La retorica sulla Costituzione migliore del mondo sta dilagando. E attecchisce soprattutto nel Pd. Che alla barbarie berlusconiana si debba rispondere con la sindrome da vestali della Carta, tuttavia è assai opinabile.
Nella parte dedicata ai rapporti economici, vi sono almeno tre articoli, il 39 (sui sindacati), il 41 (sull’iniziativa economica privata), il 46 (sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende) trasudanti vecchie ideologie anti mercato. Che poi valga la pena avviare una faticosa operazione di riscrittura della prima parte, per la quale sarebbe necessaria l’elezione di una Costituente, è tutto da dimostrare. Ma perché difendere a priori principi che l’evoluzione liberale del sistema ha dimostrato essere inapplicabili? Il sospetto è che tale difesa ad oltranza faccia il paio con l’adesione all’altra vulgata che dai primi anni ‘90 ha messo solide radici nel centrosinistra.
Ci riferiamo al mix di uninominale maggioritario, premierato modello Westminster, primarie per la selezione dei candidati, confermato anche dall’ultima assemblea nazionale del Pd. Né sembrano esservi le condizioni per un dibattito aperto su questi temi, come sarebbe auspicabile. Niente editoriali sull’Unità, né convegni o appelli. Dopo un bel convegno organizzato nel luglio 2008 da Italianieuropei, il nulla. Certo, è più glamour sfogliare la margherita di Santoro o accapigliarsi su massoni e Opus dei. Il silenzio di D’Alema, sostenitore in minoranza del modello tedesco, è tanto indicativo quanto poco condivisibile. Anche perché se non si apre una battaglia politica su temi come questi, riguardanti i principi fondanti di un futuro sistema politico, cosa resta? Il sostegno a Boccia alle primarie pugliesi?