Il Pd a
Roma è in piena sindrome statalista.
Sulla questione Acea è in prima fila per salvare la città dall'arrivo dei barbari privati. E così giù manifesti sul tradimento del
referendum e condivisione piena della retorica movimentista. Che poi Acea sia
sprofondata in una voragine finanziaria di cui non si vede soluzione, che
strapaghi i suoi manager nonostante i risultati disastrosi, che si sia lanciata
in operazioni improbabili all'estero (Santo Domingo e Colombia) che sia da anni
terra di conquista di manager collocati dalla politica, cosa importa? L'
importante è brandire la bandierina della
salvaguardia del pubblico costi quel che costi. Ma vediamo qualche numero.
Azienda quotata in borsa, è detenuta da Caltagirone per un 15% e da Suez - Gaz de
France per il 12,5%. Il resto è di proprietà del comune di Roma. Ha
debiti per 2,29 miliardi a fronte di 6822 dipendenti, con un incremento tra
2010 e 2008 (gli anni di Alemanno) di 435 unità. Nel bilancio 2011 approvato in questi
giorni registra un calo dell'utile netto del 6,5%, coerente con un quasi imezzamento del valore negli ultimi quattro anni. Sempre di questi giorni
la polemica sui dirigenti strapagati: il direttore generale percepisce 756 mila euro annui più benefit per 86 mila euro, il
consigliere delegato Staderini (uomo di Casini) 350 mila più bonus di 126 mila, il presidente 408 totali, il direttore
del personale (fratello del medico personale di Berlusconi) 320 mila con casa
pagata in centro. Per le aziende quotate, si sa non vale il tetto
imposto dal governo alle remunerazioni dei manager pubblici, ma fuori dell'ala protettiva dei partiti certe
performance difficilmente sarebbero passate inosservate (e impunite). Che fare? Privatizzazione totale, alienando anche il 30% eventualmente residuo, e
affidare al pubblico il compito di regolare i servizi idrico e di illuminazione
ovviamente salvaguardando l'interesse degli utenti. La privatizzazione, pur parziale, è sollecitata da Governo e antitrust, non da perfidi speculatori. La soluzione
proposta, invece, da chi è contrario alla
privatizzazione prevede la gara per l'appalto dell'illuminazione pubblica (vale
il 2% del fatturato di Acea) lasciando il comune proprietario del 51%. Insomma, partiti padroni assoluti ora e sempre e avanti con i debiti.