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venerdì 8 gennaio 2010

ROMA IN BILICO

riceviamo una divertente nota su Roma di Franco Paolinelli, che volentieri pubblichiamo:

ROMA: UN' IDENTITA’ IN BILICO

Roma sembra immobile, ma chi la vive ogni giorno, chi si relaziona con le cellule dei suoi diversi tessuti, dal produttivo al politico, dall’amministrativo al sociale, al culturale, percepisce che non è così.
A Roma, certo, senti la paura, nell’arroganza del SUV che quasi ti spinge fisicamente a passare il semaforo, ma senti anche la disponibilità ad una nuova speranza, ad esempio nel volto dei ragazzi della comunità alloggio ed in quello di chi si occupa di loro. Senti il rancore sociale delle aspettative frustrate.
Nel mio quartiere lo vedi nell’aggressione all’albero, non da potare ma da moncare, da storpiare, a vendicarsi di quel salto di casta agognato ma non conquistato, dentro, prima ancora che fuori.
Ma senti anche la spensieratezza degli anziani che, nel loro centro ballano, mattina e sera e partono alla conquista del tango, della mazurca, del walzer, ospitando, tra un giro di danza e l’altro, anche le prove della teatro terapia. Peraltro, convivono a pochi passi, col “Futbol”, club ginnico tanto stretto tra strada ed argine del fiume, quanto denso di simboli, di status, d’identità, di potenza del piede e dei mezzi, quasi a volersi ubriacare dell’immagine di un sé e di un noi, che esiste solo in quanto contro. E sparano, per dirsi di esistere, musica ad altissimo volume, giorno e notte. Eppure, sia loro che gli anziani e tutte le signore con carrello della spesa tollerano l’imprenditrice che, posteggiato il suo camper nella lanca stradale, l’ha attrezzato per svolgere l’antico mestiere. Lo fa, infatti, con discrezione, forse a sconfinare con l’assistenza sociale a noi maschi sempre più in crisi di ruolo e d’identità.
In altre parole, la strafottenza della consapevolezza, data dalle tante primavere passate, dalle tante culture assimilate, sembra mettere la città, per quanto possibile, al riparo dagli estremi, sia di odio che di entusiasmo. Sembra quindi permettere che, giorno per giorno, i sistemi sociali e tecnici, per quel che basta, reggano. Tanto ladrona quanto vitale, disordine ed ordine sembrano quindi trovarvi un loro equilibrio e gli stessi rituali del sabato pomeriggio sembrano, da un po, meno carichi di rabbia da scaricare.
Ma, il vedersi comunque solida, nelle radici come nei progetti, nella capacità di accogliere, di mediare, di esistere, sembra, in più, che le stia dando nuova serenità, nuova dignità, nuova voglia di fare. Sembra che persino i burocrati stiano cercando di ostacolare meno la vita dei cittadini, permettendo loro di creare economia e benessere, senza comunque, strafare.
Da qualche tempo, forse da lui ispirati, forse presi nel desiderio inconscio di emulare il collega che danza sulla piattaforma e celebra con le braccia il diritto di ognuno a passare, sembra che persino i vigili provino a fluidificare il traffico, aiutando la città ad esprimersi.
Polo industriale e grande Comune agricolo, carica di imprese artigiane vecchie e nuove, di terziario d’ogni tipo, persino rurale, di economie sociali, alternative e solidali, Roma si va, peraltro, scoprendo anche più produttiva di quel che finora ha lasciato pensare di sé.
Sembra, quindi, che le tante primavere e la molteplicità socio-economico-culturale la stiano anche aiutando ad integrare i nuovi venuti, i nuovi romani. Quest’insieme la potrebbe, quindi, portare ad essere capitale tra capitali, senza complessi. La potrebbe aiutare a svolgere un ruolo costruttivo e sereno in quest’Europa che vorremmo leader di pace, promotore di incontro e dialogo alla scala vasta cui i processi evolutivi, volendo o non volendo, ogni giorno ci avvicinano. Per viverli, quindi, con come un’opportunità, con la strafottenza della consapevolezza di cui solo Roma è capace.

6-1-2010 Franco Paolinelli