Se
mai nascerà, il nuovo soggetto liberalsocialista tutto potrà essere meno che
l’ennesima propaggine di un sistema partitico decotto. Le elezioni 2013 sono l’ultimo
appuntamento, fallito anche quello bisognerà pur trarne le conseguenze e
ragionare sul futuro nello scenario della terza repubblica. Che poi si
riassumono in una prospettiva sola: entrare nel PD e utilizzarlo come luogo per
far vivere quelle idee. Da scongiurare l’errore che causò il fallimento della
Rosa nel Pugno nel 2006: diatribe tra stati maggiori, dotati, tra l’altro, di
eserciti piuttosto esigui. Quindi forma – partito al primo posto. E qui
potrebbe essere utile una riflessione sull’esperienza della galassia radicale
con le sue associazioni tematiche rappresentate nella direzione nazionale. Un partito
liberalsocialista, senza trattino, come si autodefinì l’omonimo movimento
fondato in pieno fascismo da Calogero e Capitini. Che non si limiti alla
liberaldemocrazia, ma che aspiri alla realizzazione di quella eguaglianza delle
opportunità di vita che solo la parola socialismo è in grado di evocare. La
libertà nella sua effettività, inverata dall’assunzione della non violenza
(disobbedienza civile, non collaborazione, digiuni) come unico strumento di
lotta politica. Qui il corpo, l’identità del nuovo partito. Che dovrà muoversi
su 4 gambe, in grado di materializzare la sintesi tra ideali e programmi. La prima rimanda all’assunzione della lotta
alle MAFIE come grande questione nazionale, di là della questione meridionale.
Che si assuma la vicenda – simbolo dei funerali di stato di Placido Rizzotto, sindacalista
socialista non dimentichiamolo, per porre questo tema al centro dell’iniziativa
politica, ogni giorno non soltanto in occasione di qualche fatto eclatante; la
seconda è la lotta alle corporazioni e al familismo, proponendo la
continuazione dell’iniziativa di RIFORMA IN CAMPO ECONOMICO intrapresa dal
governo Monti e che non potrà esaurirsi al 2013. Riformismo che deve parlare
delle nuove ingiustizie, delle nuove disuguaglianze nate in Italia sull’onda
della rivoluzione produttiva che stiamo vivendo. La terza parola è AMBIENTE. La
scelta senza se e senza ma a favore dell’ecocompatibilità, da misurare
anzitutto sul terreno amministrativo. Un esempio ? Alle prossime elezioni
romane affermare il tema della a crescita, non della decrescita, in campo
urbanistico; recupero e manutenzione dell’esistente, fine del consumo intensivo
di suolo. La quarta rimanda ai DIRITTI CIVILI e alla RICERCA SCIENTIFICA; la lotta
all’oscurantismo che pone l’Italia come
una sorta di enclave nel cuore d’Europa. Correndo su queste gambe l’Ircocervo potrà
parlare ai giovani di questo paese, sfidando demagoghi vecchi e nuovi. Partendo
dai valori di libertà e giustizia di antichi e dimenticati padri. Gli stessi
che abbiamo scelto di porre sotto l’intestazione di questo blog.