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venerdì 27 dicembre 2013

Dati Perotti. Una chiosa

Roberto Perotti ha il grande merito di sfornare dati sul disastro corporativo italiano. Ora è la volta dell'alta dirigenza pubblica (capi di gabinetto, dipartimento, direttori generali) sovradimensionati e pagati il 40% in più rispetto agli omologhi inglesi. Ai numeri andrebbe aggiunto una piccola chiosa. Tutto ciò è stato reso possibile dal fallimento di quella parte delle riforme Bassanini (decreto n. 80/98) riguardante il nuovo statuto della dirigenza. Tre i punti da considerare: valutazione dei dirigenti (mai attivata), durata minima dei contratti (eliminata dal successivo governo B.), possibilità del potere politico di recedere anzitempo dal contratto (gli ultimi due provvedimenti furono voluti da Frattini per garantire un comodo spoil  system).  Una storia emblematica del caso Italia. Da una corretta istanza riformatrice è nato un mostro telecomandato dal potere politico. Vicenda in pare simile al Titolo V, dove la mostruosità, però, era evidente fin dalla nascita. Run renzi run.



martedì 24 dicembre 2013

PROFESSORI IN TRINCEA


Gli insegnanti sono i nuovi profeti disarmati. Con le mani in alto vanno incontro al Potere dominante. Si sacrificano come fossero a Piazza Tien anmen. Esagero? Forse. Intanto, come in una metafora, i carri armati avanzano contro le loro mani nude dei docenti o contro i professori precari con le buste della spesa semi vuote. Ma forse, con l’aiuto delle famiglie e degli studenti, i cingolati si fermeranno un attimo prima. Siamo in Italia. Qualcuno potrebbe continuare a pensare che esagero. Forse. Purtroppo, una cosa è certa: qui da noi, per anni, una mentalità chiusa e furbastra, stolta e vuota, arrogante e becera, ha tentato di trasformare i professori in una categoria di falliti, perduti, bistrattati, derisi, malpagati, quasi a rappresentare il sottoproletariato urbano. E il messaggio che è passato ai giovani è pressoché univoco: è inutile studiare, si perde tempo e basta, al massimo si diventa professori, cioè dei falliti, meglio allora scegliere la strada corta, il vicolo stretto, la via breve. E la crisi si avvita su se stessa.
Ovviamente, come in tutti i mestieri, come accade in tutte le professioni, ci sono gli insegnanti bravi e quelli meno bravi, ci sono professori in gamba e alcuni senza vocazione, ci sono persone che meritano e persone che latitano, ci sono docenti validi e docenti che dovrebbero dedicarsi ad altro, ci sono maestri e capre. Ma la funzione degli insegnanti resta fondamentale. Anzi, è diventata nevralgica, cruciale, non più rinviabile. E’ questa la frontiera di un Paese alla deriva e che voglia uscire dalla crisi. In altre parole, i professori dovrebbero essere dei maestri. Sono dei maestri. Andrebbero rispettati, ringraziati, applauditi per il lavoro che svolgono e che portano avanti dalla mattina alle otto, con l’ingresso in aula per la prima ora di lezione, a tarda sera, quando terminano di correggere i compiti in classe o di preparare la lezione per il giorno dopo. Senza contare le riunioni, gli incontri con le famiglie, le ore per il collegio dei docenti, il consiglio di classe, l’aggiornamento, gli scrutini, il recupero dei debiti scolastici e chi più ne ha più ne metta. L’elenco degli impegni lavorativi dei professori sarebbe troppo lungo. Ma sono trattati come dei privilegiati, con tre mesi di ferie, poche ore di lavoro settimanale, insomma: una pacchia! Invece, è semplicemente falso. Quello che è vero, al contrario, è che senza un riconoscimento sociale del ruolo svolto dai professori e senza il ripristino dell’autorevolezza del ruolo di insegnante nel comune sentire, anche gli studenti perdono la loro centralità nella Scuola e tutto si frammenta, si sgretola, si disgrega. E il Paese affonda. Eppure, malgrado tutto, in questo lungo tempo di crisi, il più importante impegno sociale e d’integrazione civile viene svolto dai professori, dai dirigenti scolastici, da tutto il personale che lavora nelle scuole come fosse una trincea. Senza plausi e senza onori. Per senso di responsabilità. Insomma, per uscire dalla crisi è necessario entrare nel futuro. E il futuro esiste soltanto se c’è memoria. E la Scuola è il luogo principale dove la memoria coltiva il futuro. E mi riferisco innanzitutto al futuro dell’essere umano, della persona, dell’individuo e dell’intera collettività, dell’Italia e dell’Europa. Perlomeno, il futuro delle nostre città. La Scuola è la nostra frontiera. Anche l’Università, ovviamente. Ma un Potere cinico e fine a se stesso, affarista e ignorante, ha trasformato la Scuola in un’appendice marginale della società affidandole un ruolo secondario rispetto alla responsabilità della formazione di nuovi cittadini, consapevoli e coscienti. Prima, molto prima, a segnare il percorso formativo dei ragazzi, ci sono la televisione, il web, internet, la tecnologia, la burocrazia, i social-network. Ma tutte queste cose sono dei mezzi e non possono diventare il fine. Sono degli strumenti e non devono diventare lo scopo della collettività. L’uscita dalla crisi passa attraverso la cultura, l’arte, la ricerca, la scuola, l’università, la bellezza. Invece, niente. I problemi della Scuola sono tantissimi, sono sempre gli stessi e si aggravano ogni giorno di più. La burocrazia è soffocante, i soldi sono pochi e le spese sono troppe, mancano gli strumenti didattici, le aule sono mal ridotte, gli ingranaggi a volte non girano, la struttura è bolsa e ingabbiata. E non basta: le mancanze e le responsabilità sono diffuse e il sistema scolastico appare spesso inadeguato alle sfide del futuro. Ciascuno dovrebbe impegnarsi a migliorare se stesso. E’ il compito che ciascun docente dovrebbe assumersi. Il cambiamento parte dalla restituzione sociale della funzione, dell’autorevolezza e dell’importanza dei professori. Altrimenti, lo studente (il futuro) non è più il fine della scuola, ma diventa soltanto un mezzo, uno strumento che serve a giustificare l’esistenza della scuola e, dunque, il fine ultimo della scuola diventa quello di essere autoreferenziale. Ne riparleremo ancora.
Pier Paolo Segneri

lunedì 23 dicembre 2013

Emendamento Lanzillotta: pane per Renzi

Se Renzi iniziasse da Roma, il suo sarebbe un percorso minato. E' il caso del doppio uppercut conservatore lanciato nei giorni scorsi alla Camera dei deputati sul decreto salva Roma. Un emendamento presentato da Linda Lanzillotta nell'ambito del decreto salva Roma, prevedeva la possibilità di cedere quote di Acea (come di altre municipalizzate in crisi) ai privati  obbligando ad assetti aziendali (leggi riduzioni di personale) coerenti con i conti. In una parola  la parola fine alle periodiche immissioni di soldi pubblici a fronte dei deficit cronici delle municipalizzate. Pochi giorni dopo (qui il secondo colpaccio conservatore) è stato approvato un emendamento bipartisan che impone il preventivo accordo con i sindacati riguardo ad interventi sul personale. Insomma, se i romani pagano le tasse locali più alte d'Italia, il Comune ha un debito che sfiora i 900 milioni di euro, se le aziende di servizi (Atac su tutte) sono inefficienti e sovradimensionate, devono abbozzare. Sarà la politica, di concerto col sindacato, a pensarci. Come ha fatto finora. Run Renzi run.

lunedì 2 dicembre 2013

Vent'anni di avanguardia secondo Carla Vasio


 Vi fu un tempo felice, il decennio '60, in cui la narrativa in Italia sembrava essersi riscattata dalla riproposizione delle due stanche tendenze, con l'eccezione della prima stagione avanguardistica, ereditate dal secolo precedente: l'intimismo lirico, il realismo di matrice ottocentesca. Come noto, entrambi i moduli avevano ampiamente condizionato la stagione neorealista, tanto più innovativa nei suoi esiti cinematografici che letterari. Il libro di Carla Vasio, Storia privata di una cultura Nottetempo, 2013) è il ritratto dal vivo dei protagonisti del rinnovamento che ha scosso il mondo della letteratura e dell'arte in Italia tra gli anni '50 e l'inizio degli anni '80, e del vento di invenzione che lo ha animato. Dagli scrittori e poeti del Gruppo 63, di cui si celebra quest'anno il cinquantenario, ai musicisti di Nuova Consonanza e alla musica elettronica, con le voci ineguagliabili di Michiko Hirayama e Cathy Berberian; dalla scoperta della sapienza orientale di Krishnamurti alla scuola junghiana di Ernst Bernhard; dai giovani pittori di Forma 1 all'Arte Povera; dall'effervescenza delle gallerie d'arte romane alle Biennali e ai grandi protagonisti della scena artistica internazionale. Tra i salotti dell'intellighenzia e i sottotetti o le cantine dove maturavano inquietudini e umori di cambiamento, il libro ci racconta una stagione d'amicizia in un'Italia finalmente aperta al mondo e alla ricerca intellettuale, in un gioco continuo di entusiasmi, delusioni e rilanci.

Nuovi Cantieri crescono

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ci siamo! È stato tenuto a battesimo "il cantiere" per un campo altro. Lo scorso 29 novembre, infatti, presso l’Hotel Aleph Boscolo di Roma, si è svolta la presentazione di un’idea, di una proposta, di una possibilità: il cantiere. Si tratta di un gruppo di persone tra loro diverse per estrazione sociale, per competenze professionali, per età e provenienza, ma unite dal metodo liberale utilizzato e praticato per produrre idee e promuovere la Bellezza, la Politica nel senso alto e originario della parola. La presentazione di questa squadra è stata seguita e registrata da Radio Radicale e, quindi, può essere facilmente riascoltata dai lettori accedendo al sito dell’emittente. Credo, davvero, che l’iniziativa meriti l’ascolto. E comunque, coloro che hanno partecipato all’incontro, a quanto pare, sono rimasti positivamente sorpresi perché si sono ritrovati a convivere per due ore dentro “il cantiere”, aperto da un gruppo di persone comuni, di teste pensanti e propositive, di donne e uomini semplici, di folli e di creativi, di liberali e democratici. Forse, è soltanto un laboratorio, ma un tale esperimento, basato sulla forza dell’intelligenza collettiva e connettiva, dimostra che qualcosa si muove oltre l’immobilismo del potere fine a se stesso. Qualcosa c’è, quindi, oltre al pantano delle sabbie mobili rappresentato dal campo trasversale dell’antipolitica, nelle sue innumerevoli, ma omologhe varianti. Insomma, se nascono realtà organizzative come l’associazione di cultura politica “il cantiere”, allora significa che esiste un altro campo, anzi: un campo “altro”. Anche il sito Internet è ancora in cantiere, in lavorazione: www.il-cantiere.it.

PIER PAOLO SEGNERI

domenica 17 novembre 2013

il Cantiere: manifesto per un campo “altro”

Riceviamo, da Pier Paolo Segneri e volentieri pubblichiamo, il manifesto di una nuova associazione politica liberale e libertaria,"Il Cantiere". 


L’Associazione “il Cantiere” è un pensatoio di cultura politica, un “think tank” dentro cui ciascuno può operare, insieme agli altri, per seminare idee antiche come la Libertà e l’Uomo, praticare metodi liberali e innovativi come l’intelligenza collettiva, nutrire speranze eterne come l’amicizia e l’amore civile, l’arte e la poesia, la cultura e la conoscenza.
L’Associazione di Cultura Politica “il Cantiere” nasce per individuare e coltivare un campo “altro”. Un terreno comune, ma di “confine”, in cui far convergere le diversità auspicando sempre in un arricchimento, amando l’umiltà.
La Forza è l'energia interiore dell'essere umano. E la Politica è Forza, essendo l’arte del vivere… meglio, non dovrebbe essere modulata sui meri interessi elettoralistici. L’ambizione è, invece, quella di realizzare un campo “altro” dove poter co-costruire la Politica, scritta con la maiuscola e intesa come l’arte del “nuovo possibile”, come possibilità e accessibilità, cioè come contraltare al Potere e a qualsivoglia ghetto, sopruso, ingiustizia, prepotenza, pregiudizio, affarismo. Il Potere è il Lato Oscuro della Forza.
Il “Cantiere” non vuole farsi sfuggire l’occasione di coltivare un metodo che ponga l’individuo al centro della società, senza egoismi, senza cupidigia, senza soprusi e sopraffazioni. Di più: si riparte dalle Città. Le Città e i Comuni sono il contatto diretto che l’individuo ha in società. Chi migliora crea valore.
Lo sguardo è rivolto al Futuro, ma sospinto dalla Memoria, che è la madre di tutte le Arti.
L’associazione nasce dall’ingenuità di chi vorrebbe aprire spazi alla creatività, all’immaginazione, ai sogni. E’ l’ingenuità che permette la percezione di ogni vibrazione dell’esistente. Senza illusioni.
E’ necessario costruire porte in questo cielo plumbeo senza più accessi né varchi. Pronti a cadere oppure a volare ad “ali libere”. A che serve avere tutte le chiavi in mano, in un mondo senza porte?
Chi guarda avanti, si risveglia dal torpore e comincia a parlare un linguaggio comune, semplice, leale. Magari alla ricerca di una verità… Se c’è.
«Nasciamo per non essere naufraghi di noi stessi, anche se c’è chi vorrebbe vederci perduti nel mare del Nulla. Ma i perduti non saranno mai perdenti. Lo stupore e la meraviglia aprono spiragli».


Presidente onorario: Fabio Verna
Presidente: Pier Paolo Segneri
Tesoriere: Paolo Catalfamo


A cui si aggiunge il collegio dei Soci fondatori composto da un gruppo affiatato di donne e uomini liberi, liberali e libertari".

venerdì 15 novembre 2013

Un risotto vi seppellirà

Il link rimanda all'articolo di Paolo Allegrezza su una vicenda dimenticata degli anni '70: i Circoli del proletariato giovanile a Milano tra il 1975 e il 1978. Ciò che il movimento del '77 avrebbe potuto essere e non è stato, l'alternativa alla degenerazione violenta già allora in essere.  Si tratta di una mera ricognizione apripista di ulteriori approfondimenti da condurre su uno spettro più ampio di fonti (carte di polizia, interviste con i protagonisti), al momento non disponibili. E’ possibile, tuttavia, utilizzando
prevalentemente i materiali prodotti dal movimento, fare luce sulla storia dei Circoli e inscrivere la loro parabola dentro l’ultima fase del lungo ’68 italiano. Con l’originalità e le spinte contrastanti che l’hanno caratterizzata.
http://www.mondoperaio.net/wp-content/uploads/2013/11/Mondoperaio-11-2013.pdf

lunedì 11 novembre 2013

Le Saux tra cristianesimo e induismo

Henri Le Saux (nome indiano Abhishiktananda, 1910-1973), è stato un monaco benedettino francese che sperimentò l'incontro tra induismo e cristianesimo. Nel 1948, insieme ad un confratello fondò un ashram in un luogo chiamato Shantivanam («il bosco della pace»), sulle rive del fiume Kâverî. L'ashram era dedicato a Saccidânanda, secondo gli Upanişad,a Brahmâ, Essere, Coscienza, Beatitudine. Interprete di una spiritualità non dualistica, libera da ogni rito, da ogni fede. Per lui vale quanto detto da Meister Eckart, nove secoli prima: "Chi crede non è figlio di Dio". 
A Le Saux Marco Vannini dedica un lungo capitolo di "Oltre il cristianesimo" (Bompiani, 2013). 
swamiAbhishiktananda.jpg

sabato 2 novembre 2013

Gloria, piccolo, grande film - saggio cileno

Gloria è la storia di una ultracinquantenne sola che si imbatte, previo incontro in una sala da ballo, in un ex ufficiale della marina da poco separatosi dalla moglie. L'incontro, inizialmente pieno di promesse, si rivelerà un disastro per la protagonista che dovrà fare i conti con l'incapacità dell'uomo di tagliare i ponti con una famiglia dipendente e oppressiva. Per ben due volte Gloria viene mollata sul più bello dal pavido partner cui restituirà il tutto con gli interessi "uccidendolo" con un mitra caricato a vernice. Ma non è la rappresentazione della mediocrità del maschile il terreno privilegiato del film. Dietro il ritratto di una solitudine da mezza età vi è la società cilena, il movimento di protesta del 2012, il rifiuto del conformismo familistico dentro cui si muove lo scontro tra Gloria e il suo mediocre principe azzurro. Da una parte un mondo laico, critico, consapevole e, vivaddio, colto; dall'altra l'universo claustrofobico della piccola borghesia (l'evocazione del mondo militare), antica fiancheggiatrice del fascismo pinochettista. Così dall'io si passa al noi, dal particolare al generale, come solo un'opera creativa (seria) sa fare.


lunedì 28 ottobre 2013

Un campo "altro".

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Si può e si deve ricominciare dal metodo, dalla forma, dalla riforma. Si può e si deve ripartire dalla discussione, dal pensiero e dal metodo liberale, dalla fantasia come detonatore di libertà e segno vivo di responsabilità. Si parte dal metodo e dai meccanismi. Il resto viene dopo.
Con questo articolo si vuole tentare di offrire qualche risposta e di metterla sul tavolo del dibattito-contraddittorio, in modo sincero e aperto. Anzi, più che una risposta, avanziamo una proposta. Proponiamo un approccio di lavoro. Si comincia dal metodo per arrivare a delineare un progetto politico.
Ci riferiamo, in altre parole, ad un progetto basato su criteri di scelta selezionati attraverso rigorose ricerche, tali che possano diventare un “sistema armonico” e determinare una “rivoluzione copernicana”, cioè compiere il passaggio dal caos all’armonia, oppure: da un metodo vecchio e inefficiente (fuori dalla realtà e dalla storia) ad un metodo nuovo ed efficiente garantito dagli obiettivi raggiunti, dal benessere degli individui, dalla felicità delle persone. Si tratta, insomma, di passare da un vecchio terreno secco e bruciato, se non addirittura da un pantano melmoso e fangoso, ad un “altro” campo, finalmente fertile e coltivabile. Si tratta di passare dal Potere alla Politica. 
In altri termini, per essere concreti, crediamo che occorra riscrivere insieme l’Abbecedario della Politica. Quasi un dizionario. Perché, senza questa riscrittura, senza l’ausilio del pensiero e della parola, senza il metodo liberale, tutto il resto diventa astrazione, vacuità, sperpero. Pensiero e azione, diceva Giuseppe Mazzini. Insomma, è arrivato il momento di ristabilire un linguaggio diverso e “altro” rispetto a quello imperante e illiberale della furbizia, dell’arroganza, della prepotenza, del sopruso, dell’inganno, dell’affarismo, del malaffare, del detto latino mors tua, vita mea e di tutto ciò che è contro la persona, l’individuo, la collettività. Coltiviamo un campo "altro".
 Carlo Prinzhofer e Pier Paolo Segneri

venerdì 25 ottobre 2013

"E baci" di Aldo busi

Con "E baci" Aldo Busi ha scritto un libro esemplare della condizione  del letterato oggi in Italia. Composto da una raccolta di sms, mail, fax inviati ai maggiori quotidiani negli ultimi venti anni e per la maggior parte mai pubblicati. Raccolti poi nel sito altriabusi.it sono andati a comporre una galleria incivile del belpaese. Bersaglio preferito il clericalismo, categoria dello spirito nella quale si sublima il conformismo fascistico così diffuso ai giorni nostri. Cui si accompagnano i mille privilegi (gli stipendi dei papaveri pubblici),  mediocrità (il pezzo dedicato a Corona), il conformismo dei quotidiani (lo sputtanamento ripetuto di Corriere e Repubblica). Come tutti i grandi, Busi è anche creatore di lingua. Una lingua letteraria preziosa e acida, priva di oscurità, ma non di virtuosismi che lavora per accumulazione di materiali mai fini a se stessi. Mai meno che calibrati, sempre funzionali alla missione demistificante con la quale Busi identifica la scrittura.  E che per sua natura è incompatibile con il sistema editoriale attuale. Ma non con il web ed è questa la notizia. 

domenica 13 ottobre 2013

A Roma i nodi stanno venendo al pettine

In "Per Roma", il volume collettivo del 2011 indicavamo alcune questioni cruciali per imprimere una svolta al governo della capitale. Mobilità sostenibile da realizzare grazie a nuovi parametri urbanistici (la Urban green line), l'emergenza finanziaria da superare grazie ad una coraggiosa politica di liberalizzazioni e vendite, politica culturale che valorizzasse la rete dei soggetti attivi da tempo sul territorio, una politica del verde in grado di ribaltare il vecchio paradigma verde pubblico - verde privato. A quattro mesi dall'elezione di Marino appare ormai chiaro che proprio sul livello di innovazione rispetto a quelle questioni si giocherà il futuro della giunta. Se il Sindaco in bicicletta riuscirà a disboscare le ottanta partecipate dal comune, ad estendere le aree sottratte al traffico ben al di là della vicenda-vetrina dei Fori, a porre seriamente la questione del risanamento di Atac e Ama (per poi valutarne la vendita), a connettere la politica culturale ad un'idea guida, allora potremo guardare al suo dilettantismo senza rimpiangere i professionisti della politica. E scoprire che sanare 860 milioni di buco finanziario con soldi pubblici senza riforme non è più operazione proponibile.


domenica 6 ottobre 2013

La ricerca di Mastrella e Rezza

Flavia Mastrella e Antonio Rezza si muovono da anni lungo il sentiero dell'arte totale. E' quasi incredibile come in Italia una sperimentazione di questo tipo, fra teatro, arti visive, letteratura, abbia potuto svilupparsi e crescere fin dagli anni '90. Un cinema senza sceneggiatura le cui parole sono scritte dopo le immagini, un teatro anti narrativo, una prosa (solo di Rezza in questo caso) decontestualizzata e surreale. Romanzi comici e illogici, sovversivi della scrittura medesima, macchine ritmiche potenti.

lunedì 30 settembre 2013

Aldo Capitini, un video

 Segnaliamo un video su Capitini contenente testimonianze  di Natta, La Malfa, Calogero, Bobbio, Balducci (che parlando del secondo dopoguerra a Firenze stranamente non cita Ferdinando Tartaglia), Pietro Pinna (il primo obiettore di coscienza italiano). Quest'ultimo spiega esaurientemente le basi teoriche della nonviolenza.

sabato 21 settembre 2013

Scrittori italiani 2/. "Dentro" di Sandro Bonvissuto

E' noto che per esordire sotto le insegne di una grande case editrice il giovane scrittore italiano deve rispettare alcuni ferrei dettami. 1) storie tratte da esperienze di vita vissuta, naturalmente ambientate nel mondo giovanile 2) stile immediato fatto di periodi brevi 3) utilizzo dell'io narrante  4) testo non superiore alle 200 pagine 5) trame semplici che non si soffermino mai troppo sui personaggi ma accumulino rapidamente fatti e/o riflessioni del protagonista. Tutti requisiti abbondantemente soddisfatti da Dentro di Sandro Bonvissuto (Einaudi, 2012), il quale confeziona non una trama ma tre quadri corrispondenti a tre diversi momenti della vita di un non meglio specificato narratore. Il primo dedicato all'esperienza del carcere e alla descrizione della quotidiana condivisione della cella con due compagni di sventura; il secondo ad un'altra istituzione totale, la scuola, cui è dedicato il ricordo di un'amicizia esclusiva tra due ragazzi durante il primo anno di liceo; il terzo alla famiglia, colta nel frangente di un padre apparentemente distratto che insegna al figlio ad andare in bicicletta consentendogli di crescere ancora un po'. 
In tutti e tre i casi i luoghi, i tempi non sono riconoscibili, né vi è alcun riferimento a fatti noti, il verosimile è, tuttavia, garantito dal flusso lineare e composto del racconto. Abbondano i luoghi comuni: il carcere claustrofobico su cui emerge la bontà dell'amico africano e la saggezza al caffè di un vecchio ergastolano dagli evidenti echi deandreiani; insegnanti acidi e famiglie sorde contrapposte a ragazzi intenti a consumare ribellioni innocenti che ricordano Truffaut; il passaggio dall'infanzia all'adolescenza complice l'estate perché, si sa, le cose belle in inverno non possono accadere (dall'incipit del terzo blocco narrativo). E così via, di banalità in banalità.

venerdì 13 settembre 2013

Torna il Premio letterario Feronia - "Filippo Bettini"

Torna dopo un anno di interruzione, siamo alla XXI edizione, il Premio letterario presieduto dal '92 da Filippo Bettini, scomparso l'estate scorsa.  Il Feronia è un "antipremio", attento alla letteratura di ricerca e ostile alle logiche di mercato e dell'industria culturale. Nel corso delle sue edizioni ha continuato ad affermare il valore della parola scritta, contro un sistema di comunicazione impoverito e sopraffatto dal dominio delle immagini. Il contrario dello Strega, lontano dal conformismo delle pagine culturali dei quotidiani, quest'anno premia per la poesia Nanni Balestrini, di cui è recentemente uscita l'opera omnia poetica (Mondadori, 2012), per la prosa Gianni Fontana (Questione di scarti, Polimata 2012, pioniere della poesia sonora, performer e antico sodale di Adriano Spatola, per la saggistica Philippe Daverio (Il secolo lungo della modernità. Il museo immaginato, Rizzoli, 2012). In programma anche un omaggio al Grupppo '63 di cui quest'anno ricorre il cinquantenario.  Sabato 21 settembre, ore 18.30, castello ducale di Fiano Romano.

mercoledì 4 settembre 2013

Riedizione di Capitini

Segnaliamo la riedizione del libro del 1957 con il quale Capitini sottopose ad un rigoroso vaglio critico il pontificato di Pio XII. L'autore esamina le dichiarazioni, i discorsi, gli atti di papa Pacelli sottolineandone l'impostazione dogmatica, autoritaria, mitologica. Ad essa contrapponeva la religione dei persuasi. 
Da religioso  a religioso, l'autore esamina le dichiarazioni di Pio XII e vede il suo magistero impregnato di "mitologia, istituzionalismo, sacralità". Non mette in dubbio la sincerità del Papa, ma le conseguenze che derivano dalle sue parole per i credenti e per tutti. È un confronto alla pari, che nel 1957 sembrò scandaloso; la Chiesa mise questo libro all'indice appena venne pubblicato. - See more at: http://www.asinoedizioni.it/products-page/piccola-biblioteca/discuto-la-religione-di-pio-xii-1957/#sthash.TTnV24D7.dpuf
Da religioso  a religioso, l'autore esamina le dichiarazioni di Pio XII e vede il suo magistero impregnato di "mitologia, istituzionalismo, sacralità". Non mette in dubbio la sincerità del Papa, ma le conseguenze che derivano dalle sue parole per i credenti e per tutti. È un confronto alla pari, che nel 1957 sembrò scandaloso; la Chiesa mise questo libro all'indice appena venne pubblicato. - See more at: http://www.asinoedizioni.it/products-page/piccola-biblioteca/discuto-la-religione-di-pio-xii-1957/#sthash.TTnV24D7.dpuf
Da religioso  a religioso, l'autore esamina le dichiarazioni di Pio XII e vede il suo magistero impregnato di "mitologia, istituzionalismo, sacralità". Non mette in dubbio la sincerità del Papa, ma le conseguenze che derivano dalle sue parole per i credenti e per tutti. È un confronto alla pari, che nel 1957 sembrò scandaloso; la Chiesa mise questo libro all'indice appena venne pubblicato - See more at: http://www.asinoedizioni.it/products-page/piccola-biblioteca/discuto-la-religione-di-pio-xii-1957/#sthash.TTnV24D7.dpuf
Da religioso  a religioso, l'autore esamina le dichiarazioni di Pio XII e vede il suo magistero impregnato di "mitologia, istituzionalismo, sacralità". Non mette in dubbio la sincerità del Papa, ma le conseguenze che derivano dalle sue parole per i credenti e per tutti. È un confronto alla pari, che nel 1957 sembrò scandaloso; la Chiesa mise questo libro all'indice appena venne pubblicato - See more at: http://www.asinoedizioni.it/products-page/piccola-biblioteca/discuto-la-religione-di-pio-xii-1957/#sthash.TTnV24D7.dpuf

Discuto la religione di Pio XII (1957)L

venerdì 30 agosto 2013

Stroncatura di Siti

"Resistere non serve niente", il romanzo di Walter Siti vincitore dell'ultimo Strega, esprime in fondo coerentemente lo stato attuale del romanzo in Italia. Trame criminal finanziarie, sesso, accenti disincantati sulla irriformabilità del capitale, prossima fine della democrazia. Il tutto condito nel più tradizionale involucro della narrativa ottocentesca: il romanzo storico che qui si trasforma in una sorta di romanzo - testimonianza retto dalll'immancabile narratore onnisciente. Ed ecco che l'io narrante, invece di uscirne mutilato come nell'ultimo Busi, ne risulta esaltato, confermato nelle sua capacità di "dire la verità". Con buona pace del miglior romanzo novecentesco che proprio dall'assassinio dell'io, era partito. E' come se la narrativa italiana proprio non riuscisse a fare a meno dei moduli ottocenteschi e si ostinasse a rimanere ad un suo stadio infantile. Ma ciò altro non è che il risultato del divorzio tra critica e scrittura, tra teoria e linguaggio. Assistiamo ad una regressione impensabile in altri campi. ve lo immaginate un compositore che scrivesse alla maniera di Puccini, un architetto che proponesse i moduli di Piacentini, un pittore che copiasse i macchiaioli ? Eppure nel romanzo accade. Passi per la narrativa di genere, sinceramente di consumo alla Lucarelli o alla Camilleri che alle sue leggi deve pur obbedire. Ma che tutto ciò rappresenti il "nuovo grande romanzo italiano", secondo la pomposa definizione che Lodoli ha dato del libro di Siti, non lo si può accettare. E allora l'invito é a non leggere Siti, ma dedicare due ora alla lettura (rilettura) delle ultime cinquanta pagine de "L'Uomo senza qualità" o del monologo di Molly Bloom.  In nome della guerra alla trama, ora e sempre. 


venerdì 2 agosto 2013

Letta, il Pd e B.

Piccolo quesito sulla condanna definitiva di B. e sul ruolo del Pd. E' più importante con chi si sta al governo o ciò che si fa al governo ? 
Se si dà per buona la seconda, come è ovvio per una forza riformista, allora si dovrà giudicare l'esecutivo Letta sugli obiettivi raggiunti. Che si riducono a due: 1) messa in campo di provvedimenti decenti in grado di dare respiro all'economia, 2) approvazione di una nuova legge elettorale o, se le condizioni lo consentiranno, varo di una riforma costituzionale in primis per la forma di governo. Tutto il resto è noia. Comprese le grida da sinistra di chi vorrebbe il Pd killer di Letta. Nel '58 in Sicilia il Pci diede vita ad una coalizione di governo (regionale) con i neofascisti "in nome dei superiori interessi dei siciliani", come disse allora Emanuele Macaluso. Era il Pci di Togliatti. 
 
  Silvio Milazzo

domenica 28 luglio 2013

Il Tao della mistica, Yves Raguin

Gesuita, linguista, grande viaggiatore, missionario, Yves Raguin traccia in questo volume, nato da un corso che tenne tra il 1977 e il 1982 all'Istituto dell'Estremo Oriente di Taipei, un affresco vasto e dettagliato delle pratiche contemplative asiatiche, spaziando dal buddhismo al taoismo, dallo zen allo yoga, dal confucianesimo ad altre culture ancora. Le via della nuova spiritualità passano attraverso le contaminazioni fra religioni per farne nascere una nuova che, per dirla con Capitini, non preveda credenti ma persuasi non pratichi la carità ma la compresenza.

Il tao della mistica. Le vie della contemplazione tra Oriente e Occidente

domenica 14 luglio 2013

Foreste Urbane

Partendo dall'analisi di uno dei fenomeni critici più rilevanti per la capitale, la gestione del ciclo dei rifiuti con l'incombente chiusura della discarica esaurita di Malagrotta, l'architetto Gaetano De Francesco propone come invertire un circolo vizioso facendo rivivere un territorio degradato e deprivato a causa dell'estrazione di materiali per la produzione di calcestruzzo.
I terreni ormai svuotati dall'attività estrattiva sono riportati in equilibrio con il compost prodotto dalla frazione umida dei rifiuti e trasformati in "foreste urbane" cedue. Con il prodotto finale, legname da costruzione, sarebbe possibile invertire il circolo vizioso cava-discarica con un ciclo virtuoso in cui si coniugano un modello di sviluppo sostenibile e nuove strategie architettoniche e paesaggistiche che si inseriscono a buon titolo in una "green economy".
Il lavoro, sostenuto da una consistente base di dati statistici, grafici e documenti, si inserisce in
una collana diretta da Nino Saggio, "The ProActive Revolution in Architecture".
L'intento della collana è quello di proporre una rivoluzione del punto di vista negli studi urbanistici e di architettura: partire dalla crisi anziché da una soluzione.
Le risposte arriveranno, anche per serendipità, grazie alla combinazione delle capacità, dell'intelligenza e della creatività dei progettisti.
Il libro "Foreste Urbane", primo volume della collana, è disponibile in formato elettronico sul sito Lulu.com


venerdì 28 giugno 2013

El especialista del Barcelona

El Especialista de Barcelona è il miglior romanzo italiano degli ultimi dieci anni, scritto dal migliore scrittore italiano vivente. Aldo Busi compie un'operazione semplice nella quale risiede il cui prodest stesso della scrittura. Inventare un linguaggio e grazie a quello, come diceva sanguineti, "letteraturizzare" il mondo. Creare dei dispositivi ambigui, degli enigmi, delle allegorie che lo testualizzi. Compito del lettore critico è non soltanto di svelare l'indovinello, ma di capirne le ragioni, ricostruirne i perchè, valutare l'idelogia letterarie e politica naturalmente) che vi presiede. Nel dialogo dello Scrittore con una foglia la trama scompare, così come scompaiono i ben ventiquattro personaggi intorno cui si avvolge. Contano le digressioni, le invettive, i ragionamenti sul desolato presente che circonda lo Scrittore. Nessuna scrittura contemporanea riesce a rappresentare l'osceno con tanta violenza e leggerezza. L'ipotassi ampia, sinfonica, non estranea alla tradizione, ampiamente frequentata da A.B., si sviluppa su un tono colloquiale, volutamente basso, grottesco, sbracato. Il precedente è nell'Arbasino dell' "Anonimo" e di "Fratelli d'italia", seppure meno composito, meno incline alle citazioni e agli elenchi. I risultato è una lingua non meno potente che assegna allo Scrittore il compito di fornire non tanto il piacere del testo, che pure c'è, quanto i veleni del testo (altra citazione sanguinetiana). Il che vuol dire spingere il lettore verso i sentieri della demistificazione, del rifiuto delle identità fisse, dello straniamento. Il contrario dell'immedesimazione e del coinvolgimento emotivo. Busi riesce a tenere la temperatura della scrittura sempre molto bassa, il che non gli impedisce di provocare incendi e attentare all'odine costituito. L'unica possibilità che lo Scrittore sembra concedere è l'dentificazione nell'orgia liberatoria e sovversiva cui si abbandonano i campesinos messicani nelle spelendide pagine finali del romanzo.

giovedì 13 giugno 2013

"La grande bellezza" di Sorrentino

"La grande bellezza" è un grande film. E lo è perché Sorrentino si pone (e risolve brillantemente) un problema fondamentale: come raccontare la realtà senza che l'autore vi si sovrapponga oppure scompaia in una falsa pretesa oggettività ? Il che equivale a fare del proprio lavoro un lavoro, innanzitutto, di linguaggio. E' il primo passo per evitare il ricorso a moduli narrativi scontati, conseguenza della voglia di mettere ordine, di interpretare, ridurre a moduli ideologici consolidati. Sorrentino ha scelto di rinunciare alla narrazione tradizionale, smontando il meccanismo rassicurante della trama (questa l'eredità felliniana più profonda), per inserire il protagonista e la folla che lo circonda nello spazio de umanizzato di Roma. Il racconto procede per giustapposizione di quadri, come nel mnuovo romanzo del '900 (l'omaggio iniziale a Céline può essere letto anche come allusione al rifiuto del realismo), accumulando suoni, volti, maschere, case prima e dopo le solitarie passeggiate del protagonista. I personaggi non hanno profondità psicologica, non evolvono secondo una pretesa verità dell'autore. Che lavora sui movimenti vorticosi della macchina da presa e sul suono, spesso eccessivo, sgradevole. La parola ha poco spazio, anche Servillo vi si affida con cautela cedendo alla tentazione solo nel fulminante monologo sulla terrazza. Prevale, invece, il suo sguardo scettico che nel corso del film si trasforma in maschera di dolore. Non è né un film su Roma, né sulla crisi italiana che, non a caso, non viene degnata di facili allusioni. Qui si misura la distanza di Sorrentino da banali rappresentazioni mimetiche, come quella del "Caimano" di Moretti. Non c'è nessuna denuncia, nessun senso comune da affermare. L'unica alternativa all'autodistruzione, questo è il tema di fondo del film, è scendere dalla giostra, recuperare consapevolezza. La ripresa di un dialogo con se stessi e il mondo (le radici richiamate dal personaggio di Verdone) che inizi a contrastare il rumore. E allora, come farà Servillo - Jep, forse si tornerà a riveder le stelle. E a scrivere romanzi.

mercoledì 5 giugno 2013

50 anni dal Gruppo '63. L'avanguardia è ancora possibile ?

A cinquant'anni ormai dalla sua data di fondazione, il "Gruppo'63" continua a suscitare grandi discussioni sia per le sue teorie che per le sue proposte operative. Così che le istanze di quel Gruppo continuano a essere pressanti e urgenti ancora nella situazione attuale per chi non si accontenti della riduzione della letteratura a fiction e vada alla ricerca di scritture che "facciano pensare", alimentando l'intelligenza e allenandola per essere pronta alle sfide del futuro. 
Ma oggi è ancora possibile l'avanguardia in letteratura ? E' ancora possibile pensare a scritture non riconciliate al dominio del consumo e dell'intrattenimento ? E' possibile pensare di tornare  a cannoneggiare il quartiere generale come cinquant'anni fa ? Sì, se pensiamo all'avanguardia non come movimento storico ma ad una pratica inesauribile della produzione artistica. E allora si tratta solo di trovare i modi e mezzi perché la vecchia talpa della letteratura di ricerca torni a scavare. Magari trovando, oggi come allora, i vari Bassani, Cassola, Moravia da sbeffeggiare.     
 

martedì 28 maggio 2013

L'utopia religiosa di Tartaglia e Capitini



 Pubblichiamo un estratto dell'articolo di Paolo Allegrezza, uscito nel numero maggio/13 di Mondoperaio.

Uno dei capitoli meno indagati della biografia di Aldo Capitini, riguarda il rapporto con Ferdinando Tartaglia. Alla loro amicizia si deve, nel '46, la nascita del Movimento di religione, l'esperienza più radicale e ambiziosa scaturita dal fermento rinnovatore dell'immediato dopoguerra. Il movimento scaturiva dal tentativo di promuovere nell'Italia del dopoguerra una riforma religiosa in grado di superare la realtà nella sua dimensione politica, sociale, culturale e, soprattutto, spirituale. Non un ritorno al cristianesimo delle origini, ma il superamento della religione come era stata concepita fino ad allora. Fu una scommessa ardita, al limite dell'impossibile, conclusa con l'uscita dal movimento dello stesso Tartaglia nel '49 e segnata lungo tutto il suo percorso dall'inevitabile isolamento che non poteva non segnare una proposta del genere negli anni della guerra fredda. Da una parte il trionfo delle ideologie, dall'altra Capitini, Tartaglia e un piccolo gruppo di accoliti con il loro sogno di una nuova religione. A dividerli vi erano profonde differenze di formazione ed esperienza. Da una parte Capitini, immerso in quegli anni e sempre più in futuro in un'attività multiforme che non si esauriva nell'impegno religioso, ma si estendeva al pacifismo, alla lotta per l'obiezione di coscienza al servizio militare, alla predicazione non violenta, all'impegno in favore della scuola pubblica. Dall'altra Tartaglia, ex sacerdote colpito da scomunica nel '46, teorico della “realtà nuova”, un'idea di trasmutazione (una delle sue parole-chiave) dell'esistente. Negando l'impegno attivo in politica, in una sorta di temeraria ricerca di un approdo fuori della tradizione. In questa sede non interessa raccontare la storia di Tartaglia o del Mdr, quanto ricostruire il dialogo tra due intellettuali decisamente “irregolari”: estranei entrambi all'inserimento nella schiera, piuttosto affollata nel corso del '900, della dissidenza cristiana o della militanza nel campo della sinistra.
La prima lettera di Tartaglia a Capitini è del dicembre '44. Contiene l'invito ad intervenire ad un incontro tra sacerdoti e laici sui temi del rinnovamento spirituale; Tartaglia,a quella data ancora sacerdote a Roma, proponeva al suo interlocutore di dirigere la discussione (F.C., lettera del 26/12/44). Trai due vi erano 17 anni di differenza. Tartaglia, un sacerdote non ancora trentenne già in odore di eresia, il filosofo perugino noto, oltre che per la sua attività antifascista, per essere l'autore di un libro fortunato che aveva avuto prima della guerra ampia circolazione, soprattutto in ambienti cattolici (“Elementi di un'esperienza religiosa”).
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domenica 26 maggio 2013

Henri Le Saux, il monaco cristiano - hindu


Riportiamo un estratto dalla biografia wikipedia di Henri Le Saux, il monaco cristiano-hindu che in India ha trovato un altro  cristianesimo rispetto a quello proposto dalla teologia e dalla chiesa.  Vicino alle teorie del distacco di mistici come Meister Eckarth, lontano dalla mitologia biblica.

Henri Le Saux (noto con il nome indiano Abhishiktananda) (Saint-Briac30 agosto 1910 – Indore7 dicembre 1973) è stato un monacobenedettino francese, figura mistica del cristianesimo Indiano che ha contributo molto al dialogo tra Cristianesimo ed Induismo.
Dopo aver studiato presso il seminario di Rennes entra, a 19 anni, nell'Abbazia di Sainte-Anne de Kergonan, che dipende dalla Congregazione di Solesmes. Ordinato sacerdote nel 1935, assume la funzione di bibliotecario e di professore, prima dello scoppio della guerra nel 1939. Fatto prigioniero nel 1940, riesce ad evadere. Nel 1945, entra in contatto con l'abate Jules Monchanin, dedito agli studi sull'India e alle connessioni tra il Cristianesimo e la spriritualità indiana. Nel 1948, Henri Le Saux raggiunge Jules Monchanin in India. Insieme i due fondano nel 1949 un ashram in un luogo chiamato Shantivanam («il bosco della pace»), sulle rive del fiume Kâverî. L'ashram è dedicato a Saccidânanda, cioè,secondo gli Upanişad,a Brahmâ, Essere, Coscienza, Beatitudine. I due eremiti individuano così una spiritualità della Santa Trinità autenticamente indiana. Dopo essersi recato nel 1949 ai piedi del Monte Shiva Arunachala (a circa 100 km a ovest di Pondichéry) in compagnia di padre Jules Monchanin e avere incontrato Ramana Maharshi, Henri Le Saux è profondamente scosso e cerca di comprendere più profondamente i misteri dell'India senza rinunciare alla propria fede cristiana. Vive un intenso dibattito interiore tra la parte cristiana ed'occidentale e la parte indiana: scrive sul diario «La montée au fond du cœur » alcune poesie che testimoniano questi interrogativi. Dopo qualche tempo passato come eremita sul monte Arunachala Henri Le Saux - che prende dopo il suo incontro con il maestro spirituale Gnanananda Tamil, il nome di Abhishiktananda - inizia una vita errante una parte dell'anno (visita molti monasteri e partecipa alle riunioni interreligiose) e una vita da eremita nella zona di Rishikesh, ai piedi dell'Himalaya, il resto dell'anno. Muore nel 1973, dopo, secondo i suoi ultimi scritti pubblicati in «La montée au fond du coeur», aver avuto un'esperienza di unione con Dio. È sepolto a Indore, India.

giovedì 23 maggio 2013

Il libro di Vannini sulla "religione nuova"


Dopo la ripubblicazione di Gesù Cristo e il cristianesimo di Martinetti, è in libreria un saggio di Marco Vannini sulla "religione nuova".
Vannini - tra i più eminenti studiosi della tradizione spirituale cristiana - sonda i vasti territori della mistica non solo occidentale ma anche orientale. Da Meister Eckhart al brahmanesimo e al buddismo, per giungere alla meditazione del monaco cristiano-hindu Henri Le Saux, si compone il quadro concettuale di un ardito viaggio nel segreto dello "Spirito". L'"uomo distaccato" del misticismo radicale di Eckhart, per il quale l'uomo ama veramente in quanto diviene l'amore stesso, si incontra con l'assenza di fine del Buddha inverandosi nel messaggio cristiano, messaggio dello Spirito, al di là di ogni apparente fideismo, di ogni apparente religiosità o dottrina del Libro. Guarire dall'ansia, dalla disperazione del vivere, suggerisce Vannini, è il frutto dell'apertura al solo e unico mistero dell'Essere, alla sola realtà: quella dello Spirito, che nella sua eternità governa la corretta visione del presente. Essere quindi fedeli al messaggio cristiano non potrà voler dire altro che andare oltre lo stesso cristianesimo e ai suoi condizionamenti storico-ideologici: superare l'ego e la sua tirannia, per riscoprire in sé, come indicava San Paolo, lo spirito di Cristo.

Oltre il cristianesimo

domenica 19 maggio 2013

Religione aperta. Torna Piero Martinetti

"Possiamo dirci ancora cristiani?" è il titolo proposto da Benedetto Croce per questo classico del pensiero filosofico, nel quale Piero Martinetti risale alle radici del messaggio di Gesù e s'interroga, prima ancora che sull'attualità del Cristianesimo, sul significato e sul valore della religione. La religione che "vive nelle anime, e non nel mondo" che può essere raggiunta compiutamente solo attraverso la ragione e che persiste nei cuori nonostante i dogmi che deprimono l'intelligenza e gli arbitri dell'istituzione ecclesiastica. Nonostante sia il risultato di un percorso di studio e ricerca interiore che abbraccia tutta la vita del filosofo, per comprendere appieno Gesù Cristo e il Cristianesimo è utile ricordare le condizioni in cui l'opera ha preso forma. Nel 1926 un provvedimento fascista interrompe il IV Congresso filosofico nazionale, presieduto da Martinetti e centrato su temi religiosi. L'anno successivo il suo corso di Cristologia all'Università di Milano viene portato faticosamente a termine tra disordini e intimidazioni. Il libro, che sarà pubblicato privatamente nel 1934 e subito messo all'indice dalla Chiesa e sotto sequestro dal regime, nasce da qui: dallo sviluppo di un ciclo di studi e dall'urgenza di reagire alla deriva, morale prima che politica, rappresentata dal fascismo. 
Un plauso all'editore Castelvecchi che ha reso di nuovo disponibile un testo fondamentale della libera ricerca spirituale.

venerdì 17 maggio 2013

Elezioni Roma: perché siamo depressi ?

A Roma si respira una strana aria in vista delle prossime elezioni comunali. Marino è ben piazzato, in vantaggio di circa tre punti sulla destra che in città ha un insediamento storico. Non solo, M. è un candidato poco gradito alla Chiesa per le sue posizioni sui diritti civili, tuttavia ce la può fare. Al ballottaggio basterà l'apparentamento con Marchini (se si guarda ai programmi tutt'altro che impossibile) ed evitare di infastidire l'elettorato grillino. Eppure c'è pessimismo. La ragione è da collegare alla delusione scaturita dalla nascita della grande coalizione a livello nazionale, ma ha le sue radici nella vicenda romana. Marino parla di stop al consumo di suolo, raccolta porta a porta, mobilità sostenibile, riforma della governance delle partecipate, ritorno allo spirito dell'estate romana. Un programma coraggioso, innovativo. E allora cosa non va ? A non andare è la straordinaria debolezza della politica rispetto agli interessi organizzati che, giova ricordarlo, ebbero nelle giunte guidate da Rutelli e Veltroni interlocutori docilissimi. E allora la memoria va al fallimento della cura del ferro, all'inefficienza dei servizi, agli accordi di programma, alla proliferazione dei posti nei CdA, all'assenza di un'alternativa a Malagrotta. In tutti questi casi la politica ha ceduto al cospetto degli interessi organizzati: costruttori, ceto politico, un monopolista del settore dello smaltimento, cittadini troppo innamorati delle quattro ruote, commercianti, corporazioni sindacali. In nome di una malintesa modernità che tutto doveva contrattare e riassorbire. Non più pas ennemis à gauche, ma pas ennemis. Se Marino ce la vorrà fare dovrà dire dei no e farsi degli inevitabili nemici. Ma un ruolo dovrà averlo anche la cittadinanza attiva: dovrà assumersi la responsabilità del controllo e trovare la forza di farsi sentire. Mobilitarsi su obiettivi concreti, misurabili, fare pressione, utilizzare la rete e la piazza. Sperimentando un nuovo modello di delega fondato non più sulla mediazione dei partiti ma sul rapporto diretto con l'eletto.

mercoledì 8 maggio 2013

Neuroni, desiderio, rete

Una ricerca scientifica sul desiderio. E' quanto contenuto nel video di Brian Knutson, neuroscienziato della Stanford University. Come funziona il rapporto tra decisioni e desiderio? Gli esperimenti sui ratti hanno dimostrato (1954) l'esistenza di una regione subcorticale del cervello che reagisce senza soluzione di continuità agli stimoli piacevoli. E che è in grado di cancellare le funzioni biologiche fondamentali (bere, mangiare, dormire) nell'ininterrotto assoggettamento al desiderio. Nell'uomo la sperimentazione ha dimostrato l'attivazione del medesimo meccanismo allorché l'aspettativa si concentra sulla possibilità di guadagnare denaro o acquistare un certo prodotto. Gli stimolanti piacere/guadagno/possesso portano il cervello a mettere in atto comportamenti che alterano le sue medesime funzioni vitali. Al polo opposto di questa catena vi è la patologia. La perdita di interesse nella vita, lo scivolamento nella incapacità di provare piacere: la schizofrenia.  In realtà, le patologie sono due: quella "autodistruttiva" e quella "assente". Che rischiano di dominare la nuova era informatizzata. L'esplosione di violenza nella quotidianità cui assistiamo nelle cronache di questi giorni, è estranea a questi processi? Se ne parla nel fascicolo Bioipermedia nell'ultimo numero di Alfabeta2.


domenica 5 maggio 2013

Tutti nel PD !

E se la crisi del PD segnasse l'ennesima occasione perduta della sinistra italiana ? La disfatta scaturita dalla conferma di Napolitano alla Presidenza della Repubblica apre il cantiere della rifondazione dell'unico soggetto politico consistente espressione della sinistra italiana. Piaccia o no le elezioni hanno messo una pietra tombale sulle ambizioni di Vendola e Ingroia. Per non parlare della componente liberalsocialista, il cui treno è passato nel 2006 con la Rosa nel Pugno (e il suo fallimento). Non è più il tempo di sindromi tolemaiche, di leader senza popolo che piantino la loro bandierina identitaria. Eppure all'orizzonte si profilano nuovi cantieri con Fiom, Sel, transfughi PD con la benedizione dalla madonna pellegrina protettrice di tutti i diritti: quel Rodotà che pure rivendica la sua storia nella sinistra italiana. L'unico modo per non reiterare antichi errori è l'unità, bandendo i protagonismi. E allora tutti nel PD ! Socialisti, Sel, Radicali, che accettino di sporcarsi le mani e corrano il rischio della contaminazione. Di nuovi Pdup proprio non c'è bisogno.

domenica 21 aprile 2013

Carne surrogata e Vendola: le due notizie della domenica

La notizia migliore della domenica la pubblica il supplemento innovazione e tecnologia del Sole 24 ore. La Silicon valley sta puntando su un nuovo business: la produzione di carne surrogata generata da proteine vegetali. Non è un'idea nuova, da tempo tofu e soia sono proposti come sostituti della carne in forma di cotolette e würstel. La novità è l'interesse dei grandi investitori, tra cui Bill Gates. Se la produzione di carne surrogata è percepita come una nuova frontiera dell'alimentazione sostenibile e salutista, tutto cambia. E si può evitare il collasso ambientale. Se i consumi di carne nei prossimi vent'anni raddoppieranno dagli attuali 300 milioni di tonnellate (dati FAO), la quantità di CO2 aumenterebbe esponenzialmente: un chilo di manzo finito nel nostro piatto ne produce ora 27 chili. A meno che non aumenti improvvisamente (e miracolosamente) il numero dei vegetariani in occidente e i paesi poveri rifiutino il regime carnico, la strada è obbligata.

La notizia peggiore non è l'implosione del PD, ma il riproporsi nella sinistra italiana dell'antico e micidiale mix di spirito identitario e settarismo. Vendola, smentendo i propositi unitari fin qui sbandierati, si accoda a Grillo e annuncia la nascita di un partito di sinistra sinistra. Un film già visto che non produrrà niente di utile se non la riproposizione dell'ennesimo soggetto minoritario. La speranza è che Barca, dopo il bel documento sul partito, non lo segua evitando di seguire il richiamo della foresta. Ciò che serve è la rifondazione del PD e il suo allargamento a tutta la sinistra non comunista. Radicali, socialisti, Sel dovrebbero entrare nel nuovo PD e dare vita ad aree cultural politiche che si confrontino per poi misurare il loro consenso nelle primarie. E dare vita a quella competizione tra sinistra liberale e sinistra socialdemocratica che finora è mancata. Ma il vate rosso, da buon discepolo di Bertinotti,  ancora una volta sembra preferire la tradizione.
p.a.


giovedì 11 aprile 2013

Scuola: chi valuta non può essere valutato ?


In concomitanza con l'avvicinarsi delle prove Invalsi si è riacceso uno stantio dibattito sulla possibilità di valutare con criteri universalmente accettati i livelli di competenza dei nostri studenti. Di seguito alcune precisazioni "da dentro".
1) Il fatto che lo Stato faccia delle rilevazioni dei livelli di apprendimento nelle scuole statali non può far pensare certamente ad un condizionamento della programmazione didattica; le indicazioni nazionali, che accompagnano la nascita dei nuovi licei, già sono sufficienti ad orientare, e non necessariamente in senso negativo, le nostre programmazioni didattiche. La libertà di insegnamento è importante ma non può pregiudicare libertà o diritti di livello superiore.
2) Le regole sociali sono precisamente un tentativo, positivo e irrinunciabile, di creare quella omologazione che non si dovrebbe intendere spregiativamente in quanto è l'insieme condiviso che noi tendiamo piuttosto a chiamare cultura.
3) In ogni caso il compito della scuola, che ci piaccia o no, è anche quello di certificare delle competenze rilasciando un titolo di studio statale e non generici attestati di frequenza.
4) Le prove del SNV sono preparate da docenti e testate con cura.
5) Quelli che qualcuno chiama ancora quiz sono in realtà prove strutturate o semistrutturate frutto di un lungo e raffinato lavoro docimologico e costituiscono tuttora uno dei metodi di accertamento di competenze utilizzato da istituti e università per l'ammissione ai corsi e dalle agenzie per la selezione del personale. Il fatto che si usino strumenti di rilevamento delle competenze non implica fondare tutta l'attività didattica e di conseguenza tutta la valutazione formativa o sommativa sulle prove strutturate.
6) I questionari degli studenti con disabilità, che abbiano (cosa auspicabile) o meno partecipato alla somministrazione, non entrano nel computo statistico. In questo non c'è alcuna discrezionalità del DS.
7) La pratica del cheating (imbroglio) sia da parte dei docenti che da parte degli studenti è tenuta in debito conto e viene calcolata con tecniche statistiche; i risultati sono sempre al netto del cheating.
8) La valutazione che si centra sull'autovalutazione prevede una parte attiva e non può esistere in presenza della cultura del sospetto e del boicottaggio. La correzione delle prove nazionali vede i docenti impegnati in un'attività che potrebbe anche ridursi a manovalanza, ma questo impegno porta anche ad entrare nel vivo delle risposte ai quesiti della prova e nel processo di raccolta dei dati che è il primo passo verso la successiva e più raffinata analisi dei dati.
p.e. cretoni


sabato 6 aprile 2013

Aldo Capitini: istituzioni e individui



Pubblichiamo un brano dalla lettera di religione n. 9 che Capitini scrisse il 13 febbraio 1952. Gli individui e le istituzioni, una differenza utile per capire le reali possibilità di cambiamento del nuovo Papa.

Forse mai con la chiarezza di oggi fu possibile vedere la differenza tra le istituzioni e gl'individui; e su questa differenza è bene richiamare l'attenzione, proprio per esigenza religiosa, soprattutto per queste due ragioni:
1. che anche le vecchie istituzioni religiose subiscono questa squalifica;
2. che solo vivendo quella differenza si reagisce alla tentazione di distruggere, con le istituzioni (come si deve) gl'individui (perché anzi, la vita religiosa come la vengo esponendo, li vede tutti esser anche altro che la istituzione a cui appartengono, e li conduce tutti alla liberazione, e perciò attua la nonviolenza).
Non ci si può preparare ad una nuova vita religiosa se non riducendo al minimo i fatti istituzionali di qualsiasi genere...
Le istituzioni, quanto piú si ergono superbe e totalitarie (cioè con la pretesa di abbracciare tutto), tanto piú sono lussuria di potenza e ostacolo diabolicissimo, o storico o umano o mondano che si voglia dire, all'emergere di quella compresenza pura o realtà di tutti, che solo amore e valore ha per confine, e che ha per fondamento incrollabile l'intimità e la libera apertura: spiritus ubi vult spirat (lo spirito soffia dove vuole).
… Perciò tanto piú stona religiosamente che uno che si dice il capo dell'istituzione cattolica (ma io penso che il rinnovamento religioso non sarà opera di un capo, bensí di tutti gli esseri) diffonda parole di soverchio vanto dell'istituzione, come istituzione, e pretenda, nientedimeno, di restaurare cosí lo spirito evangelico, di dare inizio a rifare il mondo dalle fondamenta, e al cambiamento di rotta da tanti desiderato: sono queste frasi del discorso di Pio XII del 10 febbraio 1952. In séguito a questo discorso il capo dell'Azione cattolica scrive commentando e svolgendo: " Siamo caduti molto in basso durante cinque secoli della ribellione protestante ".
Vediamo dunque confermata la tante volte ripetuta autoesaltazione della Chiesa di Roma, l'irreligioso e disgustoso vanto della propria durata nei secoli (come se esso non possa esser fatto ugualmente da tante altre istituzioni storiche, alte e meno alte, e basse, dalla religione ebraica ed altre orientali alla specie dei lupi e degli elefanti e a tanti costumi che durano da millenni), il pagano mito della salvezza di Roma per opera di Maria; e, cosa piú importante, l'accusa alle correnti cristiane non cattoliche; poiché, se si fa una considerazione di costume civile e di moralità, è ben visibile che paesi formati, si può dire, dalla riforma o "ribellione" protestante, come l'Inghilterra, la Svizzera, la Svezia e Norvegia, la Danimarca, l'Olanda, nulla hanno da invidiare alle nazioni cattoliche e particolarmente alla Spagna, dove la Chiesa romana è onnipotente e Maria invocata come patrona.

giovedì 28 marzo 2013

Addio concorrenza per i servizi pubblici locali

Era ampiamente prevedibile. Senza limiti rigidi alla facoltà dei comuni di utilizzare gli affidamenti diretti, l'in house sarebbe dilagato. Come sempre in Italia il tappo alle riforme è saldato da un intrico giurisdizionale seguito alla mancanza di un indirizzo politico chiaro.
 Ad aprire la strada la sentenza della corte costituzionale che ha bocciato la regolamentazione dei servizi pubblici locali perché in contrasto con l'esito referendario riguardo alla gestione delle risorse idriche, a seguire l'abrogazione della soglia dei 200.000 euro per consentire gli affidamenti diretti e la proroga al 2020 della scadenza degli affidamenti per società quotate in borsa. Un micidiale uno due che ha l'effetto di stabilizzare il presente e palesare il contrasto con l'indirizzo europeo. Da Bruxelles da anni, invano, hanno individuato nella liberalizzazione lo strumento migliore per tutelare l'interesse pubblico.  Ma in Italia il dibattito verte sul controllo delle caramelle in dotazione alla Camera dei deputati. 
Di questo ed altri temi si parla nella recente II edizione di 


venerdì 22 marzo 2013

Manuale delle pulizie di un monaco buddista.

"Che ne dite di fare le pulizie di casa dando un’occhiata alle regole dei monaci? Sarà divertente e per nulla difficile! Se avete deciso di riordinare la vostra anima, i lavori domestici di tutti i giorni si trasformeranno in quattro e quattr’otto in una pratica spirituale quotidiana".
Così scrive Keisuke Matsumoto nel suo Manuale di pulizie di un monaco buddhista, un testo che combina con grazia e levità  zen consigli pratici, riflessioni filosofiche e spirituali. Il libro descrive gli strumenti necessari per i lavori di casa (sandali da lavoro, guanti, calzini, scopa e paletta, straccio, secchio, piumino), la pulizia di cucina, bagno, salotto e degli altri spazi abitativi, e illustra come fare il bucato, stirare, lavare i piatti, fare le riparazioni, nonché curare l’igiene personale. Libro insolito e affascinante. Allegoria di una rivoluzione possibile fondata su nuove pratiche di vita, alternativa alla retorica, agli sproloqui, alle certezze fondate sugli slogan. E al nuovo squadrismo orchestrato da un comico mediocre.


sabato 16 marzo 2013

Il cancro delle ex municipalizzate

"Le partecipate sono il vero cancro degli enti locali, un passato di cui non ci si riesce a liberare, con incarichi e consulenze dai compensi fuori mercato che non hanno prodotto niente", sono parole del presidente della corte dei conti pronunciate in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2013. Non è una notizia, ma la realtà che su questo magazine abbiamo denunciato da tempo, anche nella raccolta di saggi della II edizione di "Per Roma" appena uscita in ebook. Le partecipate, ma sarebbe più corretto continuare a chiamarle municipalizzate, sono piene di debiti, svolgono un servizio inefficiente, sono sovradimensionate nel personale, sono campioni di assunzioni clientelari, consulenze inutili e, soprattutto, sono estranee alla concorrenza. Prevale, infatti, l'affidamento diretto. Sono, tuttavia, irriformabili considerando la funzione di ammortizzatore sociale a livello locale che svolgono con la compiacenza di tutti i partiti. I dati e la ricostruzione dello sconfortante scenario sono sul sito della corte dei conti, Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica 2012. Nel frattempo noi romani  ci prepariamo ad assistere, sulla sponda Pd, alla competizione tra un chirurgo, un giornalista piacione e una serie di piccoli e piccolissimi professionisti della politica. 

mercoledì 13 marzo 2013

"Per Roma" (II ediz.). Idee e proposte.

Disponibile la nuova edizione del libro uscito nel novembre 2011 arricchita di nuovi contributi di Paolo Allegrezza, Vezio De Lucia, Marco De Nicolò, Elena Murtas, Franco Paolinelli, Franco Pettarin, Antonino Saggio. Si aggiungono ai saggi presenti nella prima edizione dei medesimi autori, di Stefano Garano e Walter Tocci. E' possibile immaginare una città che esca dall'attuale stagnazione e sperimenti nuove politiche ambientali, sociali e urbanistiche ? Una nuova stagione della cultura che stabilisca un dialogo con i cittadini come nella indimenticata esperienza  di Renato Nicolini ? Una gestione dei servizi di pubblica utilità che non abbia paura di sperimentare nuovi modelli di gestione ? Il lettore troverà nel libro alcune possibili tracce di lavoro mutuate dalle migliori esperienze europee e, in alcuni casi, da un consolidato quanto appassionato lavoro sul campo. 
Il libro può essere scaricato da
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 tutte le principali librerie on line.

 
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martedì 5 marzo 2013

Per una teoria critica dei social network

Forse è giunto il momento di sviluppare una teoria critica dei social network. Capirne la funzione profonda ed elaborarla facendo tesoro degli sviluppi recenti che li hanno visti protagonisti. Il pensiero va alle primavere arabe e al flusso imponente di comunicazione che i s.n. hanno dimostrato di saper mettere in movimento nelle mobilitazioni e nelle campagne per la libertà. Ma i s.n. non sono semplicemente nuovi media, sono ambienti della trasformazione antropologica (Franco Berardi Bifo su Alfabeta 2/marzo). Il soggetto che si attivizza nella comunicazione social è qualcosa d'altro rispetto all'utente passivo di giornali, radio, tv. Interagisce e proietta se stesso nella rete. Assume e a sua volta trasferisce informazione, ma vive nel virtuale assorbito in una dimensione temporale che può essere senza limiti. E' isolato anche se ha migliaia di amici perché non produce la vita, si limita a mimarla. Solo staccandosi dal monitor ed entrando nel reale, stabilisce relazioni. Altrimenti, il rischio è che l'altro scompaia assorbito nel mare dei mi piace e delle condivisioni. E allora una teoria critica dei s.n. potrebbe partire dal riconoscerne la qualità informativa, rigettandone l'uso individualistico, simil affettivo. E' in quest'ultimo aspetto che rischia di riproporsi, nell'immaterialità della rete, una vecchia conoscenza del secolo scorso: l'alienazione.
p.a.

venerdì 1 marzo 2013

Il pacifismo radicale di Edmondo Marcucci


Un articolo di Paolo Allegrezza (mondoperaio/2/13) su Edmondo Marcucci (1900-1963), sodale di Aldo Capitini e antesignano dell'impegno pacifista e nonviolento in italia.

 Fra i molteplici aspetti che si possono sottolineare della figura di Edmondo Marcucci, dal sodalizio con Capitini, all’inesausta militanza pacifista e non violenta, all’impegno zoofilo e vegetariano, alla ricerca nel solco della “religione aperta” – in questa sede si vuole porre l’accento sul significato e il lascito della sua testimonianza intellettuale. Non solo il suo ruolo nel movimento pacifista, su cui pure è stata fatta luce, ma le ragioni di un percorso di studio e di impegno che si segnala per la sua feconda ambivalenza: essere allo stesso tempo defilato ma immune dal provincialismo che per tanti versi ha segnato il dibattito pubblico in Italia nel corso del secondo ’900. Fin dal 1944 Marcucci divenne uno degli animatori della battaglia pacifista e antimilitarista in Italia: presente in tutti i processi in cui erano imputati gli obiettori di coscienza, organizzò insieme a Capitini la rete non violenta italiana, mantenendo i contatti con una miriade di associazioni pacifiste, vegetariane, religiose internazionali. Tra gli organizzatori della Marcia della pace Perugia-Assisi (1961), lasciò alla sua morte la sterminata biblioteca, frutto degli studi di una vita e di una inesausta passione bibliofila.
 

giovedì 28 febbraio 2013

No, la grande coalizione, No

Una replica all'intervento di Paolo Allegrezza sulla grande coalizione.

Certe volte mi domando se non ho sbagliato tutto nella vita oppure se lo spostamento ideologico che gli eventi hanno inevitabilmente operato nella parte politica in cui sono cresciuto ed invecchiato me la rendano ormai totalmente estranea, veramente c'è qualcuno di centrosinistra che pensa che abbia senso allearsi con mafiosi, ladri e puttane pur di non far avvicinare alla stanza dei bottoni i fastidiosi e settari "ragazzi" 5 stelle? Veramente qualcuno mi vuole condannare ad avere Brunetta nuovamente insignito di dignità governativa? Ma soprattutto veramente qualcuno pensa che questa sia l'unica Europa possibile e che le banche che hanno creato il problema abbiano la lucidità per indicare le vie della soluzione? Veramente siamo diventati così poveri di spirito da temere la rigidità di un gruppo discontinuo ed eterogeneo più degli inquietanti individui che hanno massacrato il nostro paese e che ora pretendono di essere legittimati dalla stessa urgenza europeista contro la quale fino a ieri sputavano?
Ricordiamoci una cosa, i riformisti sopravvivono se riformano. Se no sono destinati a morire.

Franco Pettarin

mercoledì 27 febbraio 2013

Per una grande coalizione

Cosa ci può essere di peggio per il Pd  della sconfitta elettorale ? Proporre a Grillo un accordo di governo. Si stenta francamente a comprendere come Bersani possa avere concepito una mossa tanto improbabile, subito accompagnata dalla prevedibile porta in faccia sbattuta dal tribuno. Mossa che ripete l'errore compiuto da Prodi nel 2006. Un'alleanza con i 5 stelle non poggerebbe su alcuna base programmatica seria, a meno che non si ritengano i costi della politica materia sufficiente per un programma di governo. E al momento di votare la finanziaria cosa si fa ? Si aspetta il referendum on line tra i grillini ? L'unica soluzione praticabile è una grande coalizione per una legislatura costituente e poi andare alle urne. Più tardi possibile. Non per evitare l'eventuale trionfo 5 stelle, ma per realizzare le riforme e riscattare la politica e i partiti. Aprire una stagione lacrime e sangue contro il populismo, con i fatti.

giovedì 21 febbraio 2013

Il caso Giannino

La caduta di Oscar Giannino e di Fare è una triste vicenda politica prima che personale. Non è pensabile che il coraggioso esperimento liberale ed anti corporativo lanciato in estate da un pugno di economisti, veri non taroccati, non ne esca distrutto. I corsi e ricorsi fanno pensare al caso Piccardi che travolse il  primo Partito radicale nel lontano 1962,  anche se in questo caso è evidente il surplus di cialtronaggine. A maggior ragione perché tutta la campagna di Fare era fondata sulla trasparenza e il merito. A rimanere fregati sono tutti quelli che avevano guardato con speranza a Fermare il declino e che ora si trovano senza rete. Dopo l'autosilenziamento di Renzi e il suicidio dei Radicali.




giovedì 14 febbraio 2013

Scuola. Che fare (3)


La scuola che vorrei
  1. Non più di 20 alunni per classe
  2. Un biennio unificato obbligatorio con materie curricolari uguali per tutti nel primo anno come: italiano, matematica, storia, geografia, disegno, musica, inglese, educazione civica, scienze (conoscenza del corpo umano, del sistema immunitario, del meccanismo delle dipendenze), informatica. Con l’aggiunta di materie opzionali dal secondo anno come : latino, storia dell’arte, fisica, strumento musicale; problematiche legate alla conoscenza e alla conservazione del patrimonio artistico, culturale, paesaggistico; conoscenze legate ai sistemi ecologici. Consentire, insomma, tramite le materie curricolari e opzionali di operare delle scelte consapevoli nel triennio successivo.
  3. Un triennio di specializzazione durante il quale conservare materie curricolari strettamente coerenti con l’indirizzo scelto e materie opzionali di approfondimento e/o integrazione. Lascerei, per esempio, anche in una specializzazione tecnica la possibilità di studiare il latino, o la musica, o l’arte, o una seconda lingua.
  4. Una scuola aperta anche al pomeriggio, con una mensa, con spazi per lo studio, con classi aperte per lo svolgimento delle materie opzionali.
  5. Abolizione del sistema a punti dell’Esame di Stato che ha ridotto la scuola ad un votificio e ha portato studenti e docenti a calcolare le medie matematiche mettendo in secondo piano gli obiettivi educativi e formativi, la crescita umana e culturale degli studenti. Se proprio si vuole mantenere l’esame, questo dovrebbe essere accompagnato da certificazioni e valutazioni delle competenze acquisite nell’ambito delle materie opzionali.
  6. Possibilità di orari elastici per gli insegnanti che, su base volontaria, possono decidere di impegnarsi oltre l’orario obbligatorio presentando programmazioni di attività di approfondimento, di sostegno, di recupero; oppure di impegnarsi nello svolgimento delle materie opzionali. Per queste ultime si potrebbero lasciare i liberi i singoli istituti di progettare la loro offerta didattica e formativa.
  7. Abolizione di ogni e qualsiasi forma di finanziamento alle scuole private, ed è possibile qualora si abbia la coscienza pulita sulla qualità della scuola pubblica e sulla sua rispondenza ai bisogni dei giovani e delle famiglie.
  8. Prevedere finanziamenti più consistenti alle scuole che operano nelle periferie delle città e nei quartieri a rischio, finanziamenti che permettano a quelle scuole in particolare di rimanere aperte per dodici ore al giorno, con i quali si retribuiscano di più i docenti che si impegnano di più e meglio, con i quali si rendano quelle scuole belle, pulite, accoglienti. La bellezza è parte fondamentale della formazione dell’uomo, chi cresce nella bruttezza, nel degrado, nella sporcizia e sopporta tutto questo come se fosse normale, finisce con l’immaginarsi uguale ciò che lo circonda.
In questo paese si sono sprecate tante risorse, si è buttato via tanto denaro pubblico in corruzione, clientele, enti inutili, evasione fiscale e si è pian piano instillato nei giovani il senso dell’inutilità dell’impegno, dell’impossibilità di cambiare le cose; si è favorita e tollerata la loro passività; si è uccisa la loro speranza; si sono lasciati presentare loro modelli di prostituzione, di soldi facili e questi modelli non sono stati contrastati in nome del profitto e dell’interesse di pochi. Qualche tempo fa, in suo articolo su La Repubblica, Marco Lodoli denunciò il fatto che le menti dei nostri ragazzi sono sempre meno capaci di pensare e il loro linguaggio di esprimere pensieri e sentimenti e chiamò “genocidio” l’annientamento di queste che sono le più preziose facoltà umane. Egli dichiarò la scuola impotente di fronte all’assedio delle televisioni e dei centri commerciali.
Certo la scuola come si è andata riducendo in questi anni nei quali avrebbe dovuto invece essere più forte, è veramente impotente e l’impotenza è la tentazione più presente nei docenti oggi; molti, soprattutto i più giovani, tendono a reagire recuperando la “disciplina”, la “severità”, come se con questi mezzi si potessero recuperare autorevolezza ed efficacia.
Se il nostro paese vuole veramente salvarsi dal fallimento, dall’insignificanza e dal ludibrio non altre vie che investire risorse, energie e fantasia nella scuola pubblica.
Flavia Morando (3_fine)

lunedì 11 febbraio 2013

Sulla scuola. Che fare (2)


La questione delle vacanze
Se un insegnante di secondaria superiore non deve svolgere gli esami di Stato, alla metà di giugno è libero da impegni, deve essere reperibile, non è ufficialmente in ferie, ma non va a lavorare fino al primo di settembre. Da questo momento fino all’inizio delle lezioni ci sono attività più o meno impegnative, ma che non comportano una presenza quotidiana e costante a scuola, per esempio alcuni svolgono i corsi di recupero estivi. Quando sono sospese le attività didattiche ( ponti, vacanze natalizie e pasquali) i docenti non devono recarsi al lavoro. Quando sono impegnati negli esami di stato (per i quali comunque si riceve una retribuzione), possono ritenersi liberi intorno alla metà di luglio, fermo restando che l’impegno non richiede una presenza continua dal termine delle lezioni al termine degli esami stessi. Possiamo fare qualche calcolo, certamente approssimativo, ma indicativo, così da sfrondare tanti luoghi comuni “trasversali”.
Sono 200 i giorni di scuola minimi che devono essere garantiti agli studenti per la validazione dell’anno scolastico.
Le settimane di scuola, quindi, sono circa 29 e ogni docente usufruisce di un giorno libero a settimana che va sottratto ai 200: totale 171 giorni di lavoro effettivo.
A questi vanno aggiunti i giorni impegnati negli esami di stato che possono variare da 10 a 15 giorni effettivi (ma che non riguardano tutti e, come ho detto, sono soggetti ad una retribuzione aggiuntiva sulla cui entità si può discutere, ma non riguarda questo contesto).
Il totale è di 180 – 190 giorni. Un dipendente pubblico in media, tolti i giorni festivi e un giorno libero a settimana, è in servizio per circa 253 giorni cui vanno sottratti 32 giorni di ferie: totale 221 giorni.
Quindi, gli insegnanti che sono impegnati più a lungo, ovvero quelli delle scuole superiori che svolgono gli esami di stato, lavorano 31 giorni in meno degli altri.
Fermo restando che le modifiche dei contratti di lavoro non devono essere calate dall’alto, ma devono essere il frutto di contrattazioni, questo governo ci chiedeva di aumentare a ventiquattro le ore di lezione settimanali, ed in cambio ci riconosceva 15 giorni di ferie in più. Ho sentito alcuni colleghi affermare che si trattava di una presa in giro “perché tanto lo sanno che a scuola dal 10 – 15 di luglio non c’è più nessuno, quindi che cavolo ci danno?”. Avrei voluto rispondere: ”Appunto!”,  ma non l’ho fatto.
Il ruolo degli studenti nella protesta
Affermare come ha fatto Monti che i professori hanno strumentalizzato gli studenti è generalizzazione inaccettabile. Ma la mia esperienza come madre di uno studente liceale e come docente mi ha purtroppo consentito di osservare che alcuni colleghi hanno diffuso tra gli studenti informazioni parziali, confuse, spesso generiche ed imprecise, in particolare sulla cosiddetta legge Aprea. Inoltre posso testimoniare che in un primo momento, appena si è diffusa la notizia del possibile incremento di sei ore settimanali senza aumento della retribuzione, gli studenti non hanno affatto reagito, la maggioranza di essi neppure sapeva di cosa si stesse parlando. Sono stati i docenti a parlare con loro, a dire che con questo si voleva rendere meno efficace il lavoro degli insegnanti e quindi svalutare la scuola pubblica. Alcuni docenti poi, di fronte ad una reazione piuttosto debole degli studenti di fronte a questa problematica, hanno spostato l’attenzione sull’Aprea, affermando che con questa proposta di legge si voleva privatizzare la scuola, sopprimere gli organi collegiali, abolire le assemblee studentesche. Non si è spiegato che le 24 ore erano un provvedimento inserito nella legge di stabilità, né cosa fosse una legge di stabilità; non si è chiarito che la Aprea giaceva da anni in parlamento e non era una novità; né si è letto nella medesima proposta di legge che essa portava a compimento il processo dell’autonomia scolastica e lasciava alle singole scuole l’organizzazione delle assemblee studentesche e degli organi collegiali e consentiva la partecipazioni di aziende private al bilancio delle singole scuole (come accade già in alcune zone del nord Italia).
Si possono condividere o meno queste proposte . personalmente non sono rasserenata dalle immagini che il “privato” generalmente offre di sé in questo paese -  ma non è consentito  e,  a mio avviso, è molto grave dal punto di vista deontologico, informare in modo parziale e superficiale gli studenti, incoraggiare forme di protesta “solidali” che innescano autogestioni, occupazioni o altre iniziative che ottengono l’unico risultato di rendere la scuola pubblica ancora meno appetibile, funzionale ed efficace.

Formare uomini e donne liberi  
Don Milani sosteneva che  non può dirsi un uomo una persona che non sappia leggere e capire la prima pagina di un quotidiano. Se questo era vero nei primi anni ’60, figuriamoci ora che la realtà politica, sociale ed economica si è fatta globale e sempre più complessa. Cosa fa, dunque, la scuola di massa, pubblica e laica per formare uomini e cittadini?
Sulla carta esistono materie come la storia, l’educazione civica, la filosofia, diritto ed economia che si presterebbero a riflessioni sulle situazioni economiche e politiche attuali, che sono ricche di spunti per una attualizzazione critica in relazione alla comunicazione di massa, alla crisi economica, al funzionamento delle maggioranze parlamentari, alla applicazione della Costituzione e via dicendo. Purtroppo si è esclusivamente attenti allo svolgimento dei programmi, al numero delle verifiche scritte e orali, alle nozioni apprese. Purtroppo, e spesso, si rinviano le riflessioni sull’attualità “a quando ci si arriva col programma”: il che vuol dire – quando va bene – alla seconda parte dell’ultimo anno di scuola superiore, quando gli studenti fremono per gli esami, quando bisogna arrivare al dunque, quando ci si accorge che “non si hanno abbastanza voti”, quando anche i discorsi sul presente appaiono argomenti di studio come gli altri.
Ci sono in molte scuole progetti di lettura dei quotidiani in classe, non so come funzionino, ma a me è parso che spesso ci soffermi sulla struttura del quotidiano, sull’analisi del linguaggio giornalistico, sull’esame delle diverse tipologie di articoli.

Flavia Morando (2-continua)