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martedì 24 febbraio 2015

Esodo

Le ultime statistiche sulla povertà nel mondo parlano di un costante miglioramento delle condizioni di vita per milioni di persone. Conseguenza degli effetti prodotti dal capitalismo in aree sempre più vaste del sub continente indiano e dell'Africa occidentale. Se non fosse per due inconvenienti vivremmo nel migliore dei mondi possibili. Il primo riguarda l'autodistruzione cui il pianeta andrà presto incontro se continuerà il tasso di crescita attuale. Il secondo la depressione diffusa che colpisce il cuore del sistema, quelle società occidentali attraversate mai come ora da tensioni depressive. Uso abnorme di psicofarmaci, cocaina, violenza domestica, disturbi del sonno e dell'apprendimento, nevrosi sessuali. Come aveva previsto l'Anti Edipo il capitalismo produce flussi schizoidi che devono essere contenuti, repressi, medicalizzati. La spinta liberante, deterritorializzata ne costiutisce solo l'esordio, il seguito è definizione di identità fisse, obbedienti, situate. Biopotere. Come se ne esce? Non con la politica tradizionale che, anche quando suscita movimenti collettivi forti (i giovani di Honk Hong, prima ancora Occupy) non riesce a scalfire il muro, non dura. Per non parlare del velleitarismo, da vecchia sinistra novecentesca. Se l'interfaccia continua ad essere la politica, il cielo rimarrà di piombo. Altro discorso riguarda la pratica collettiva dell'Esodo, l'uscita silenziosa, notturna dalla terra del Faraone verso un'altra terra. L'Esodo per essere efficace deve essere pratica collettiva, autosituata, esplicita nei suoi passaggi, nei suoi obiettivi. Consiste nel promuovere soggettività alternative al modello fondato su: velocità, violenza, competizione, denaro, lavoro salariato, gerarchie. Autoproduzione, affettività, vicinanza, scambio, costituiranno i fondamenti delle nuove Comunità autonome di vita liberata. È lontano dall'Esodo di cui parlano Hardt e Negri in Impero, dove si torna sempre al vecchio schema leninista dell'avanguardia. È via di fuga dal capitale, dalla politica e, first of all, dalla dialettica.