Qualche riflessione sparsa dopo la lettura della biografia di Di Pietro di Filippo Facci.
Appartamenti e macchine procurati da amici, prestiti restituiti dopo anni senza interessi, consulenze legali per la moglie, l'incredibile trattamento soft concesso a Pacini Battaglia in piena mani pulite. Tutta roba per la quale Di Pietro è stato assolto in sede di indagini preliminari a Brescia. No, ciò che colpisce è la serie di giravolte politiche di cui diamo qualche esempio.
Il voto a Forza Italia nel '94 e i successivi contatti con Berlusconi e Previti nella primavera del '94 per fare il ministro, utilizzando Antonio D'Adamo (quello dei prestiti, plurindagato) come suo intermediario. Un anno prima aveva pronunciato la famosa frase riportata da Borrelli, " Io quello lo sfascio", riferita a B.
L'avere dichiarato (primavera '96) di non voler fondare un partito e (elezioni '2008) di voler formare un gruppo parlamentare unico con il PD. Sappiamo come è andata a finire in entrambi i casi.
L'uomo d'ordine che nel '91, unico fra i magistrati milanesi rifiuta di aderire ad uno sciopero indetto dall'Anm, quindici anni dopo rimane folgorato dalle ragioni della Fiom.
L'ambientalista anti nuclearista e ambientalista di oggi che nel '96 si intestava la paternità del progetto Ponte sullo stretto. Si potrebbe continuare.
La domanda allora è: un compagno di strada del genere può essere accettato in nome della sconfitta di B.?
Segue un video di Alberico Giostra, autore de "Il tribuno", altro documentato libro su Di Pietro.