Nella città inglese di Guilford nel 2011 ogni studente della locale Royal Grammar school (la nostra scuola secondaria) ha conseguito una tripla A, il livello più alto della corrispondente classificazione, negli esami fi fine anno. Nella stessa città solo il 69% degli studenti del Kings College for the Arts and Technology è riuscito a raggiungere il massimo del punteggio. E' uno dei dati contenuti nel rapporto sui sistemi d'istruzione di circa quaranta paesi utilizzando i dati Pisa-Ocse. Stessa città, stesso sistema di rilevazione (in Inghilterra i test di accertamento dei livelli di profitto si fanno per tutti i gradi di scuola, provenienti dall'esterno), un'utenza assimilabile, ma risultati diversi. Il tutto, si badi bene, in un sistema d'istruzione d'eccellenza quale l'inglese, posizionato al 6° posto della graduatoria mondiale dominata da Finlandia (1°) e Corea del sud (2°). Noi siamo al 24°, in una posizione intermedia, inferiore alla Germania (15°) ma sopra la Francia. Il rapporto, presentato oggi a Londra e redatto in collaborazione con l'Economist, contiene una notevole quantità di dati, un antidoto prezioso alle rappresentazioni ideologiche. Sottolinea come non esistano ricette magiche per la qualità di un sistema d'istruzione, ma individua le componenti indispensabili per un suo buon funzionamento.
Alto livello di qualificazione dei docenti, flessibilità organizzativa e piena autonomia per gli istituti, possibilità ampia di informazione e scelta per le famiglie, concorrenza, verifiche periodiche dei livelli di apprendimento, coinvolgimento delle famiglie, legame fra la scuola e il contesto socio - economico in cui opera.
Insomma, ogni scuola dovrebbe fare i suoi stati generali ed interrogarsi, partendo da dati certi, sulle cose da migliorare e sulle strategie da adottare. Altro che 24 ore e birignao vari sull'attacco alla scuola pubblica.