skip to main |
skip to sidebar
Si può indossare la
maglia di una squadra di calcio con orgoglio, ma non è detto che lo si faccia
anche con dignità. Anzi, orgoglio e dignità sono tra loro distinti. Orgoglio e
dignità, infatti, sono due termini che vengono spesso utilizzati come sinonimi mentre
hanno perlopiù significati differenti, spesso addirittura opposti. Provo a fare
un esempio: l’orgoglio è legato alla difesa di un proprio avere, la dignità sta
nella difesa del proprio essere. Con il termine dignità, quindi, ci si
riferisce al sentimento che proviene dal considerare come importante il senso di sé, la conoscenza
di se stessi, la propria specifica morale e onorabilità. Inoltre, la dignità è
il sentimento che ci permette di ritenere come basilare della nostra esistenza
il fatto di tutelare e salvaguardare ciò che si è, addirittura con l’impegno a
migliorarci secondo princìpi e valori in cui si crede. E’ un discorso che vale
anche per la dignità dello Stato e delle istituzioni. E’ forse questo ciò che
si intende per “senso dello Stato”, a cominciare dalla Costituzione e dal
rispetto dello Stato di Diritto. L’orgoglio, invece, scatta quando non si vuole
perdere il possesso di ciò che si ha, spesso trasformando l’essere in averi. La
dignità viene fuori quando si vuol preservare e custodire ciò che si sogna, si
spera, si sceglie. L’orgoglio viene fuori, invece, quando si vuol rivendicare
ciò che si ha. Quindi, la dignità subentra in noi per tutelare ciò che siamo
mentre l’orgoglio si esterna quando si diventa suscettibili alle critiche o
quando ci sentiamo minacciati nei nostri privilegi, integralismi, ideologismi.
Insomma, la dignità vive di regole e di doveri, di diritti umani e civili;
l’orgoglio si gonfia, viceversa, nel rivendicare uno “status” oppure nel
gridare come proprio diritto ciò che è invece un arbitrio o, addirittura, un
mero esercizio di potere fine a se stesso. L’orgoglio fa spesso commettere
degli errori o scaturisce a difesa dei propri errori; la dignità invece
riconosce i propri errori ed emerge a difesa della persona. L’orgoglio si
riferisce a qualcosa di esterno rispetto a noi stessi, la dignità coincide con
il rispetto di se stessi. Chi si rifugia nell’orgoglio rischia il fanatismo,
l’intolleranza, la cecità intellettuale e si indebolisce. Chi mantiene la
propria dignità non si rifugia, ma si mostra anche nelle proprie fragilità. Tutti gli uomini, senza distinzioni di età, stato di
salute, sesso, razza, religione e nazionalità meritano un rispetto
incondizionato, sul quale nessuna “ragion di Stato”, nessun “interesse
superiore” può imporsi. Nella dignità c’è, però, una forma soggettiva e
personale di percezione di sé e degli altri, ossia cambia a seconda delle
diversità di ciascuno. La dignità, in altre parole, cambia a seconda del valore
che ognuno vuole o sa dare alla propria. Alcuni non sanno proprio di averne
una, oppure la calpestano irrispettosi credendo di vivere dignitosamente, ma
non si accorgono di ingannare loro stessi. Un’espressione comune, sinonimo di
orgoglio, è quella di “avere un’alta opinione di sé”. L'orgoglio smodato
comporta un senso di superiorità rispetto alle altre persone e sconfina spesso
nella “superbia”, che – per esempio - nella dottrina cristiana è il più grave dei sette peccati capitali. Soprattutto nelle relazioni umane, nei rapporti affettivi, nell’amicizia
e in amore, l’orgoglio può essere spesso dannoso e provocare incomprensioni,
egoismi, allontanamenti. La dignità, insomma, è legato al sentimento di autostima, ovvero della considerazione che si ha di sé, delle
proprie capacità. Pertanto, il concetto di dignità dipende anche dal percorso
che ciascuno sceglie di compiere, sviluppando il proprio “essere se stesso”.
Inoltre, come già accennato, si riconosce dignità alle alte cariche politiche od ecclesiastiche richiedendo che chi le ricopre ne conservi le alte caratteristiche morali,
civili o religiose. Oppure, giustamente, si richiede che abbiano dignità i
calciatori e gli atleti quando sono in campo e giocano la partita indossando la
maglia di una squadra. Quando si perde la dignità, però, si abbia almeno la
dignità di riconquistarla.
Pier Paolo Segneri
Membro della Giunta esecutiva di Radicali italiani