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mercoledì 17 ottobre 2012

Roma non si muove (per il Pd)


Un brutto, bruttissimo segno il mancato raggiungimento del 50 mila firme per i referendum consultivi promossi da "Roma si muove". Quegli 8 quesiti individuavano questioni cruciali per il futuro della capitale, prima fra tutti quella relativa al consumo di suolo. E individuavano parte consistente di un futuro programma elettorale in grado di qualificare la proposta politica di una futura giunta di sinistra. Rifiutiamo di proposito l'espressione centro- sinistra perché priva di senso sempre, ma a maggior ragione nella realtà romana ove gli eredi della Dc non sono altro che il volto perbenino, senza fasci littori, della destra. Come tutti sanno, a Roma la destra come soggetto ideale e progettuale non è mai esistita, il suo posto è stato sempre occupato da leader e personale politico ai limiti. Un Luparetta's style che non ha mai conosciuto soluzioni di continuità. È altrettanto noto come una malintesa idea della modernità abbia contagiato la sinistra. Niente  a che vedere con le imprese dell'altra parte, ma per anni è invalsa l'idea che bisognasse fare accordi, mediare, conciliare, giocare il ruolo degli affidabili. Il modello Roma, secondo una espressione fin troppo banale. La scelta del Pd di non impegnarsi per "Roma si muove", ne è una conseguenza. Come se temi come l'istituzione del registro dei testamenti biologici o il riconoscimento e il sostegno alle famiglie di fatto, potessero disturbare il manovratore. E come sperare che il Vaticano (ma avrà poi così tante divisioni?), non si metta contro ? Che Riccardi accetti la candidatura? Che i costruttori e la Camera di commercio non si bruttino a destra ?