Il vento della legge elettorale ha fatto il suo giro. E ora è tornato a soffiare. L'ultima proposta viene da Casini e riguarda la legge elettorale in vigore nelle province. Il sistema prevede l'elezione diretta del presidente della provincia a doppio turno con l'attribuzione di un premio di maggioranza in grado di garantire il 60% dei seggi al vincitore. I seggi in consiglio sono attribuiti sulla base di un collegio uninominale con possibilità di scelta del candidato all'interno di una rosa ristretta. Ogni lista è collegata ad un presidente candidato, con esclusione della possibilità di voto disgiunto. Uninominale sì, ma non maggioritario visto che l'attribuzione dei seggi avviene con il sistema proporzionale (metodo d' Hondt). I seggi da assegnare al gruppo o coalizione di gruppi sono individuati dividendo il numero dei voti validi ottenuti da tutti i candidati per 1,2,3,4, fino al numero totale dei seggi da assegnare nel collegio. Ne scaturisce una graduatoria di quozienti che avvantaggia i partiti più grandi. L'elezione non dipende tanto dalla forza del candidato, come nell'uninominale maggioritario, ma da quella della lista nella quale è inserito.
E allora dove sarebbe il vantaggio rispetto alla legge attuale ? Nella possibilità per l'elettore di assegnare la preferenza, seppure con una scelta limitata ad un numero ridotto di nomi, il che spingerebbe i partiti a candidature radicate sul territorio superando la “nomina” implicita nella lista bloccata. Un sistema percepito come vantaggioso dall'Udc che potrebbe sfruttare il radicamento territoriale che alcuni suoi notabili vantano nelle regioni meridionali. Ma tutt'altro che convincente. Innanzitutto, perché manterrebbe in vita il premio di maggioranza che, applicato sul piano nazionale, è un formidabile incoraggiamento per le coalizioni arlecchino.
Inoltre, per l'ennesima volta si ricorrerebbe ad un ibrido privo di qualsiasi coerenza istituzionale. Si prenderebbe un pezzo di un sistema, rigettando ciò che non piace: l'elezione diretta dell'esecutivo, da sempre giustamente osteggiata dall'Udc e sconosciuta ad ogni democrazia evoluta. Altre sono le esperienze da prendere in considerazione: tedesco o uninominale maggioritario nelle due versioni inglese o francese. E partendo da queste opzioni costruire un sistema istituzionale coerente. In materia elettorale Casini e il suo partito hanno già qualcosa da farsi perdonare. Si chiama porcellum.
p.a.