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domenica 24 maggio 2015

YOUTH

Che Sorrentino fosse il migliore regista italiano su piazza non vi erano dubbi. Youth è un seminario sulla giovinezza tenuto da due anziani. Non la giovinezza anagrafica, ma quella del desiderio, della ricerca, della sperimentazione. Che non finisce mai perché la vita non si ferma neanche quando si finisce in un albergo da fiaba ai piedi delle alpi svizzere e si è accuditi come infanti. Il flusso non si interrompe, le concatenazioni sono sempre all'opera, inaspettate; come nella cena del dialogo muto tra Fred, ex direttore d'orchestra, e le mucche al pascolo o nella passeggiata di Nick con la giovane prostituta. Per cui può capitare che un'algida coppia di anziani tedeschi scopra la felicità di un orgasmo nei boschi, senza dire una parola. Il desiderio che libera, non quello triste indotto dal consumo, erompe dal silenzio. Gli si oppone la brutalità di altri suoni, come ne La Grande Bellezza, prodotti dal rumore di fondo che ci invade. Sorrentino è l'unico autore contemporaneo ad assumere il silenzio come tema del proprio cinema. Qualcosa di simile l'ha sperimentata anni fa Herzog, regista peraltro diversissimo. I due, e prima di loro Leopardi, hanno in comune l'intuizione che per scendere nelle viscere della vita e afferrarne la potenza bisogna salire. Sul Cerro Torre o su una parete artificiale. Non verso dio che non è contemplato, ma in cima al mondo, alla natura.

p.a.


http://www.ilmattino.it/MsgrNews/MED/20150411_c4_sorrentino.jpg