Il riformista è ben consapevole di essere costantemente deriso da chi prospetta future palingenesi, soprattutto per il fatto che queste sono vaghe, dai contorni indefiniti e si riassumono, generalmente, in una formula che non si sa bene cosa voglia dire, ma che ha il pregio di un magico effetto di richiamo. (Federico Caffè)
Il brano di Guido Calogero che segue sembra scritto oggi. Con chiarezza esemplare l'annosa questione dell'identità dei riformisti. In fondo, basterebbe poco. Proclamarsi liberalsocialisti e, soprattutto, assumere scelte politiche conseguenti. In materia di diritti civili, economia, istruzione, questioni internazionali. Insomma, dichiararsi senza se e senza ma per l'amnistia, l'abolizione del valore legale dei titoli di studio, per un welfare non corporativo, per l'uguaglianza delle opportunità, per gli Stati Uniti d'Europa. Facile, no ?
I liberali hanno avvertito sempre più chiaramente che, se volevano essere davvero liberali, dovevano spingersi sempre più sul terreno del socialismo; e i socialisti si sono sempre meglio venuti accorgendo che non avrebbero potuto realizzare i loro ideali se non in un'atmosfera di libertà e attraverso le garanzie politiche della libertà (...) La democrazia vera, la democrazia integrale, non è dunque né soltanto una democrazia liberale né soltanto una democrazia socialista, è piuttosto una democrazia liberalsocialista. Roma, autunno 1944
(in "Le regole della democrazia e le ragioni del socialismo", Rcs, 2012)