Dopo il voto di fiducia a Berlusconi il governo di responsabilità nazionale voluto dal Pd non è più proponibile. Su questo ha ragione FR, anche se a leggere certi peana viene il sospetto che su Marte ultimamente ci sia un certo affollamento. In cosa consisterebbe mai la vittoria di Berlusconi? Nella possibilità di perseguire un’alleanza con l’Udc che Casini non ha nessuna intenzione di sottoscrivere? O nell’arrivare al voto di primavera con tre poli e un’impossibile vittoria al Senato? Certo, rimane la possibilità del blitz al Senato per modificare la legge elettorale, ma a quel punto sarebbe sicura la nascita della coalizione democratica da Vendola a Fini.
Il Pd non appare messo così male. Deve, però, attrezzarsi per le elezioni in primavera, consapevole dell’impossibilità di alleanze elettorali con Casini o con l’eventuale Terzo polo. A questo punto si pone un problema: come bloccare l’Opa di Vendola sul Nuovo Ulivo salvando il profilo riformista su cui è nato il Partito democratico? (Considerando che le primarie sono inevitabili).
La campagna elettorale del Nuovo Ulivo dovrà chiarire che non è in gioco la possibilità di affrontare i problemi strutturali del paese, per i quali si dovrà attendere un secondo tempo. La posta in gioco sarà la salvezza dal definitivo scivolamento della democrazia italiana nel populismo. Riforma elettorale, una finanziaria che archivi Tremonti, da scrivere peraltro sotto dettatura europea, conflitto di interessi, poi di nuovo al voto. Su questo percorso grava, tuttavia, un ostacolo non da poco. Si chiama candidato leader.
A chi affidare il compito di sconfiggere Vendola alle primarie e giocarsela col Caimano senza finire col restare stritolato nella doppia morsa? Assodato che Bersani non è competitivo né con l’uomo di Arcore, né con il governatore pugliese, serve una mossa che sparigli. Individuare un candidato dall’alto profilo istituzionale e in grado di parlare all’elettorato moderato. Uno che per competenza e serietà riconosciute appaia all’altezza della crisi che stiamo attraversando e possa dialogare con il Terzo polo. Uno spendibile anche per il Quirinale, dopo aver salvato la repubblica. Perché non guardare dalle parti di Bologna?
Paolo Allegrezza
pubblicato anche su thefrontpage