Alberto Negri,
su il Sole 24 ore di domenica 16 settembre, cita alcuni dati noti ma
poco citati riguardanti l'area euro mediterraneo. Il Pil dei paesi
che affacciano sul mediterraneo, esclusi quelli europei, equivale a
1444 miliardi di dollari, il 2,5% di quello mondiale. Dal 2005 è
aumentato del 23%, il doppio della media mondiale. I 285 milioni che
vi abitano possiedono una ricchezza superiore all'India (1,1 miliardi
di abitanti) e alla Russia (140 milioni). Un ragionamento che un
recente Documento prodotto dal Partito Radicale non violento,
transnazionale, transpartito ha sviluppato al World
Urban Forum svoltosi dal 1° al 7 settembre a Napoli.
Dati che andrebbero ricordati quando si
ragiona del futuro delle nostre città affacciate sul mediterraneo:
Roma fra tutte. Le sue possibilità di crescita e di creazione di
ricchezza sono legate proprio a quanto avviene sull'altra sponda del
mediterraneo. A patto che riesca ad essere polo di attrazione per i
capitali e le giovani élites euromediterranee, dal Libano al
Marocco. Essere città accogliente, il che vuol dire lavorare sul
fronte dei servizi, della sostenibilità, dell'offerta culturale,
delle opportunità abitative per gli studenti. Pensare, piuttosto che
a nuove, disastrose espansioni edilizie come quella prospettata nel
quadrante nord ovest (Fiumicino) a programmi di recupero dentro la
città. E volare alto, magari attingendo al passato migliore di
questa città: dal progetto di Cederna ai Fori, ad un'idea di
produzione culturale dal basso sulle orme di Nicolini, ad interventi
sulle periferie sull'esempio di Petroselli. Forse allora Roma
diventerà città appetibile non solo per i tradizionali tre giorni
venduti dai tour operator. E intercettare lo sviluppo
dell'euromediterraneo.