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martedì 23 ottobre 2012

Donne Italiane incontrano donne Libiche: con Emma Bonino, Marta Dassù, Elisabetta Belloni


Riceviamo e volentieri pubblichiamo.


Si è svolta questa mattina, presso il Ministero degli Affari Esteri, la presentazione del progetto “Soggiorno formativo a Roma per 7 donne libiche imprenditrici”. Una settimana (21-28 ottobre) dedicata ai temi di pari opportunità e inclusione e  che vede protagoniste 7 donne libiche giunte a Roma dalle più significative realtà del loro Paese. Il progetto è stato organizzato dall’ Associazione Pari o Dispare, supportato e voluto dal Ministero degli Affari Esteri e ha potuto contare sul sostegno di eni s.p.a.
Tra gli altri presenti all’incontro, in cui si è discusso di diritti civili, inclusione delle donne nella società e nell’economia , anche Marta Dassù, Sottosegretario di Stato del Ministero degli Esteri; Emma Bonino, Vice Presidente del Senato della Repubblica; Elisabetta Belloni, Ministro Plenipotenziario e Direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo.
“Spero che questa occasione non resti isolata, ma sia invece l'inizio di un dialogo costante che possa aiutare le donne libiche nel loro ambizioso percorso di affrancamento. Come europee, noi faremo tutto il possibile per sostenerle” ha esordito Emma Bonino a cui ha fatto eco Marta Dassù “Le donne, sempre più protagoniste dei processi di transizione socio-politica ed economica, rappresentano tutt’oggi una risorsa non ancora pienamente valorizzata e molto resta ancora da fare in termini di parità economica e affermazione in politica. E’ necessario rilanciare il ruolo delle donne nel cuore dei processi decisionali, a cominciare dalla diplomazia”.
Alaa Murabit, giovane attivista libanese fondatrice e presidente di una NGO che si occupa dello sviluppo della donna nel campo politico ed economico, ha invece sottolineato come le rivoluzioni arabe siano state occasione di integrazione per le donne la cui assenza, tutt’ora, in campo economico è causa di scarsa competitività. “La forza di lavoro delle donne in Libia è del 27%” ha dichiarato “ e tale instabilità è senz’altro un’opportunità ma anche un rischio di ulteriore marginalizzazione”.
Concentrandosi infine sulle questioni religiose, Alaa Murabit ha affermato “tante sono le cose che alle donne vengono impedite ma in cui la religione non c’entra e su cui la religione non si è mai pronunciata. Tutto è frutto di un pregiudizio sociale che va smantellato!”.
Difatti molte delle partecipanti hanno poi sottolineato come modello di riferimento per spiegare questa impostazione sia la campagna per le Mutilazioni Genitali Femminili che nel suo approdo all’ONU garantisce un importante passo in avanti per i diritti e la salute delle donne e che già vide l’impegno di attiviste e himam a chiarire come in verità tra la religione e questa barbara pratica non ci sia alcun legame.