azine Materiali Magazine Materiali Magazine Materiali Magazine Materiali Mag

giovedì 14 febbraio 2013

Scuola. Che fare (3)


La scuola che vorrei
  1. Non più di 20 alunni per classe
  2. Un biennio unificato obbligatorio con materie curricolari uguali per tutti nel primo anno come: italiano, matematica, storia, geografia, disegno, musica, inglese, educazione civica, scienze (conoscenza del corpo umano, del sistema immunitario, del meccanismo delle dipendenze), informatica. Con l’aggiunta di materie opzionali dal secondo anno come : latino, storia dell’arte, fisica, strumento musicale; problematiche legate alla conoscenza e alla conservazione del patrimonio artistico, culturale, paesaggistico; conoscenze legate ai sistemi ecologici. Consentire, insomma, tramite le materie curricolari e opzionali di operare delle scelte consapevoli nel triennio successivo.
  3. Un triennio di specializzazione durante il quale conservare materie curricolari strettamente coerenti con l’indirizzo scelto e materie opzionali di approfondimento e/o integrazione. Lascerei, per esempio, anche in una specializzazione tecnica la possibilità di studiare il latino, o la musica, o l’arte, o una seconda lingua.
  4. Una scuola aperta anche al pomeriggio, con una mensa, con spazi per lo studio, con classi aperte per lo svolgimento delle materie opzionali.
  5. Abolizione del sistema a punti dell’Esame di Stato che ha ridotto la scuola ad un votificio e ha portato studenti e docenti a calcolare le medie matematiche mettendo in secondo piano gli obiettivi educativi e formativi, la crescita umana e culturale degli studenti. Se proprio si vuole mantenere l’esame, questo dovrebbe essere accompagnato da certificazioni e valutazioni delle competenze acquisite nell’ambito delle materie opzionali.
  6. Possibilità di orari elastici per gli insegnanti che, su base volontaria, possono decidere di impegnarsi oltre l’orario obbligatorio presentando programmazioni di attività di approfondimento, di sostegno, di recupero; oppure di impegnarsi nello svolgimento delle materie opzionali. Per queste ultime si potrebbero lasciare i liberi i singoli istituti di progettare la loro offerta didattica e formativa.
  7. Abolizione di ogni e qualsiasi forma di finanziamento alle scuole private, ed è possibile qualora si abbia la coscienza pulita sulla qualità della scuola pubblica e sulla sua rispondenza ai bisogni dei giovani e delle famiglie.
  8. Prevedere finanziamenti più consistenti alle scuole che operano nelle periferie delle città e nei quartieri a rischio, finanziamenti che permettano a quelle scuole in particolare di rimanere aperte per dodici ore al giorno, con i quali si retribuiscano di più i docenti che si impegnano di più e meglio, con i quali si rendano quelle scuole belle, pulite, accoglienti. La bellezza è parte fondamentale della formazione dell’uomo, chi cresce nella bruttezza, nel degrado, nella sporcizia e sopporta tutto questo come se fosse normale, finisce con l’immaginarsi uguale ciò che lo circonda.
In questo paese si sono sprecate tante risorse, si è buttato via tanto denaro pubblico in corruzione, clientele, enti inutili, evasione fiscale e si è pian piano instillato nei giovani il senso dell’inutilità dell’impegno, dell’impossibilità di cambiare le cose; si è favorita e tollerata la loro passività; si è uccisa la loro speranza; si sono lasciati presentare loro modelli di prostituzione, di soldi facili e questi modelli non sono stati contrastati in nome del profitto e dell’interesse di pochi. Qualche tempo fa, in suo articolo su La Repubblica, Marco Lodoli denunciò il fatto che le menti dei nostri ragazzi sono sempre meno capaci di pensare e il loro linguaggio di esprimere pensieri e sentimenti e chiamò “genocidio” l’annientamento di queste che sono le più preziose facoltà umane. Egli dichiarò la scuola impotente di fronte all’assedio delle televisioni e dei centri commerciali.
Certo la scuola come si è andata riducendo in questi anni nei quali avrebbe dovuto invece essere più forte, è veramente impotente e l’impotenza è la tentazione più presente nei docenti oggi; molti, soprattutto i più giovani, tendono a reagire recuperando la “disciplina”, la “severità”, come se con questi mezzi si potessero recuperare autorevolezza ed efficacia.
Se il nostro paese vuole veramente salvarsi dal fallimento, dall’insignificanza e dal ludibrio non altre vie che investire risorse, energie e fantasia nella scuola pubblica.
Flavia Morando (3_fine)