Il 28 luglio scorso se n'è andato improvvisamente Filippo Bettini. Critico, teorico, agitatore della scena letteraria romana e non solo. Era un esempio di rigore, impegno, generosità. Rimarrà la sua opera a favore dell'avanguardia letteraria e di un'idea non riconciliata di scrittura. Rimarrà il ricordo, per chi vi ha assistito, delle splendide serate nel castello Ottoboni di Fiano Romano, in occasione delle premiazioni del "Feronia", l'anti premio da lui creato. Rimarrà l'impegno degli ultimi anni nella diffusione della poesia internazionale, della sponda sud del mediterraneo in particolare, in occasione della manifestazione estiva all'isola Tiberina. E l'amore per Roma, fuori da ogni tentazione oleografica, come città del dialogo e della pace. Rimarranno la passione divulgativa (e politica) e la tenacia nell'affermazione di una scrittura come voce del mondo e opera collettiva dell'umanità. Secondo la bella immagine di Edoardo Sanguineti.
Paolo Allegrezza