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sabato 8 novembre 2014

Rodotà: il giurista vate

Solito pezzo, nel senso che sono gli stessi argomenti da decenni, di Rodotà su "la Repubblica" di oggi (8-11). Dopo aver messo in guardia verso i pericoli plebiscitari incarnati da Renzi, il  quale vorrebbe addirittura cancellare i "mediatori sociali" (leggi sindacati)  ed evocato parentele con l'altro noto aspirante caudillo degli anni '80 (Craxi), ripropone la solita minestra. Con qualche piccola variante, scaturita dalla recente elaborazione sui beni comuni.

1)  La sinistra non Pd dovrebbe finalmente unirsi e misurarsi con la ridefinizione dei significati di libertà, uguaglianza, solidarietà (una cosetta da niente), senza curarsi degli svariati fallimenti di questi anni. Sfidando la storia. R. non è sfiorato dal sospetto che se da Democrazia proletaria, ai Verdi, a Rifondazione, a Italia dei Valori, a Sel, ai popoli arancione e viola non si è concluso nulla negli ultimi trent'anni una ragione dovrà pur esserci.

2) Varare una nuova politica costituzionale che, ispirandosi alla carta più bella del mondo (l'italiana, naturalmente), cancelli la "controrivoluzione economica" affermatasi in Europa in questi anni. Solo qui risiede, a suo parere, "non solo il compito di una opposizione di sinistra, ma il fondamento essenziale di un governo democratico". Come dire, applichiamo la Carta nella sua splendida, prima parte e tutto si risolverà. 

Napolitano dovrebbe dare le dimissioni nel corso del 2015.