La
scuola che vorrei
- Non più di 20 alunni per classe
- Un biennio unificato obbligatorio con materie curricolari uguali per tutti nel primo anno come: italiano, matematica, storia, geografia, disegno, musica, inglese, educazione civica, scienze (conoscenza del corpo umano, del sistema immunitario, del meccanismo delle dipendenze), informatica. Con l’aggiunta di materie opzionali dal secondo anno come : latino, storia dell’arte, fisica, strumento musicale; problematiche legate alla conoscenza e alla conservazione del patrimonio artistico, culturale, paesaggistico; conoscenze legate ai sistemi ecologici. Consentire, insomma, tramite le materie curricolari e opzionali di operare delle scelte consapevoli nel triennio successivo.
- Un triennio di specializzazione durante il quale conservare materie curricolari strettamente coerenti con l’indirizzo scelto e materie opzionali di approfondimento e/o integrazione. Lascerei, per esempio, anche in una specializzazione tecnica la possibilità di studiare il latino, o la musica, o l’arte, o una seconda lingua.
- Una scuola aperta anche al pomeriggio, con una mensa, con spazi per lo studio, con classi aperte per lo svolgimento delle materie opzionali.
- Abolizione del sistema a punti dell’Esame di Stato che ha ridotto la scuola ad un votificio e ha portato studenti e docenti a calcolare le medie matematiche mettendo in secondo piano gli obiettivi educativi e formativi, la crescita umana e culturale degli studenti. Se proprio si vuole mantenere l’esame, questo dovrebbe essere accompagnato da certificazioni e valutazioni delle competenze acquisite nell’ambito delle materie opzionali.
- Possibilità di orari elastici per gli insegnanti che, su base volontaria, possono decidere di impegnarsi oltre l’orario obbligatorio presentando programmazioni di attività di approfondimento, di sostegno, di recupero; oppure di impegnarsi nello svolgimento delle materie opzionali. Per queste ultime si potrebbero lasciare i liberi i singoli istituti di progettare la loro offerta didattica e formativa.
- Abolizione di ogni e qualsiasi forma di finanziamento alle scuole private, ed è possibile qualora si abbia la coscienza pulita sulla qualità della scuola pubblica e sulla sua rispondenza ai bisogni dei giovani e delle famiglie.
- Prevedere finanziamenti più consistenti alle scuole che operano nelle periferie delle città e nei quartieri a rischio, finanziamenti che permettano a quelle scuole in particolare di rimanere aperte per dodici ore al giorno, con i quali si retribuiscano di più i docenti che si impegnano di più e meglio, con i quali si rendano quelle scuole belle, pulite, accoglienti. La bellezza è parte fondamentale della formazione dell’uomo, chi cresce nella bruttezza, nel degrado, nella sporcizia e sopporta tutto questo come se fosse normale, finisce con l’immaginarsi uguale ciò che lo circonda.
In questo
paese si sono sprecate tante risorse, si è buttato via tanto denaro
pubblico in corruzione, clientele, enti inutili, evasione fiscale e
si è pian piano instillato nei giovani il senso dell’inutilità
dell’impegno, dell’impossibilità di cambiare le cose; si è
favorita e tollerata la loro passività; si è uccisa la loro
speranza; si sono lasciati presentare loro modelli di prostituzione,
di soldi facili e questi modelli non sono stati contrastati in nome
del profitto e dell’interesse di pochi. Qualche tempo fa, in suo
articolo su La Repubblica, Marco Lodoli denunciò il fatto che le
menti dei nostri ragazzi sono sempre meno capaci di pensare e il
loro linguaggio di esprimere pensieri e sentimenti e chiamò
“genocidio” l’annientamento di queste che sono le più preziose
facoltà umane. Egli dichiarò la scuola impotente di fronte
all’assedio delle televisioni e dei centri commerciali.
Certo la
scuola come si è andata riducendo in questi anni nei quali avrebbe
dovuto invece essere più forte, è veramente impotente e
l’impotenza è la tentazione più presente nei docenti oggi; molti,
soprattutto i più giovani, tendono a reagire recuperando la
“disciplina”, la “severità”, come se con questi mezzi si
potessero recuperare autorevolezza ed efficacia.
Se il
nostro paese vuole veramente salvarsi dal fallimento,
dall’insignificanza e dal ludibrio non altre vie che investire
risorse, energie e fantasia nella scuola pubblica.
Flavia Morando (3_fine)