Nel settembre del '96 moriva Edoardo Cacciatore, uno dei più grandi e misconosciuti poeti italiani del secolo scorso. Lo ricordiamo con questi versi e con il "Premio Feronia - Filippo Bettini" che anche quest'anno si svolgerà nella splendida cornice del castello ducale di Fiano sabato 13 settembre (18.30). Una dedica anche al compianto Filippo Bettini che di Cacciatore, e non solo, fu critico acuto.
venerdì 29 agosto 2014
mercoledì 20 agosto 2014
RinasciMente
Conchiglie sparse alle prime luci del giorno ispirano un ideale alto e altro di vita e di libertà.
L'Italia rifiorisce oggi, ancora una volta, nella Bellezza e nell'intelligenza, così le idee riprendono a circolare.
Aida d'incanto ritrova l'Europa degli studi umanistici e delle belle arti. La politica è cultura. La cultura è politica. Tutto il resto è politicante o solo Potere becero e ignorante. Dilata l'istante...
Malgrado tutto, un pomeriggio può cambiare un'esistenza e unirsi all'essenza della sera... Può raccontarlo chi c'era.
Umanesimo e Rinascimento, come sorgenti di futuro, si abbracciano e si completano per riscoprirsi nell'attualità di una prospettiva nuova e diversa... L'ispirazione non è stata ancora persa. Cambiamo il punto di fuga. L'emozione delle stelle e delle scienze è immersa nel sentimento del tempo.
Intanto, il Sole si alza e l'ispirazione cresce... Al tramonto diventa più intensa... È il cuore che palpita e pensa, è la mente che ama, è il corpo che sente e si libera da questo inutile Niente. Ritorna la gente.
Siamo al termine della notte di una società frammentata di tipo feudale, basata soprattutto sul Potere bestiale, affaristico, fallimentare.
Dare un nome al vento... che spira... ora leggero ora più forte in questa notte di mare e sabbia, di sogni e parole, di pensieri immemori puntati sul futuro... come orme ancora tutte da tracciare, impresse sulla riva, in balia delle onde... che arrivano e dissetano i passi lasciati dal cammino immaginato. Un sogno è indelebile se viene dal mare...
Si nutrono così le idee sommerse e riemergono nella bellezza le menti più creative per rinascere nelle forme che l'arte decide.
È un vento d'umanità che soffia ormai da tempo e lo sentiamo sugli occhi, ma ci viene da dentro. Allora, stanotte, il nome è scritto sulla spiaggia e nel tuo cuore, per virtù e con stupore, tra lampi di luce e di libertà.
Pier Paolo Segneri
martedì 19 agosto 2014
Percorsi per il postumano
MANIFESTO DEL DOPOFUTURISMO
Di Franco Berardi (Bifo)
1. Noi vogliamo cantare il pericolo dell'amore, la creazione quotidiana dell'energia dolce che mai si disperde.
2. L'ironia, la dolcezza e la ribellione saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. L'ideologia e la pubblicità hanno esaltato finora la mobilitazione permanente delle energie produttive e nervose dell'umanità per il profitto e per la guerra, noi vogliamo esaltare la tenerezza il sonno e l'estasi, la frugalità dei bisogni e il piacere dei sensi.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza dell'autonomia. Ciascuno ha il suo ritmo e nessuno deve esser costretto a correre a velocità uniforme. Le automobili hanno perduto il fascino della rarità e soprattutto non possono più svolgere il compito per il quale furono concepite. La velocità è diventata lenta. Le automobili sono immobili come tartarughe stupide nel traffico cittadino. Solo la lentezza è veloce.
5. Noi vogliamo cantare l'uomo e la donna che si accarezzano per meglio conoscersi e per meglio conoscere il mondo.
6. Bisogna che il poeta si spenda con calore e prodigalità per aumentare la potenza dell'intelligenza collettiva e per ridurre il tempo del lavoro salariato.
7. Non vi è più bellezza se non nell'autonomia. Nessuna opera che non esprima l'intelligenza del possibile può essere un capolavoro. La poesia è un ponte gettato sull'abisso del nulla per creare condivisione tra immaginazioni diverse e liberare singolarità.
8. Siamo sul promontorio estremo dei secoli… Dobbiamo assolutamente guardare dietro di noi per ricordare l'abisso di violenza e di orrore che l'aggressività militare e l'ignoranza nazionalista possono in ogni momento scatenare. Viviamo da molto tempo nella religione del tempo uniforme. L'eterna velocità onnipresente è già dietro di noi, nell'Internet, perciò ora possiamo dimenticarla per trovare il nostro ritmo singolare.
9. Noi vogliamo ridicolizzare gli idioti che diffondono il discorso di guerra: i fanatici della competizione, i fanatici del dio barbuto che ci incita al massacro, i fanatici terrorizzati della disarmante femminilità che c'è in noi tutti.
10. Vorremmo fare dell'arte forza di cambiamento della vita, vorremmo abolire la separazione tra poesia e comunicazione di massa, vorremmo sottrarre il dominio sui media ai mercanti per consegnarlo ai sapienti e ai poeti.
11. Canteremo le folle che possono infine liberarsi dalla schiavitù del lavoro salariato, canteremo la solidarietà e la rivolta contro lo sfruttamento. Canteremo la rete infinita della conoscenza e dell'invenzione, la tecnologia immateriale che ci libera dalla fatica fisica. Canteremo il cognitario ribelle che si mette in contatto con il proprio corpo. Canteremo l'infinità presente e non avremo più bisogno di futuro.
sabato 2 agosto 2014
Panikkar e l'armonia Cosmo-Dio-Uomo
Difficile definire Panikkar in modo univoco perché già
dalla nascita è una figura di apparenti grandi contrasti: catalano di madre e
indiano di padre, studioso di scienze chimiche e poi di filosofia e teologia, cristiano
e induista, sacerdote e marito, monaco-filosofo e professore-conferenziere e scrittore
e altro ancora. Parlando di se stesso afferma di essere partito cristiano (ed è
stato membro dell'Opus Dei e ordinato sacerdote cattolico) per poi scoprirsi
hindu e poi buddista; e tutto senza aver mai smesso di essere cristiano! Ma
queste apparenti coppie di contrasti per Panikkar non hanno mai significato un
problema. Sono stati anzi uno stimolo e un'opportunità di far dialogare e
arricchire sensibilità diverse senza annientarle in nessun sincretismo.
In una delle sue prime opere ("Ontonomia della
scienza") Panikkar, che tra l'altro è anche un chimico, si inserisce nella
scia di quegli studiosi che vedono armonia tra la conoscenza della natura e
delle sue leggi e la filosofia.
La parola chiave della sua condizione è forse
dialogo. Dialogo tra scienza e filosofia, tra sensibilità europea e indiana,
tra cristianesimo e induismo. Per Panikkar tuttavia il dialogo non è dualistico
ma dialogico.
"Il dialogo dialogico è più – non meno – di un dibattito o di una discussione razionale. Nel dialogo dialogico siamo coscienti che i concetti che utilizziamo scaturiscano da una sorgente più profonda. Non solo io lascio che l’altro mi conosca, ma arrivo a conoscere meglio il mio stesso mythos attraverso le critiche e le scoperte del mio interlocutore. Il dialogo dialogico non tende né alla vittoria nel contesto delle idee, né a un accordo che sopprima un’autentica diversità di opinioni. Semmai, il dialogo dialogico cerca di espandere il campo stesso della comprensione, con l’approfondimento da parte di ciascun interlocutore del proprio campo di comprensione e l’apertura di un luogo possibile per il non (ancora?) compreso. Il dialogo dialettico mette tesi contro antitesi e tende a una sintesi. È dualistico. Il dialogo dialogico è un processo che non finisce mai, appartiene alla vita stessa dell’uomo. La relazione rimane costruttivamente aperta, esibendo propriamente una struttura triadica."
(Incontro indispensabile. Dialogo delle religioni, Jaca
Book 2001)
Negli anni del Concilio quando già ha vissuto per
qualche tempo in India viene visto come una possibile figura di riferimento per
il dialogo interreligioso. Ma la sua concezione va oltre una semplice
manifestazione di buone intenzioni.
"Si sente spesso parlare più del dialogo interreligioso che del dialogo interiore. Per colmare questa lacuna, vorrei prima di tutto insistere sulla nozione, troppo spesso messa da parte, di dialogo intrareligioso, cioè di dialogo interiore con me stesso, che è un incontro nel più profondo della mia religiosità personale, dopo aver incontrato un’altra esperienza religiosa a questo livello molto intimo. In altri termini, se il dialogo interreligioso deve essere un dialogo reale, è necessario che si accompagni con un dialogo intrareligioso, vale a dire che quel dialogo deve cominciare con una rimessa in questione di me stesso e della relatività delle mie credenza (che non significa affatto il loro relativismo), accettando il rischio di un cambiamento, di una conversione, di uno sconvolgimento dei miei modelli tradizionali."
(Il dialogo intrareligioso, Cittadella Editrice 2001)
Panikkar afferma di vivere il suo sacerdozio secondo
l'ordine di Melchisedek, potremmo dire non vedendosi limitato dal fondamentale
ma "parziale" ministero cattolico ma considerandosi chiamato ad un
sacerdozio universale. Con una raffinatissima concezione della trinità radicale
la sua filosofia culmina nel cosmoteandrismo: secondo la triade Universo - Dio
- Uomo tutta la Realtà è trinitaria. Una
trinità in cui le relazioni sono dinamiche e armoniche e in cui è sconosciuto
ogni dualismo divisivo.
"Dio, Uomo e Mondo non sono uno, né due, né tre. Non esistono tre cose e nemmeno una sola cosa. C’è una relatività radicale, un’irriducibile interconnessione tra la Fonte di ciò che è, ciò che E’ e il suo Dinamismo; Padre, Figlio e Spirito Santo; il Divino, l’Umano e il Cosmico.; la libertà, la coscienza e la materia… La realtà è trinitaria, non duale. Solo negando la dualità (advaita), senza cadere nell’unità, possiamo avvicinarci a lei consapevolmente."
(L'esperienza di Dio)
In questa visione che vuole "tenere tutto",
percorrendo la vita come ricerca di esperienze affrontate e aggiunte in armonia
con le precedenti resta forse un aspetto problematico: come gestire la presenza
del male? Negarlo? O altrimenti come armonizzarlo con il tutto? Il suo sguardo è armonico e ottimista ma la questione
rimane di fatto aperta. Del resto Panikkar non pare avere mai cercato
rassicurazione in soluzioni chiuse come dimostra tra l'altro l'eclatante fatto
di aver gestito per anni la condizione di marito (e padre adottivo) pur
continuando ad essere un sacerdote.
A proposito della sua fiducia cosmica, nell'articolo
"L’invisibile armonia: teoria universale della religione o fiducia cosmica
nella realtà?" pubblicato in inglese nel 1988 (Orbis Books, Maryknoll, NY
10545) afferma:
"Il fondamento ultimo di questa
fiducia cosmica giace nella quasi universale convinzione che la realtà sia
ordinata – che, in altre parole, sia buona, bella e vera. È una Realtà divina,
dice la maggior parte delle tradizioni umane. Non c’è bisogno di esagerare la
bruttezza dell’universo, perché in ultima istanza la Realtà non è cattiva. Può
darsi che stia a noi completarla, portarla a compimento, come affermato dal
principio fondamentale dell’alchimia, ed eventualmente correggerla, ma non
creare un universo meccanico-artificiale che dobbiamo avere sotto controllo
perché non riusciamo a fidarci della Realtà".
Segnaliamo e consigliamo a
chi volesse approfondire la conoscenza di Panikkar la lettura del libro: Maciej
Bielawski, Raimon Panikkar. Un uomo e il suo pensiero, Fazi editore (collana
Campo di fiori).
Maciej
Bielawski, teologo, scrittore e tra le altre cose curatore di un blog su
Panikkar (http://panikkarsutra.blogspot.it) propone un racconto che è qualche cosa di più di una
semplice biografia e fa felicemente immergere il lettore nel dipanarsi di vita,
opere e pensiero di un personaggio straordinario e di straordinarie suggestioni.
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