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lunedì 7 marzo 2011

Un buon documento su Roma

Riceviamo e pubblichiamo un buon documento su Roma che sarà presentato sabato alle ore 10 al cinema Farnese.

Promotori:
Sabrina Albanesi, Vito Consoli, Amedeo Fadda, Maurizio Fontana, Paolo Menichetti, Ivan Novelli, Sergio Papa, Carlo Patacconi, Diego Pedron, Luigi Tamborrino, Peppe Taviani.

PACTA SUNT SERVANDA
Uno dei connotati che più caratterizza la politica romana degli ultimi decenni, pare essere una malsana interpretazione della locuzione latina del pro tempore connessa all'esercizio di governo. Infatti capita sempre più spesso che a cambi di maggioranza corrispondano tutta una serie di atti in contraddizione con il percorso amministrativo faticosamente intrapreso fino ad allora, ed è consuetudine il ritrovarsi, sempre e di nuovo, all'anno zero, come se gli anni trascorsi in dibattiti, confronti, scontri e sintesi riguardassero altri luoghi e altre comunità.
Questa strana percezione della presenza momentanea alla guida delle varie giunte poggia, da una parte, sull'idea di poter disporne in maniera piena ed esclusiva (in verità il diritto utilizza questi termini per definire l'istituto della proprietà) della cosa pubblica, e dall'altra, sull'esercizio del ruolo in senso fin troppo letterale, ovvero mettendo molta attenzione nel trasferire ai posteri quei problemi e quelle decisioni complesse onde evitare potenziali danni d'immagine (basti pensare a quei contenziosi che rischiano di far fallire l'economie capitoline che si tramandano nell'avvocatura del comune dai padri ai figli...).
Vuoi per il meccanismo dell'elezione diretta del Sindaco che nel tempo ha portato il confronto democratico a perdere il merito a vantaggio dei posizionamenti di potere, vuoi per la minor autorevolezza della classe dirigente, fatto sta che sempre più si assiste a governi del territorio improvvisati, inadeguati e legati solo a logiche di appartenenze.
Eppure Roma negli anni si è dotata di fondamentali atti che, stratificandosi, ne definiscono l'assetto odierno : La variante di salvaguardia, la delibera comunale di perimetrazione dei parchi romani (Del 39/95), la variante delle certezze e la sua controdeduzione, La legge Regionale 29/97 istitutiva delle Riserve Naturali Regionale e gli Enti Parco, la legge Regionale 24/98 in materia di vigenza dei Piani Paesistici Regionale, il Nuovo Piano Regolatore Generale e la sua copianificazione, l'adozione di giunta regionale del Piano Territoriale Paesistico Regionale.
Ma nonostante ciò ogni qualvolta un nuovo inquilino sale al Campidoglio si dà per scontato, non la coerenza con gli atti deliberati antecedentemente come vorrebbe un sano diritto amministrativo, ma bensì proprio l'esatto contrario: prevale la necessità di dimostrare di saper modificare gli atti prodotti dagli sconfitti, così da rinvigorire quella discontinuità sempre enunciata ma che poi, a ben vedere, raramente si applica nei confronti dei reali potentati capitolini.
Anche per questo uno dei primi atti che ogni nuovo sindaco non si nega mai è il Bando in Deroga alla normativa vigente: Rutelli puntò alle periferie con i Programmi di Recupero Urbano (art 11), Veltroni guardò alla ricollocazione della rendita fondiaria con le Aree di Riserva, mentre oggi Alemanno con l'Housing Sociale apre ad una nuova stagione di edificazione nell'agro romano e di cambi di destinazione d'uso di ambiti non residenziali.
Questo atteggiamento primordiale nella gestione del territorio allontana la capitale giorno dopo giorno dalle altre città europee e scardina quell'immaginario collettivo di una Roma sostanzialmente definita nel suo assetto generale e nelle sue invariabili, a cui dovrebbe far seguito un piano strategico di area metropolitana.
La banalizzazione del racconto e della gestione dell'attività di governo, determina poi un imbarbarimento dei costumi dando vita alla percezione che tutto è permesso fuorchè la condivisione di regole certe.

(Continua la lettura.)