Il secolo lungo della modernità di Philippe Daverio è un libro imperdibile. Da leggere, assaporare, ripercorrere nelle bellissime tavole e nel testo. Fino ad ora pensavamo che la cifra di Daverio fosse la divulgazione, ma ci dobbiamo ricredere. In questo libro dà prova di un talento critico non comune. Il plot origina dal topos del museo immaginato, già sperimentato nel precedente, fortunato volume del 2002. Ma si tratta solo di un pretesto, la chiave del libro sta nel perseguimento di un doppio obiettivo: dimostrare che non si può fare critica d'arte (ma non vale per la critica tout court?) senza praticare robustamente la comparazione, demistificare i luoghi comuni derivanti dai prima e dopo, inizio e fine di correnti e movimenti, in una parola fare piazza pulita della pedanteria scaturita dalle periodizzazioni a scatola chiusa. Metodo erudito e allo stesso anti scolastico: per un verso viene in mente il Praz degli studi sulla letteratura inglese, per un altro certa saggistica anglo sassone capace di conciliare rigore e brillantezza. In realtà, Daverio una sua periodizzazione la propone ed è quella descritta da Hobsbawm nel suo secolo breve. La modernità inizia con la rivoluzione francese e termina con lo scoppio della prima guerra mondiale. Ma se si vuole capire il lavoro degli artisti è necessario mischiare le carte, avere il coraggio di accostamenti apparentemente improbabili. Così per comprendere Manet e l'impressionismo può essere utile andare a rivedere un dimenticato come Telemaco Signorini o la rappresentazione della natura di Turner. Siamo in entrambi i casi più di vent'anni prima dell'esplosione impressionista, ma i prodromi di un nuovo sguardo ci sono già tutti. Oppure svelare il legame tra il Picasso di Gernica ('37) e due artisti lontani nel tempo come Meissonier e Bocklin che a fine '800 rappresentano la devastazione della guerra. Il punto è che le tracce del secolo lungo sono dure a morire nel secolo nuovo. E gli artisti guardano, studiano, rubano (Picasso lo rivendicava senza timore) più di quanto si possa immaginare.