L'episodio di cui è stata vittima Susanna Camusso, segretario confederale Cgil fatta oggetto di un offensivo striscione da parte di iscritti trentini al suo stesso sindacato, consente una piccola riflessione sul linguaggio pubblico. Ne abbiamo parlato già a proposito della violenza verbale dei tea party (a proposito, sono finiti nel dimenticatoio) e, recentemente, riguardo alla Chiesa. E' forse venuto il momento di praticare la contestazione non violenta del linguaggio offensivo, doppiosensista, sessista in voga non solo in tv. E' l'estrema conseguenza della degenerazione prodotta dal combinato berlusconismo - bossismo, cui non è, tuttavia, estraneo lo schieramento opposto con l'improbabile italiano di Di Pietro. Si sostiene che tutto ciò serva a comunicare, ad essere vicini alla gente. Andatevi a risentire i discorsi di Di Vittorio, Li Causi, Petroselli, leader provenienti dal popolo. Parlavano la lingua del popolo, ma non erano mai osceni o violenti. Utilizzavano la lingua per comunicare le loro idee non per compiacere. E loro, l'italiano lo parlavano.
La cronaca di repubblica.