Nell'attuale
dibattito sulla scuola italiana pesa un gigantesco equivoco. Che la
causa della sua crisi, contraddetta dai dati pluriennali sulla
dispersione e dai Pisa - test, sia da addebitare alla riduzione dei finanziamenti.
La scuola italiana è in crisi da decenni e fornisce un servizio
largamente carente da molto tempo. Le rilevazioni sui livelli di apprendimento e
l'inevitabile confronto con l'esterno prodotto
dall'internazionalizzazione dell'economia, ci hanno costretto a farvi
brutalmente i conti. Sgombriamo il campo dagli equivoci: al sistema
italiano dell'istruzione non va più sottratto un euro. Ma non ne va dato
neanche uno in più, fino a quando non sarà sottoposto ad una riforma
ispirata a criteri di merito, verificabilità dei risultati, autonomia
piena degli istituti. Di seguito alcune proposte.
1) Autonomia piena degli istituti sugli
immobili e sulla loro gestione. Pensiamo solo ai risparmi che
potrebbero derivare da una gestione efficiente dei consumi elettrici ed
energetici, dalla possibilità di stipulare contratti per la pulizia e
per la fornitura dei servizi amministrativi.
2)
L'organo di amministrazione della scuola diviene un consiglio di
gestione, in cui vi siano rappresentanze dei genitori, degli studenti,
dei docenti, delle realtà economiche e sociali interessate.
3) Il
controllo sull'utilizzo del budget di cui la scuola può disporre deve
essere affidato in via preventiva ad una società di certificazione
esterna o alla corte dei conti. I bilanci degli istituti devono essere
consultabili on line.
4) Il consiglio di gestione, in
base a parametri vincolanti (laurea conseguita in determinate facoltà,
precedenti esperienze nel campo della formazione e manageriali,
referenze, appartenenza ad un eventuale albo) individua il manager
scolastico cui affidare il mandato sulla scorta di obiettivi
individuati. Il mandato ha durata triennale e può essere rinnovato.
5)
Il manager provvede alla scelta del direttore amministrativo, della
dotazione e del personale amministrativo, previa approvazione del
consiglio di gestione.
6) La scuola svolge una verifica
obbligatoria annuale dei risultati di apprendimento, a cura di una società esterna, e
li presenta in una conferenza dedicata alla riflessione sulle
problematiche emerse e le eventuali strategie da adottare. I test di
valutazione non potranno che essere quelli internazionalmente
riconosciuti nel modello Pisa.
7) Abolizione del valore
legale della laurea. È l'unico modo per far emergere le qualità e
penalizzare le università scadenti. Secondo il criterio: chi comprerebbe
una macchina che abbia dei difetti di fabbricazione? La mancata
possibilità di accesso a concorsi pubblici da parte di chi proviene da
università - esamifici potrebbe essere prodromico alla loro chiusura con
conseguente risparmio di fondi pubblici. Aumento delle tasse
universitarie in base al reddito famigliare per evitare l'attuale
fenomeno dell'università dei ricchi pagata dai poveri (fiscalità
generale). Da questa riforma anche le scuole potrebbero trarre benefici perché renderebbe conveniente l'impegno al miglioramento della propria offerta.
8) Abolizione dei concorsi pubblici per
l'accesso alla docenza, al loro posto un albo degli abilitati cui gli
istituti potranno attingere valutando i curricula e avvalersi
della piena libertà contrattuale. Se una scuola vuole assumere un
giovane e brillante laureato lo potrà fare, proponendogli uno stipendio
adeguato.
9) Dotazione di fondi statali non a pioggia,
ma sulla scorta delle effettive esigenze degli istituti. Se si mira a
diminuire il livello di dispersione a Scampia si deve poter contare su
risorse diverse da quelle di una scuola del centro di Roma, sia in
termini di strutture, sia di investimento sui docenti. Le scuole devono
poter disporre anche della dotazione dei docenti: più le realtà sono
difficili, maggiore deve essere il numero dei docenti disponibili. Come dimostra l'esperienza eccellente della scuola primaria, i risultati migliori vi sono laddove funzionano tempo pieno e modulo (fondato sulle compresenze).
10) Possibilità
per le scuole di scegliere i curricula. Fatte salve le materie base,
ciascuna scuola può decidere di inserire una materia o un'altra,
aumentare o diminuirne il carico orario valutando le esigenze della
propria utenza.
paolo allegrezza, paolo emilio cretoni