Il supplemento lettura del Corriere (31/1) si accorge dell'accelerazionismo. Nell'articolo di Leonardo Caffo in realtà si parla poco del manifesto accelerazionista di Srnícek e Williams e per niente del contributo italiano sul tema, il bel volume collettivo curato da Matteo Pasquinelli, Gli algoritmi del capitale (Ombre corte, 2014). Detto ciò, parlare di accelerazionismo aiuta ad approfondirne pregi e limiti; in particolare, verificare se si tratta di mera esercitazione accademica prodotta dalle propaggini americane del neo operaismo oppure di una pista di lavoro percorribile. La tesi può essere riassunta nei seguenti termini: per generazioni la sinistra si è illusa di abbattere il capitalismo e poi sostituirlo con un altro modello, oppure di depotenziarne la potenza distruttiva con la decrescita; per gli accelerazionisti si tratta di invertire il paradigma, cavalcare la velocità intrinseca alla macchina capitalistica per riconvertirla nel senso della liberazione dal lavoro salariato. Le macchine invaderanno sempre più lo spazio umano tanto da contenere in sé le condizioni di un suo totale rovesciamento. In luogo di alienazione e disumanizzazione, la partita si sposta sulla possibilità di una riconversione della macchina del capitale. Rischio determinismo ? Forse sì, ma non per le ragioni sostenute da Caffo, secondo cui gli accelerazionisti fonderebbero la loro teoria sul destino autodistruttivo che attenderebbe il capitalismo. La velocità di trasformazione, sostengono gli accelerazionisti, è intrinseca al capitale, ma può essere trasformata, grazie ad una piattaforma (comunista) in grado di re indirizzarne gli effetti. Solo a queste condizioni l'incubo può essere scongiurato. Un'utopia ingegneristico - politica legata alla storia del bolscevismo (Trotzski), ma non solo. Il concetto di deterritorializzazione elaborato da Deleuze- Guattari rimanda ad un'interpretazione della velocità come fattore liberatorio su cui si attivano le macchine desideranti. Dietro l'accelerazionismo c'è anche la tradizione operaista italiana, Negri in primis, che nel citato volume di Pasquinelli, non a caso, dimostra interesse per la teoria.
E l'idea di un'accelerazione gioiosa rimanda a due elaborazioni asimovane: i robot positronici obbedienti alle tre leggi della robotica grazie alle quali si stabilisce un rapporto positivo tra uomini e macchine e la psicostoria, scienza in grado di prevedere, utilizzando modelli matematici, il comportamento umano e di lì imprimere un'accelerazione allo sviluppo delle società in grado di prevenire eventuali effetti negativi. La questione è aperta.