Era ampiamente prevedibile. Senza limiti rigidi alla facoltà dei comuni di utilizzare gli affidamenti diretti, l'in house sarebbe dilagato. Come sempre in Italia il tappo alle riforme è saldato da un intrico giurisdizionale seguito alla mancanza di un indirizzo politico chiaro.
Ad aprire la strada la sentenza della corte costituzionale che ha bocciato la regolamentazione dei servizi pubblici locali perché in contrasto con l'esito referendario riguardo alla gestione delle risorse idriche, a seguire l'abrogazione della soglia dei 200.000 euro per consentire gli affidamenti diretti e la proroga al 2020 della scadenza degli affidamenti per società quotate in borsa. Un micidiale uno due che ha l'effetto di stabilizzare il presente e palesare il contrasto con l'indirizzo europeo. Da Bruxelles da anni, invano, hanno individuato nella liberalizzazione lo strumento migliore per tutelare l'interesse pubblico. Ma in Italia il dibattito verte sul controllo delle caramelle in dotazione alla Camera dei deputati.
Di questo ed altri temi si parla nella recente II edizione di