Gloria è la storia di una ultracinquantenne sola che si imbatte, previo incontro in una sala da ballo, in un ex ufficiale della marina da poco separatosi dalla moglie. L'incontro, inizialmente pieno di promesse, si rivelerà un disastro per la protagonista che dovrà fare i conti con l'incapacità dell'uomo di tagliare i ponti con una famiglia dipendente e oppressiva. Per ben due volte Gloria viene mollata sul più bello dal pavido partner cui restituirà il tutto con gli interessi "uccidendolo" con un mitra caricato a vernice. Ma non è la rappresentazione della mediocrità del maschile il terreno privilegiato del film. Dietro il ritratto di una solitudine da mezza età vi è la società cilena, il movimento di protesta del 2012, il rifiuto del conformismo familistico dentro cui si muove lo scontro tra Gloria e il suo mediocre principe azzurro. Da una parte un mondo laico, critico, consapevole e, vivaddio, colto; dall'altra l'universo claustrofobico della piccola borghesia (l'evocazione del mondo militare), antica fiancheggiatrice del fascismo pinochettista. Così dall'io si passa al noi, dal particolare al generale, come solo un'opera creativa (seria) sa fare.