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venerdì 26 febbraio 2010

FEDE E POLITICA

Secondo Vito Mancuso, "Repubblica" del 26 febbraio, la teologia deve essere laica, "cioè abitata dall'aria pulita della libertà di pensiero, unica condizione, a mio avviso, perché l'occidente torni a interessarsi della sua religione."
Questa idea della fede come dimensione autonoma da relazioni d'autorità, financo verso il Papa, può dare un contributo alto alla politica. Aiutarla, con la sua testimonianza discreta, a decidere "pensando". Tutto ciò è, però, molto lontano dalle pratiche passate e presenti della curia, il che non è un elemento da poco. Considerando l'importanza che i partiti le attribuiscono e la scarsissima propensione alla critica. Ma c'è anche un altro aspetto: alle donne e agli uomini di questo paese (e dell'occidente) interessa veramente la fede? E, poniamo gli interessi, siamo sicuri che sceglierebbero la fede di cui si fa interprete Mancuso rispetto a quella più rassicurante e meno impegnativa, proposta da altri pulpiti? Viene in mente l'amara considerazione di Sciascia sui siciliani fascisti perché il regime gli avrebbe garantito per la prima volta la più importante delle libertà: la proprietà. Delle altre libertà gliene importava molto meno.
La Redazione.
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