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venerdì 17 agosto 2012

Un sogno di libertà: il 1647 a Napoli secondo Villari

"Un sogno di libertà", il libro che raccoglie e sviluppa pluriennale ricerca di Rosario Villari sul regno di Napoli negli anni della dominazione spagnola, è una lettura indispensabile per capire la storia del mezzogiorno. Un affresco ampio, di ben 665 pagine, alla maniera delle sintesi proprie della storiografia anglosassone. In più con una facilità di scrittura che ne esalta la dimensione divulgativa. Il pezzo forte è costituito dai dodici capitoli nuovi che estendono il lavoro originario uscito nel '67 alla trattazione della rivolta anti spagnola del 1647. Cosa può trovare nel libro il lettore non specialistico ? Innanzitutto, la traccia di una costante aspirazione alla libertà che trovò nel popolo e nella borghesia cittadina i suoi interpreti. Moto riformatore e rivoluzionario, tra i due vi è continuità, che vide protagonisti uomini di stato e intellettuali come Tommaso Campanella. Quest'ultimo, ricondotto alla sua dimensione di studioso avveduto e lucido, prima di farsi sostenitore della rivoluzione fu un tenace assertore delle riforme in senso anti feudale, per l'estensione della sfera di intervento e influenza della monarchia. Anche il banditismo si rivela come un fenomeno di lungo corso, altro che espressione di rivolte sottoproletarie come lo si è voluto interpretare in chiave risorgimentale. Fu espressione degli interessi del baronaggio, da essi alimentato in chiave anti regia, strumento della difesa del vecchio ordine. È quindi sfatato il mito dell'inerzia meridionale rispetto al potere, mente si conferma quello della difficoltà di dare a questo disagio il volto di un progetto politico. Limite che ha riguardato anche i due più consistenti movimenti politici che il mezzogiorno ha espresso nell'ultimo sessantennio: quello di occupazione delle terre nel secondo dopoguerra e, seppure prevalentemente siciliano, quello anti mafia dei primi anni '90. L'altro elemento riguarda la dimensione esterna della rivolta e della deflagrazione del potere spagnolo. Il moto napoletano del '47 si svolge mentre sta giungendo a termine la guerra dei trenta anni, evento che ridefinisce la geografia politica europea e segnò l'esaurimento di un sistema ormai anacronistico e troppo inefficiente come quello spagnolo dimostratosi non in grado di reggere al processo di globalizzazione da lui stesso innescato. Anche oggi la pressione della forza esterna spazza via un mondo, ma non è la fine della storia e la definitiva vittoria del capitalismo finanziario, come vorrebbe un certo pensiero apocalittico di moda in questi anni. Si sta giocando una nuova partita al centro della quale vi è il più gigantesco processo di secolarizzazione che l'umanità ha probabilmente conosciuto- come dimostra  ciò che sta accadendo in Cina e nel mondo islamico- nel quale entrano in gioco fattori economici, scientifici, religiosi. Toccherà alla politica, sempre in occidente, elaborare un modello di governo all'altezza di questa sfida in grado di proporre una nuova idea di sovranità, non più legata allo schema degli stati nazione. Dalle guerra dei trenta anni uscì vincente il modello stato - nazione, dal rivolgimento dei nostri giorni potrebbero scaturire nuove forme di governo di livello extra nazionale.