azine Materiali Magazine Materiali Magazine Materiali Magazine Materiali Mag

sabato 17 luglio 2010

La Gelmini non è belzebù

Speriamo che sulla scuola il Pd non si faccia attirare dalle sirene conservatrici della galassia sindacale. C’è da scommettere che nei prossimi giorni riprenderà a suonare la frusta melodia dell’attacco alla scuola pubblica, del diritto del precario al posto garantito, del rifiuto di valutare il lavoro dei docenti.

Il Pd, invece, dovrebbe raccogliere la sfida riformista della Gelmini e rilanciare. Che si facciano i test Invalsi a settembre e a giugno e si accerti quali scuole non riescono a far migliorare i propri studenti e perché. Se fatti seriamente si vedrà che i livelli più bassi si registreranno nelle scuole paritarie cui tanto tiene la ministra. Ma, per carità, non si imbracci la bandiera della demagogia contro ogni misurazione. La Gelmini qualcosa di condivisibile la sta facendo: dal riordino dei licei, alla riorganizzazione dei corsi universitari.

Non basta? Certamente no. La riforma che attendiamo da anni, il superamento della media e la creazione di due cicli di studi, nessuno sembra in grado di farla. Neanche un governo che per i numeri che ha dovrebbe farsi beffe delle lobbies. Gli altri capitoli del libro dei sogni della scuola potrebbero essere intitolati all’eliminazione delle graduatorie provinciali, all’assegnazione ai presidi della facoltà di assumere insegnanti reclutandoli sul mercato, alla possibilità di diversificare gli stipendi sulla base della mission assegnata. Insegnare a Tor Bella Monaca non è la stessa cosa che farlo nel centro di Roma. Chi se la sente, sulla scorta di obiettivi previamente identificati, perché non dovrebbe guadagnare di più?

Una chicca, infine, di cui poco si parla: le scuole paritarie italiane all’estero. Sono spesso esempi di inefficienza e mediocrità dell’offerta didattica. Eppure continuano ad assorbire soldi, fuori da ogni controllo. Si trovano prevalentemente in Sudamerica e servono a pagare costose trasferte per gli esami di stato agli insegnanti e altrettanto costose “visite ispettive” condotte da funzionari dell’Istruzione e degli Esteri. Le dovrebbero controllare ordinariamente gli ambasciatori che non hanno naturalmente alcun interesse a denunciare situazioni critiche, perché avere una scuola nella propria sede è motivo di prestigio e finanziamenti. Il tutto con il consenso del sindacato. Non è un buon tema per i conservatori di casa nostra ?
p.a.