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sabato 6 settembre 2014

Scuola: il merito come si valuta?

L'annunciata riforma della scuola non merita al momento giudizi complessivi, non essendo ancora pervenuto un testo. Al netto delle improvvide dichiarazioni del ministro Giannini al meeting ciellino sui finanziamenti alle scuole paritarie che, ribadiamolo, nella stragrande maggioranza dei casi presentano livelli talmente scarsi di qualità da meritare di essere chiuse. E al netto del silenzio sul riordino dei cicli che invece è questione urgente, visto il divario con gli altri paesi europei, dove si esce dalla scuola un anno prima. Un commento è da fare, invece, sulla proposta di premiare il merito dei docenti con incrementi stipendiali.  Per dire che: a) non convince l'attribuzione sulla base di titoli di studio o accademici perché in un paese come il nostro è facile prevedere il commercio che ne può derivare b) non convince l'attribuzione da parte del dirigente scolastico coadiuvato da una commissione perché i criteri di trasparenza sarebbero inevitabilmente laschi c) non convincono meccanismi di premialità legati alla scelta di sedi svantaggiate a meno che non siano collegati all'obbligo di restare non meno di cinque anni in quella scuola; ciò perché l'esperienza suggerisce che il successo è sempre conseguenza della costruzione di gruppi stabili di lavoro. Al momento, in assenza di strumenti affidabili di rilevazione su come premiare il lavoro docente, gli aumenti si potrebbero assegnare sulla disponibilità a lavorare un numero di ore eccedenti le 18 di cattedra. Per poi in un secondo tempo integrarla con la valutazione compiuta da un'agenzia esterna alla scuola, con cadenza almeno biennale, che ne certifichi la qualità su una griglia di parametri (preparazione studenti, infrastrutture, comunicazione, servizi). In quest'ultimo caso la valutazione non potrà che essere fatta scuola per scuola sulla scorta di obiettivi prefissati e diversi fra loro, valutando condizioni di partenza e risorse stanziate. Serve, infine, l'autonomia piena per gli istituti che consenta di gestire direttamente le risorse e gli edifici (per evitare, ad esempio, gli attuali sprechi energetici) e il personale dando ai dirigenti la possibilità di contrattualizzare direttamente i docenti. Ma anche di questo finora non sembra esserci traccia nel progetto governativo.