della monografia che
Antonino Saggio dedicò nel 1988 a Louis Sauer (Officina edizioni). L'architetto americano che ha progettato e realizzato edilizia ad alta densità e altezza contenuta (
low rise high density housing). E' un libro che documenta l'intero lavoro di Sauer, fin dalle origini nei primi '60 a Filadelfia, avvalendosi di una ricca documentazione fotografica. Perché leggerlo, per di più in inglese? Il motivo principale, anche per i non architetti, sta nella documentazione di un'esperienza che è riuscita a tenere insieme qualità del progetto ed edilizia residenziale, grazie alla sapiente regia delle istituzioni locali che hanno indirizzato e dato regole. Il tutto nella giungla del liberismo nord americano che su certi temi forse tanto selvaggio non è. Se poi ci divertiamo a mettere a confronto le foto contenute nel volume di Saggio con quanto prodotto dalla nostra urbanistica contrattata (basta un qualunque scatto della nuova periferia est di Roma), c'è molto da riflettere su cosa significhi governare una città. Che non può volere dire limitarsi a stipulare con i privati un patto sulle aree e poi non badare alla qualità architettonica, ai servizi, all'impatto che quel nuovo costruito avrà sulla città. Infine, dal libro emerge come il lavoro di Sauer si sia sviluppato nei vuoti urbani, parti della città costruita da recuperare e riprogettare. Una lezione utile per noi, ora che finalmente comincia a farsi largo l'idea di porre un definitivo stop al consumo di suolo (la "linea rossa" oltre la quale non costruire più, come l'ha definita Vezio De Lucia e l'indirizzo indicato dagli ottimi
referendum romani di cui proprio in questi giorni è in corso la raccolta di firme).