martedì 15 giugno 2010
Liberi da Repubblica
E’ dalla conclusione del compromesso storico (1979) che la sinistra italiana porta la croce di Repubblica. Da allora è stato un susseguirsi di esami, suggerimenti non richiesti, bocciature clamorose: dall’innamoramento di Scalfari per De Mita, al feroce antisocialismo degli anni ‘80, all’apologia mariosegnista dei primi ‘90, ai siluri contro Amato nel 2001, al sostegno a Rutelli prima e a Veltroni poi. Senza mai azzeccarne una. Repubblica è un manifesto di successo, senza però l’aristocratico distacco dal potere di Rossanda e dei suoi.
Il punto è: cosa dovrebbe fare il Pd per liberarsi di questo fastidioso moscone? Innanzitutto, non tirarsi indietro e rimandare la palla nel campo avversario, punto su punto. Lo ha fatto, purtroppo stancandosi presto, D’Alema nei giorni scorsi. Ci sono prese di posizione che aiutano a costruire l’identità più di tanti discorsi. Perché non mettere a punto una strategia di comunicazione che impegni i giovani leoni democratici in campo (Renzi, Serracchiani, Civati, Amendola) a rispondere giorno per giorno ai santoni di piazza Indipendenza?
Santoni che nel frattempo hanno fatto proseliti in video, egemonizzando con Dandini, Floris, Santoro la narrazione televisiva della sinistra. Una chiave comunicativa potrebbe coincidere nello sflilargli l’arma del nuovo, facendoli apparire come i cantori di un progressismo ormai del secolo scorso. Per fare tutto ciò, però, ci vorrebbe un giornale. L’Unità, ad esempio, qualora smettesse di scimmiottare indovinate chi?