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venerdì 12 febbraio 2010

Popolo responsabile

Ancora una riflessione di Franco Paolinelli:

Popolo della Responsabilita’ (PdR)
Le dinamiche descritte poco più di un anno fa si sono manifestate in tutta la loro potenza, in tutta l’Europa. La paura del futuro, quindi del diverso, dell’altro, la rabbia per le aspettative frustrate, si sono espresse pienamente, dal nord al sud.
L’onda dell’egoismo, della chiusura, del rifiuto, ha contaminato infatti quasi tutto il continente, scatenando reazioni fobiche sopite, ma, evidentemente, mai realmente superate.
La declinazione italica di questo trend, più furbetta ed opportunista, come di norma, ha scatenato chi propugna l’appropriazione individuale delle risorse, la cecità sociale, l’irresponsabilità portata a mito d’identità, non diverso dal “me ne frego” di qualche decennio fa.
Grande occasione per chi, alle varie scale, vuole correre ad occupare tutto l’occupabile, abusare l’abusabile, proffittare il profittabile, al di là di qualsiasi intelligenza e lungimiranza, anzi, con il piacere sadico dell’appropriazione, della sottrazione al futuro. Ma, le elezioni europee dicono che, nonostante il trend europeo e la grande corsa opportunista italica, c’è ancora, nella penisola un “POPOLO DELLA RESPONSABILITA’.

Necessariamente non motivato da opportunità di poterucolo e spartizione, già perse, né da carri su cui salire, privi per ora sia di conduttori capaci che di strade chiare da percorrere, il PdR ha dato un voto di pura presenza.
Lo ha dato nel calderone catto - progressista, senza ancora un’identità chiara, nella nostalgia del mito rivoluzionario, nella denuncia ambientalista, giustizialista, laicista, sedi di confusioni infinite, tra piccolo cabottaggio politico, miti di riscatto e poltroncine, ma lo ha dato.
Nonostante l’assenza di programmi chiari e la leadership inconsistente, quindi suicida, il PdR si è mosso ed è andato alle urne. Evidentemente non lo ha fatto per interesse di cordata, ma per dare il suo segnale di presenza.
E’ quindi evidente che esiste una realtà italiana sufficientemente colta per non essere abbindolata e per capire le esigenze del futuro vicino e lontano. Abbastanza orgogliosa ed autosufficiente per non essere assoldata, appartenente quanto basta a reti sociali e culturali per non doversi abbandonare alla rabbia, per non cadere vittima della cieca paura.

C’è quindi un popolo che, nei limiti del proprio agire puntuale potrà, nonostante il resto, esprimere quotidianamente il proprio senso di responsabilità ambientale e sociale, la propria capacità di vedere lungo.
Consapevole dei vincoli che la gestione della complessità impone prenderà per mano, poco alla volta anche gli altri, come d’altronde, ha sempre fatto. Meno male. Speriamo che lo faccia con fantasia.
6-2009 Franco Paolinelli