Una breve riflessione sul Pd, con un video a seguire tratto da una relazione di Pietro Ichino sulla flexsecurity. L'articolo è stato pubblicato anche su thefrontpage.it
E se Veltroni si avviasse ad essere un po' meno Veltroni, dando così un utile contributo al Pd ? Lo lasciano sperare le mosse delle ultime settimane, almeno dopo l'efficace disinnesco della lettera dei 75 operato da Bersani. Le uscite sul papa straniero e l'assenza di leadership sembrano ormai in archivio per essere sostituite da un'inedita attenzione a questioni programmatiche irrisolte. Qualche esempio: se i veltroniani rilanciano l'elaborazione di Ichino sul contratto unico e sulla decentralizzazione della contrattazione, se scelgono di puntare su una proposta indigesta al vocabolario tradizionale della sinistra come la politica migratoria selettiva, se sulla scuola evitano di andare a rimorchio delle giaculatorie sui tagli per porre l'accento sulla misurazione esterna della qualità del servizio offerto dai singoli istituti, se di fronte al rituale autunno caldo di scuole e università, si richiama il Pd alla sua dimensione di partito riformista non timoroso di essere scavalcato a sinistra, allora il quadro cambia.
Anche sulla politica fiscale si può rilanciare la proposta di riduzione dell'Irpef, su cui sta insistendo Bersani da mesi, da accompagnare però con una corrispondente riduzione della spesa pubblica. Tema quest'ultimo decisamente meno frequentato dal segretario democratico. Tutto ciò rimanda ad un profilo politico molto lontano dal volto suadente ed ecumenico proposto in questi anni da Veltroni e ancor di più dai "comizi d'amore" del vate pugliese, almeno quando indossa le vesti di candidato alla leadership del centro - sinistra. Perché il bilancio del Vendola pugliese è ben più sostanzioso e appetibile della "narrazione" piuttosto melensa offerta nella versione nazionale. Veltroni potrebbe continuare in questo percorso di allontanamento da se stesso sparigliando così il tradizionale gioco delle fazioni interne al PD che vede oscillare periodicamente il pendolo tra richiamo alla “responsabilità” da parte dei dalemiani e confusi richiami al nuovismo. Sarà pure una speranza mal riposta, ma si rimane sconsolati di fronte ad alcune uscite delle nuove leve. Che dire dell'ennesima boutade demagogica, questa volta di Civati, che all'assemblea di Busto Arsizio ha presentato un ordine del giorno per la rottamazione dei dirigenti di lungo corso ? E allora se nasce un “nuovo” Walter coraggiosamente riformista, anche sotto le sembianze di una corrente alla luce del sole che a lui fa riferimento, può essere una buona notizia per il Pd e per i soliti quattro gatti lib – lab della sinistra.
p.a.