Ennesima discussione lunare nel Pd. Stavolta si profila un grave pericolo all’orizzonte: D’Alema rischia di divenire presidente della fondazione culturale dei socialisti europei. Una mossa subdola, ordita dalla lobby demo–pluto–socialista per sbiadire la solida identità democratica del Pd. Per fortuna se ne sono accorti Giorgio Tonini (nella foto) e altri veltroniani custodi del nulla, e hanno provveduto a dettare la linea: D’Alema può anche accettare il prestigioso incarico, però non si sogni di utilizzarlo per favorire la socialdemocratizzazione del Pd. Perché a quel punto se ne vedrebbero delle belle.
Di fronte a tanta insipienza, a pochi giorni dall’indimenticabile polemica sul compagni sì compagni no, qualcuno oserà chiedere le ragioni per cui il Pd non fa sua la proposta sul contratto unico o del perché le nuove liberalizzazioni appena lanciate da Bersani non sono state accompagnate da una decente strategia comunicativa? Meglio baloccarsi su futuri ticket Vendola–Zingaretti di cui l’Espresso e Repubblica decantano le meraviglie, o stropicciarsi le mani per lo scivolone dipietrista sull’utilizzo dei rimborsi elettorali. Tanto di Pomigliano tra poco non si parlerà più e la festa dell’Unità continuerà a chiamarsi sempre festa dell’Unità.
Arriva l’estate. E tutti a sbirciare le foto della Melandri alle Eolie, di D’Alema in barca, di Veltroni appena emerso dalle acque. Persino di Fassino, a Capalbio. E allora solo un piccolo velo di malinconia solcherà il cielo democratico: Rutelli quest’anno non è della compagnia.
P.A.