola alla guida della coalizione che dovrà affrontare la destra nel 2013.

Sarebbe interessante sapere se il presidente della Puglia, al contrario di Travaglio, sa cos’è il PVC o ha qualcosa da proporre per salvare la chimica italiana. Nessuno fa notare che in Puglia ha vinto con gli stessi voti (48,6%, con la Poli Bortone all’8,7%) con i quali Emma Bonino ha perso nel Lazio (48,3%, con l’Udc a destra).

Compito di un grande partito popolare quale è il Pd (26,14% alle Europee 2009) non è solo scaldare i cuori (il che è importante), ma dare risposte serie alle questioni sulle quali si decide il futuro del paese. Le solite, stanno lì da 15 anni: riforma delle istituzioni, crescita dell’economia, Mezzogiorno, scuola e università, riduzione dei costi della politica, pensioni.

Su ognuno di questi temi le risposte identitarie, da sinistra tassa e spendi, servono a riempire le piazze. Non le urne. Il federalismo fiscale può essere l’occasione per dimostrarlo, con i numeri alla mano. Vendola in un’intervista al Riformista sostiene, genericamente, la tesi della rapina per il Sud. Il Pd non ci caschi e argomenti con pazienza le sue proposte. E’ il duro lavoro che distingue i riformisti dai demagoghi.