Gli studenti medi scendono in piazza a fianco dei loro colleghi universitari e dei ricercatori nel disperato e temo vano tentativo di fermare una riforma che hanno la sensazione rovinerà il loro futuro, probabilmente hanno ragione ma altrettanto probabilmente la scarsa consapevolezza che dimostrano delle proprie ragioni rischia di travolgerli e di aprire la strada ad un tragico riflusso.
La sensazione forte che mi rende teso e perplesso è che questo movimento rischi di essere vittima di una mancanza di razionalizzazione delle intuizioni, di una tendenza ad essere superficialmente (non uso questo termine in senso negativo ma proprio nel senso dello stare in superficie) collegati con quanto accade, vivendolo con intensità pre-cosciente.
Questo è forse stato sempre tipico dei giovani ma oggi mi sembra potenziato dai moderni mezzi e linguaggi della comunicazione.
Il nemico dal quale i ragazzi del movimento si devono guardare non è quindi l’estremismo di alcune frange che si autocondannano alla marginalità, né il velleitarismo democratico di chi pretende in termini pre-politici che il governo tenga conto delle proprie esigenze reali, né ancora le strumentalizzazioni che da parte del mondo politico potrebbero essere messe in atto, in positivo o in negativo è lo stesso.
Il loro vero nemico è l’incapacità di tradurre in discorso la pluralità delle spinte che li caratterizza, dandogli una forza complessiva di redefinizione dei rapporti generazionali e politici.
In realtà questa potrebbe essere la loro forza a patto però che sappiano reinventare la comunicazione e trovino un settore del mondo degli adulti che in questo li sostenga e li appoggi.
Occasione imperdibile per la sinistra, sapremo farlo?
Perché non cominciare fornendo alla prossima manifestazione un servizio d’ordine autorevole e pacifico che definisca lo spazio in cui lasciarli liberi di agire?
Potrebbe essere la metafora su cui fondare, in maniera scevra da ogni paternalismo e da ogni interesse di bottega, un rapporto importante per chi vede nella ridefinizione delle pratiche sociali e politiche la strada maestra di quella che un tempo si chiamava rivoluzione ed oggi, che siamo tutti moderati, potremmo chiamare rigenerazione sociale.
F.P.