El Especialista de Barcelona è il miglior romanzo italiano degli ultimi dieci anni, scritto dal migliore scrittore italiano vivente. Aldo Busi compie un'operazione semplice nella quale risiede il cui prodest stesso della scrittura. Inventare un linguaggio e grazie a quello, come diceva sanguineti, "letteraturizzare" il mondo. Creare dei dispositivi ambigui, degli enigmi, delle allegorie che lo testualizzi. Compito del lettore critico è non soltanto di svelare l'indovinello, ma di capirne le ragioni, ricostruirne i perchè, valutare l'idelogia letterarie e politica naturalmente) che vi presiede. Nel dialogo dello Scrittore con una foglia la trama scompare, così come scompaiono i ben ventiquattro personaggi intorno cui si avvolge. Contano le digressioni, le invettive, i ragionamenti sul desolato presente che circonda lo Scrittore. Nessuna scrittura contemporanea riesce a rappresentare l'osceno con tanta violenza e leggerezza. L'ipotassi ampia, sinfonica, non estranea alla tradizione, ampiamente frequentata da A.B., si sviluppa su un tono colloquiale, volutamente basso, grottesco, sbracato. Il precedente è nell'Arbasino dell' "Anonimo" e di "Fratelli d'italia", seppure meno composito, meno incline alle citazioni e agli elenchi. I risultato è una lingua non meno potente che assegna allo Scrittore il compito di fornire non tanto il piacere del testo, che pure c'è, quanto i veleni del testo (altra citazione sanguinetiana). Il che vuol dire spingere il lettore verso i sentieri della demistificazione, del rifiuto delle identità fisse, dello straniamento. Il contrario dell'immedesimazione e del coinvolgimento emotivo. Busi riesce a tenere la temperatura della scrittura sempre molto bassa, il che non gli impedisce di provocare incendi e attentare all'odine costituito. L'unica possibilità che lo Scrittore sembra concedere è l'dentificazione nell'orgia liberatoria e sovversiva cui si abbandonano i campesinos messicani nelle spelendide pagine finali del romanzo.