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lunedì 26 luglio 2010

Vendola come Cofferati ?

Vendola come il Cofferati del 2003 ? Vi sono diverse analogia tra la breve stagione del sindacalista del senza se e senza ma e l'attuale protagonismo del Presidente della Puglia. Entrambi candidati anti establishment, interpreti di una linea più “radicale” (leggi conservatrice) rispetto alle maggioranze di Ds e Pd, entrambi adorati da folle desiderose di purezza rispetto al grigiore dei riformisti (allora i girotondi, oggi i viola e i partecipanti alle fabbriche), entrambi con quell'aria da neofiti della politica pur essendone da decenni sperimentati professionisti, entrambi abili nel lasciare avvolti nella vaghezza i loro programmi. La non trascurabile differenza riguarda il coraggio dell'auto candidatura mostrato da Vendola che segnò il principale motivo del rapido svuotamento del cofferatismo: l'ex segretario Cgil si proponeva di guidare la sinistra, ma era in minoranza nel suo partito, come rivelò il deludente risultato del Correntone.
Così non gli rimase che ripiegare su Bologna, ove fu protagonista di una non indimenticabile esperienza amministrativa. Il punto è capire quante probabilità abbia la rapida (e inaspettata) discesa in campo di Vendola di ripercorrere l'esito del suo omologo. A parere di chi scrive molte. Con una variabile: produrre danni maggiori. Vediamone alcuni.
1) Dividere il Pd proprio nel momento in cui si sta consolidando la segreteria di Bersani e il metodo di un'opposizione riformista. Non a caso Vendola si è subito dichiarato ostile all'ipotesi di una grande coalizione, facendo propria la tesi delle elezioni anticipate in caso di caduta di Berlusconi.
2) Fornire un ghiotto assist alla destra, ponendo di nuovo al centro dell'attenzione il tema delle divisioni a sinistra.
3) Mettere in discussione il principio, dato per scontato in ogni democrazia dell'alternanza, che leadership del maggior partito e leadership della coalizione
coalizione coincidono.
4) Ridurre il dibattito sul governo alla narrazione di “un nuovo mondo possibile”. Nuova aria fritta di cui non si sente francamente il bisogno. Nella sua Regione Vendola è riuscito a dare vita ad esperienze di governo innovative (la Puglia film commission, su tutti), ma l'Italia è un'altra cosa. Ricordiamoci i fasti bertinottiani delle 35 ore.
A tutto ciò va aggiunta l'oggettiva debolezza di un candidato premier rappresentante un partito che non arriva al 3% dell'elettorato che non appare essere in grado di rappresentare altro che il volto presentabile della fu Rifondazione comunista. Diverso il discorso se il Nostro si proponesse per la segreteria del Pd, scelta che comporterebbe un utile confronto fra riformisti e conservatori. Si scompaginerebbero così molte carte, ma la replica del miracolo pugliese non sembra neanche in questo caso possibile. Anche perché non si vede proprio chi potrebbe svolgere nel Pd il ruolo della Poli Bortone.
p.a.