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lunedì 3 settembre 2012

Perché puntare sull'agricoltura urbana (1)


Il testo che proponiamo è una sintesi della prima parte di una comunicazione che Franco Paolinelli ha presentato in luglio ad un congresso sull'agricoltura urbana tenutosi in Inghilterra. L'a.s. è una delle forme di quel comune non coincidente con il pubblico che denota le nuove forme di autorganizzazione sociale ed economica di cui abbiamo più volte parlato (vedi il pezzo su Hardt). E' anche una delle proposte avanzate, secondo la formula dell'agro club, in Per Roma, il libro collettivo sulla capitale, di cui è in preparazione la seconda edizione con nuovi contributi.

                         

I processi evolutivi in atto con l’ampliamento di scala del “villaggio” verso il globale sono di grande portata. La disorganizzazione che ne deriva a livello socio-economico, politico ed ambientale è altrettanto imponente. Quindi, la creazione dei nuovi livelli e delle nuove modalità di organizzazione necessari, a livello macro-politico, politico, economico, culturale, sociale…..NON E’ FACILE. Implica impegno, capacità e visione che vanno molto oltre il piccolo cabotaggio.
Una nuova agricoltura, un nuovo rapporto con la TERRA, possono contribuire ad alleviare gli stress, di scala globale e locale, che necessariamente derivano dai processi evolutivi in atto.
Cercherò di applicare questo criterio al tema trattato: l’agricoltura urbana.

Per capirne la rilevanza e fare le scelte conseguenti va tenuto conto di alcuni dei processi di macro scala in atto:
  1. Integrazione delle economie a scala globale, quindi crisi dell’agricoltura italiana: non competitività, dipendenza assistenziale;
  2. Espansione delle aree urbane e peri-urbane, creazione di città diffuse, sviluppo di sistemi urbani di scala provinciale, cementificazione diffusa;
  3. Crisi ambientale, effetto serra, inquinamenti, squilibri nella disponibilità dell’acqua;
  4. Dis-integrazione delle comunità in termini sia sociali che economici, crisi delle culture tradizionali delle comunità, fuga dei giovani dal territorio, resa dei conti dell’assistenzialismo pubblico;
  5. Perdita di abilità individuali nella sfera fisica, manuale, pratica data dall’incremento esponenziale di dipendenza da società complesse. Fattore di rischio in quanto i sistemi complessi non sono ancora efficienti ed affidabili.
  6. Nuove funzioni del territorio extra-urbano:
    • Ambiente: Protezione della natura, sviluppo della copertura forestale per creare magazzini di Carbonio, per la difesa dal dissesto idro-geologico, consumo di suolo per la produzione agro-energetica…..;
    • Terziario Rurale: trasformazione dell’economia del territorio dal primario al terziario: persistenza e sviluppo di una diffusa “domanda di ruralità”: agricoltura sociale, agriturismi, seconde case in campagna, piccole aziende agricole, hobby farming, orti urbani…..: forme di agricoltura da leggere come terziario avanzato;
  7. Avvio dell’agricoltura urbana, sviluppo di una nuova idea di città come organismo autotrofo: verso l’auto-produzione di energia e di alimenti integrata vicino, in mezzo, sopra, e dentro alle aree metropolitane.
In questo quadro, l’agricoltura distribuita nel tessuto urbano e peri-urbano può essere un fattore positivo nel contrastare la disorganizzazione che i processi evolutivi in atto determinano. Può, in altre parole, essere un possibile fattore di tamponamento degli stress ed allo stesso tempo di reintegrazione del dissesto, presente a livello sia bio-ecologico che sociale, quindi di edificazione di complessità consolidata e sostenibile.

A) L’agricoltura urbana come elemento di benessere, sostegno ed integrazione sociale:
  • Servizi per anziani e per soggetti con difficoltà;
  • Hobby farming urbano come possibile fattore antistress e d’identità per adulti e giovani;
  • Benessere fisico dato dall’eseguire attività fisica all’aperto;
  • Possibile evoluzione delle fattorie multifunzionali in ambiti di fiducia e consuetudine, frequentati con regolarità dalle 3 generazioni, al punto da diventare estensioni della “casa”, la “Family Farm”.
  • Servizi per bambini: negli ambiti di A.U. i bambini potranno vivere la sperimentazione costante del reale, trovandovi tutte le sollecitazioni della ruralità e della natura, la cui importanza formativa ed evolutiva è ben nota. I contesti potranno, però, essere più sicuri della campagna dei nostri nonni e bis-nonni.
  • Occupazione protetta: integrazione di produzione e sistemi di welfare.
  • Ambito di socializzazione ed integrazione, la cultura ed i cicli della ruralità implicano cerimonie che hanno il compito di creare comunità e consolidarne i legami.
  • Formazione professionale.

B) L’agricoltura urbana come possibile servizio ambientale e paesaggistico:
  • Riqualificazione aree urbane degradate, anche di piccole e piccolissime dimensioni, integrate nella maglia urbana;
  • Gestione di aree di verde fruibile a costi molto bassi, eventualmente con utili, per gli Enti responsabili;
  • Fito-depurazione a carico di polveri, inquinanti gassosi, inquinanti liquidi, reflui organici, con restituzione alla TERRA;
  • Compostaggio locale di rifiuti urbani organici e riuso / smaltimento / riciclaggio, con restituzione alla TERRA;
  • Valorizzazione delle risorse idriche di recupero, a fronte dalla crescente carenze delle risorse idriche primarie;
  • Valorizzazione paesaggistica, progettata e guidata, di materiali naturali prodotti dalla foresta urbana (legno, frascame, fogliame….), con restituzione alla TERRA;
  • Possibile valorizzazione paesaggistica, progettata e guidata, di rifiuti solidi urbani metallici, plastici, legnosi…., da edilizia….., con restituzione alla TERRA;
  • Incremento delle superfici a verde foto-sintetizzante se confrontato con le aree destinate a produzione agricola.

C) L’agricoltura urbana come elemento di sviluppo economico:
  • Valorizzazione delle potenzialità di realizzazione di beni da parte di fasce deboli della società;
  • Integrazione del reddito familiare;
  • Produzione di servizi di assistenza socio-sanitaria a costi competitivi rispetto ai servizi correnti;
  • Recupero alle filiere economiche locali di parte delle risorse economiche dello Stato spese per le pensioni.
  • Possibile indotto su tutta la filiera del verde, nascita di molte piccole imprese diffuse sul territorio;
  • Creazione di posti di lavoro;
  • Possibile formazione d’identità e d’abilità spendibili nell’agricoltura urbana e nella filiera del verde;
  • Produzione di cibo già pagata dagli altri servizi, quindi a costo competitivo;
  • Sinergia e stimolo dell’agricoltura primaria locale;
  • Filiera cortissima.
CONTINUA