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venerdì 1 giugno 2012

L'orgoglio e la dignità: "apologo" sull'oggi

Si può indossare la maglia di una squadra di calcio con orgoglio, ma non è detto che lo si faccia anche con dignità. Anzi, orgoglio e dignità sono tra loro distinti. Orgoglio e dignità, infatti, sono due termini che vengono spesso utilizzati come sinonimi mentre hanno perlopiù significati differenti, spesso addirittura opposti. Provo a fare un esempio: l’orgoglio è legato alla difesa di un proprio avere, la dignità sta nella difesa del proprio essere. Con il termine dignità, quindi, ci si riferisce al sentimento che proviene dal considerare come importante il senso di sé, la conoscenza di se stessi, la propria specifica morale e onorabilità. Inoltre, la dignità è il sentimento che ci permette di ritenere come basilare della nostra esistenza il fatto di tutelare e salvaguardare ciò che si è, addirittura con l’impegno a migliorarci secondo princìpi e valori in cui si crede. E’ un discorso che vale anche per la dignità dello Stato e delle istituzioni. E’ forse questo ciò che si intende per “senso dello Stato”, a cominciare dalla Costituzione e dal rispetto dello Stato di Diritto. L’orgoglio, invece, scatta quando non si vuole perdere il possesso di ciò che si ha, spesso trasformando l’essere in averi. La dignità viene fuori quando si vuol preservare e custodire ciò che si sogna, si spera, si sceglie. L’orgoglio viene fuori, invece, quando si vuol rivendicare ciò che si ha. Quindi, la dignità subentra in noi per tutelare ciò che siamo mentre l’orgoglio si esterna quando si diventa suscettibili alle critiche o quando ci sentiamo minacciati nei nostri privilegi, integralismi, ideologismi. Insomma, la dignità vive di regole e di doveri, di diritti umani e civili; l’orgoglio si gonfia, viceversa, nel rivendicare uno “status” oppure nel gridare come proprio diritto ciò che è invece un arbitrio o, addirittura, un mero esercizio di potere fine a se stesso. L’orgoglio fa spesso commettere degli errori o scaturisce a difesa dei propri errori; la dignità invece riconosce i propri errori ed emerge a difesa della persona. L’orgoglio si riferisce a qualcosa di esterno rispetto a noi stessi, la dignità coincide con il rispetto di se stessi. Chi si rifugia nell’orgoglio rischia il fanatismo, l’intolleranza, la cecità intellettuale e si indebolisce. Chi mantiene la propria dignità non si rifugia, ma si mostra anche nelle proprie fragilità. Tutti gli uomini, senza distinzioni di età, stato di salute, sesso, razza, religione e nazionalità meritano un rispetto incondizionato, sul quale nessuna “ragion di Stato”, nessun “interesse superiore” può imporsi. Nella dignità c’è, però, una forma soggettiva e personale di percezione di sé e degli altri, ossia cambia a seconda delle diversità di ciascuno. La dignità, in altre parole, cambia a seconda del valore che ognuno vuole o sa dare alla propria. Alcuni non sanno proprio di averne una, oppure la calpestano irrispettosi credendo di vivere dignitosamente, ma non si accorgono di ingannare loro stessi. Un’espressione comune, sinonimo di orgoglio, è quella di “avere un’alta opinione di sé”. L'orgoglio smodato comporta un senso di superiorità rispetto alle altre persone e sconfina spesso nella “superbia, che – per esempio - nella dottrina cristiana è il più grave dei sette peccati capitali. Soprattutto nelle relazioni umane, nei rapporti affettivi, nell’amicizia e in amore, l’orgoglio può essere spesso dannoso e provocare incomprensioni, egoismi, allontanamenti. La dignità, insomma, è legato al sentimento di autostima, ovvero della considerazione che si ha di sé, delle proprie capacità. Pertanto, il concetto di dignità dipende anche dal percorso che ciascuno sceglie di compiere, sviluppando il proprio “essere se stesso”. Inoltre, come già accennato, si riconosce dignità alle alte cariche politiche od ecclesiastiche richiedendo che chi le ricopre ne conservi le alte caratteristiche morali, civili o religiose. Oppure, giustamente, si richiede che abbiano dignità i calciatori e gli atleti quando sono in campo e giocano la partita indossando la maglia di una squadra. Quando si perde la dignità, però, si abbia almeno la dignità di riconquistarla. 
Pier Paolo Segneri
Membro della Giunta esecutiva di Radicali italiani