martedì 12 luglio 2011
L'alternativa non è tra Blair e Jospin
Non si sente proprio il bisogno di una riedizione della discussione anni '90 tra jospiniani e blairiani. Leggendo il Riformista (meritorio promotore del dibattito) di questi giorni sembra invece essere tornati indietro di un decennio. Oggi non è possibile riproporre né la ricetta tardo welfarista alla francese, né il liberismo che ha fatto le fortune di Tony. Il primo non è sostenibile alla luce della crisi globale, il secondo presuppone una costante espansione della torta, al momento inimmaginabile. La rotta economica del PD, Sel e Di Pietro lasciamoli alle loro comode posizioni jospiniane, non può prescindere dal rigore e dal rispetto dei moniti finanziari provenienti da Bruxelles e dalla Bce. Dove siede un Ciampi boy e allievo di Modigliani come Draghi, non un affamatore del popolo. Un giusto mix di riforme anticorporative (ordini professionali), liberalizzazioni (energia,autostrade, trasporti), riduzione del peso dello stato (province, uffici territoriali di governo e banca d'Italia), welfare a favore dei giovani. Sperando che riprenda la crescita. Solo allora si potrà rispolverare un po' del caro, vecchio socialismo europeo.