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martedì 27 novembre 2012

Ricerca Parson - Economist sulla scuola: antidoto alle ideologie

Nella città inglese di Guilford nel 2011 ogni studente della locale Royal Grammar school (la nostra scuola secondaria) ha conseguito una tripla A, il livello più alto della corrispondente classificazione, negli esami fi fine anno. Nella stessa città solo il 69% degli studenti del Kings College for the Arts and Technology è riuscito a raggiungere il massimo del punteggio. E' uno dei dati contenuti nel rapporto sui sistemi d'istruzione di circa quaranta paesi utilizzando i dati Pisa-Ocse. Stessa città, stesso sistema di rilevazione (in Inghilterra i test di accertamento dei livelli di profitto si fanno per tutti i gradi di scuola, provenienti dall'esterno), un'utenza assimilabile, ma risultati diversi. Il tutto, si badi bene, in un sistema d'istruzione d'eccellenza quale l'inglese, posizionato al 6° posto della graduatoria mondiale dominata da Finlandia (1°) e Corea del sud (2°). Noi siamo al 24°, in una posizione intermedia, inferiore alla Germania (15°) ma sopra la Francia. Il rapporto, presentato oggi a Londra e redatto in collaborazione con l'Economist, contiene una notevole quantità di dati, un antidoto prezioso alle rappresentazioni ideologiche. Sottolinea come non esistano ricette magiche per la qualità di un sistema d'istruzione, ma individua le componenti indispensabili per un suo buon funzionamento. 
Alto livello di qualificazione dei docenti, flessibilità organizzativa e piena autonomia per gli istituti, possibilità ampia di informazione e scelta per le famiglie,  concorrenza, verifiche periodiche dei livelli di apprendimento,  coinvolgimento delle famiglie, legame fra la scuola e il contesto socio - economico in cui opera.  
Insomma, ogni scuola dovrebbe fare i suoi stati generali ed interrogarsi, partendo da dati certi, sulle cose da migliorare e sulle strategie da adottare. Altro che 24 ore e birignao vari sull'attacco alla scuola pubblica.

 



giovedì 22 novembre 2012

Per una riforma che liberi la scuola italiana


Nell'attuale dibattito sulla scuola italiana pesa un gigantesco equivoco. Che la causa della sua crisi, contraddetta dai dati pluriennali sulla dispersione e dai Pisa - test, sia da addebitare alla riduzione dei finanziamenti. La scuola italiana è in crisi da decenni e fornisce un servizio largamente carente da molto tempo. Le rilevazioni sui livelli di apprendimento e l'inevitabile confronto con l'esterno prodotto dall'internazionalizzazione dell'economia, ci hanno costretto a farvi brutalmente i conti. Sgombriamo il campo dagli equivoci: al sistema italiano dell'istruzione non va più sottratto un euro. Ma non ne va dato neanche uno in più, fino a quando non sarà  sottoposto ad una riforma ispirata a criteri di merito, verificabilità dei risultati, autonomia piena degli istituti. Di seguito alcune proposte.

1) Autonomia piena degli istituti sugli immobili e sulla loro gestione. Pensiamo solo ai risparmi che  potrebbero derivare da una gestione efficiente dei consumi elettrici ed energetici, dalla possibilità di stipulare contratti per la pulizia e per la fornitura dei servizi amministrativi.

2) L'organo di amministrazione della scuola diviene un consiglio di gestione, in cui vi siano rappresentanze dei genitori, degli studenti, dei docenti, delle realtà economiche e sociali interessate.

3) Il controllo sull'utilizzo del budget di cui la scuola può disporre deve essere affidato in via preventiva ad una società di certificazione esterna o alla corte dei conti. I bilanci degli istituti devono essere consultabili on line.

4) Il consiglio di gestione, in base a parametri vincolanti (laurea conseguita in determinate facoltà, precedenti esperienze nel campo della formazione e manageriali, referenze, appartenenza ad un eventuale albo) individua il manager scolastico cui affidare il mandato sulla scorta di obiettivi individuati. Il mandato ha durata triennale e può essere rinnovato.

5) Il manager provvede alla scelta del direttore amministrativo, della dotazione e del personale amministrativo, previa approvazione del consiglio di gestione.

6) La scuola svolge una verifica obbligatoria annuale dei risultati di apprendimento, a cura di una società esterna, e li presenta in una conferenza dedicata alla riflessione sulle problematiche emerse e le eventuali strategie da adottare. I test di valutazione non potranno che essere quelli internazionalmente riconosciuti nel modello Pisa.

7) Abolizione del valore legale della laurea. È l'unico modo per far emergere le qualità e penalizzare le università scadenti. Secondo il criterio: chi comprerebbe una macchina che abbia dei difetti di fabbricazione? La mancata possibilità di accesso a concorsi pubblici da parte di chi proviene da università - esamifici potrebbe essere prodromico alla loro chiusura con conseguente risparmio di fondi pubblici. Aumento delle tasse universitarie in base al reddito famigliare per evitare l'attuale fenomeno dell'università dei ricchi pagata dai poveri (fiscalità generale). Da questa riforma anche le scuole potrebbero trarre benefici perché renderebbe conveniente l'impegno al miglioramento della propria offerta.

8) Abolizione dei concorsi pubblici per l'accesso alla docenza, al loro posto un albo degli abilitati cui gli istituti potranno attingere valutando i curricula e avvalersi della piena libertà contrattuale. Se una scuola vuole assumere un giovane e brillante laureato lo potrà fare, proponendogli uno stipendio adeguato.

9) Dotazione di fondi statali non a pioggia, ma sulla scorta delle effettive esigenze degli istituti. Se si mira a diminuire il livello di dispersione a Scampia si deve poter contare su risorse diverse da quelle di una scuola del centro di Roma, sia in termini di strutture, sia di investimento sui docenti. Le scuole devono poter disporre anche della dotazione dei docenti: più le realtà sono difficili, maggiore deve essere il numero dei docenti disponibili. Come dimostra l'esperienza eccellente della scuola primaria, i risultati migliori vi sono laddove funzionano tempo pieno e modulo (fondato sulle compresenze).

10) Possibilità per le scuole di scegliere i curricula. Fatte salve le materie base, ciascuna scuola può decidere di inserire una materia o un'altra, aumentare o diminuirne il carico orario valutando le esigenze della propria utenza.

paolo allegrezza, paolo emilio cretoni

giovedì 15 novembre 2012

Barca è l'uomo giusto

In un precedente intervento avevamo segnalato la nostra contrarietà ad una staffetta per Campidoglio e Regione: un cattolico sul colle, un laico alla Pisana. Ieri le cronache cittadine dei maggiori quotidiani parlavano delle reazioni ad un possibile patto Udc-Pd per portare Andrea Riccardi alla guida del Comune di Roma. I motivi riguardavano sia il metodo scelto, sia il profilo del possibile candidato, poco adatto ad affrontare partite impegnative come il nuovo assetto delle partecipate, la liberalizzazione dei servizi, l'emergenza finanziaria. Non indicavamo un nome alternativo che, nel frattempo, sembra essere spuntato. Si tratta di Fabrizio Barca, attuale ministro per la coesione del governo Monti e già direttore generale al ministero del bilancio per lunghi anni. Economista di vaglia, ex Banca d'Italia, Un Ciampi boy dal profilo tecnico inattaccabile, protagonista nei primi anni '90 dell'unico, serio tentativo di politica economica per il mezzogiorno: la programmazione negoziata. Un'idea giusta per un paese sbagliato, nel senso che la promozione dello sviluppo dal basso che vedeva protagoniste le comunità locali avrebbe dovuto essere sostenuta da una p.a e da istituzioni locali all'altezza del compito. Cosa che, come noto, in Italia non è data. Ma l'idea era giusta e, laddove ha camminato su gambe in grado di sostenerla, ha prodotto buoni risultati. Sarebbe interessante un bilancio della programmazione negoziata con i fondi europei nelle varie aree del mezzogiorno, si potrebbe verificare allora la presenza di realtà virtuose ed altre molto meno. Barca è l'uomo giusto per Roma perché unisce capacità di visione e di governance, è un laico in grado di tenere la schiena dritta sulle note questioni, può tenere insieme uno schieramento eterogeneo il che, quando si parla di elezioni locali, è un pregio.

lunedì 12 novembre 2012

Roma dopo il diluvio: un dossier di mondoperaio


Nel numero attualmente in distribuzione, Mondoperaio propone un dossier su Roma con articoli di Paolo Allegrezza (di cui proponiano un estratto), Marco Causi, Paolo Berdini, Gerardo Labellarte.

Nei giorni scorsi sul Corriere della sera si è svolto un garba botta e risposta tra costituzionalisti. Valerio Onida, in risposta ad un pezzo di Michele Ainis in cui si sottolineavano i limiti dell’impalcatura costituzionale italiana e le si addebitava una cospicua parte di responsabilità nel degrado emerso nello scandalo alla Regione Lazio, segnalava il pericolo di fagocitare le istituzioni nel baratro in cui sembra sprofondato il ceto politico. La crisi cui stiamo assistendo è colpa di un micidiale mix tra mancate riforme, riforme sbagliate (Titolo V) e degenerazione della politica?  -->

 

giovedì 8 novembre 2012

Il Colorado è vicino

Oggi la notizia non è soltanto la rielezione di Obama, ma il voto dei cittadini di Colorado (con il 53%) che ha permesso la legalizzazione della cannabis anche per scopi non terapeutici. Il risultato del referendum prevede che sia legale il possesso personale (a partire dai 21 anni di età) di 28,5 grammi di sostanza. La cannabis potrà essere venduta, e sottoposta a tassa, in negozi con apposita licenza statale, un sistema che si usa già per l'alcol in diversi stati americani. Si aprirà un conflitto con il governo federale che sul tema ha una posizione diversa, ma intanto il dado è tratto. Per la prima volta la legalizzazione si afferma in uno stato Usa che, particolare non irrilevante, conta una popolazione superiore a 5 milioni. Altri 18 stati americani, invece, ne prevedono già l'utilizzo a scopi terapeutici. E ora veniamo all'Italia,partendo da dati (tratti da Antigone) che ci descrivono la condizione gravissima in cui versa il nostro sistema giudiziario e carcerario a causa del sovraffollamento dei nostri istituti di pena. Sovraffollamento che, come vedremo, è in larga parte conseguenza dell'affermazione onnicomprensiva del "penale" in tema di droghe. 1) detenuti presenti al 30 settembre 2011: 67.428; 2)capienza regolamentare al 30 settembre 2011: 45.817; 3)detenuti in eccesso al 30 settembre 2011: 21.611; 4)stranieri presenti al 30 settembre 2011: 24.401; 5)detenuti in attesa di primo giudizio al 30 settembre 2011: 14.639; 6)totale detenuti imputati al 30 settembre 2011: 28.564; 7)detenuti con condanna definitiva al 30 settembre 2011: 37.213; 8)dei 37.376 detenuti con condanna definitiva al 30 giugno 2011 il 6,7% è in carcere per condanne fino ad un anno, il 28,5% fino a tre anni; 9)dei 37.376 detenuti con condanna definitiva al 30 giugno 2011 il 26,9% ha un residuo pena fino ad un anno, il 61,5% fino a tre anni; 10) Secondo i dati di SPACE I il 1 settembre 2009 gli stranieri nelle carceri francesi erano il 18,1%, in quelle tedesche il 26,4%, in quelle spagnole il 34,6%, in quelle britanniche il 12,6%, mentre in Italia erano il 37%. 11) Altro dato che rende uniche in Europa le nostre carceri è la percentuale di persone condannate per reati previsti dalla legge sulle droghe. Al 1 settembre 2009 tra i definitivi in Francia questa percentuale era del 14,5%, in Germania del 15,1%, in Spagna del 26,2%, nel Regno Unito del 15,4%. Alla stessa data questa percentuale in Italia era del 36,9%. Il Dipartimento politiche antidroga del Ministero dell'Interno indica in 22.413 i detenuti tossicodipendenti, pari al 29% del totale. Da precisare che in Italia non esistono detenuti per uso di cannabis, ma soltanto per traffico, spaccio o coltivazione non autorizzata. Per il consumo sono previste solo sanzioni amministrative. Quanto avvenuto in Colorado è, tuttavia, importante perché apre ad un punto di vista diverso sulla questione droghe che può afferma il principio che il consumo di cannabis fa male alla salute ma non alla società. Il vero salto non è però questo, ma sottrarre per sempre i tossicodipendenti al carcere.

venerdì 2 novembre 2012

Antispecismo non antiscentismo.

È nata l'associazione radicale antispecista  "Parte in causa". Nasce nel segno della non violenza gandhiana e capitiniana, non soltanto metodo di lotta politica ma chiave di lettura complessiva della realtà. Nello statuto sono opportunamente citati Capitini, Martinetti, Marcucci esponenti di quel filone laico e libertario, anche dell'antifascismo, spesso dimenticato. Questo ne fa qualcosa di diverso da una semplice associazione animalista. Rifiuto della logica del dominio e della violenza, iniziando dalla difesa di coloro che non hanno voce per eccellenza: gli animali. Aperto il confronto laico sulla questione della sperimentazione animale in sede scientifica. Sarà proprio sul piano delle argomentazioni scientifiche, oltre a quelle etiche, che la nuova associazione dovrà misurarsi. Per evitare guerre di religione e crociate, antico limite del mondo animalista.