mercoledì 11 gennaio 2012
Non è più buono l'ungherese ?
La sintesi che segue contiene una spiegazione del funzionamento del sistema elettorale ungherese, quello che in estate piaceva a Bersani. Perché ? Probabilmente per l'agognato doppio turno n grado di ingabbiare le ali sinistre e populiste dell'allora allenza di Vasto. Poi la crisi economica ha spazzato B., è arrivato Monti e tutto è cambiato. Oggi del modello ungherese non se ne parla più e le possibilità che diventi proposta condivisa sono pari allo zero. Conviene conservarne il ricordo, però. Una dei tanti ballon d'essai di questi anni confusi.
La legge elettorale ungherese prevede che i 386 deputati che compongono
l'Assemblea Nazionale siano eletti per quattro anni con sistema elettorale
misto a doppio turno che applica insieme gli elementi del sistema delle
circoscrizioni elettorali uninominali e della lista bloccata.
Dei 386 deputati 176 vengono eletti nelle 176 circoscrizioni elettorali
uninominali (un deputato per ogni circoscrizione), 152 deputati vengono
eletti nelle 20 circoscrizioni territoriali (che coprono la superficie delle 19
contee e quella della capitale), 58 infine sono eletti in un'unica circoscrizione
nazionale.
Le circoscrizioni elettorali uninominali si basano sul principio della
maggioranza semplice secondo la quale il candidato che ottiene più della
metà dei voti dagli elettori nella circoscrizione elettorale diventa deputato.
Se non c'è alcun candidato nella circoscrizione che risponda a questa
condizione, bisognerà tenere un secondo turno. Nel secondo turno non è
necessaria la maggioranza assoluta, quindi il seggio viene ottenuto dal
candidato che ottiene più voti.
Nella circoscrizione elettorale territoriale i candidati delle liste dei partiti
ottengono il seggio in proporzione ai voti dati, nell'ordine indicato sulla
scheda di votazione (lista bloccata). La suddivisione dei seggi avviene con il
metodo Hagenbach-Bischoff ed è prevista una soglia di sbarramento del 5%
sul totale dei voti validi.
Nella circoscrizione unica nazionale i partiti ottengono i mandati in
proporzione ai voti dispersi. Sono considerati voti dispersi: i voti dati nelle
circoscrizioni elettorali uninominali a candidati che con questi voti, non siano
riusciti ad ottenere il seggio; i voti dati nelle circoscrizioni elettorali
territoriali, che non sono risultati sufficienti per l'ottenimento del seggio o
che erano eccedenti il numero di voti utilizzati per l'ottenimento del seggio.
La suddivisione dei seggi viene eseguita con il metodo d'Hondt; sono esclusi
i partiti che non hanno superato la soglia di sbarramento del 5%.