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sabato 7 agosto 2010

Politica e identità

Un nuovo capitolo della riflessione di Franco Paolinelli per un nuovo ethos della sinistra.


Fino agli ultimi anni del millennio scorso il voto politico ed ancor più l’adesione ad un’area e ad un partito erano tra i principali elementi che contribuivano alla definizione del progetto d’identità sociale e culturale dell’individuo che le esprimeva.
Oggi non è più così, ma ciò non vuol dire che quest’esigenza non esista. C’è, ma non trova nella politica una sua possibile espressione.

La fase di trasformazione globale in atto, come già espresso in altri testi (vedi 4/2008) rende difficile la formulazione di un progetto sociale e di una proposta di guida responsabile. Quanto detto vale per ogni polo politico, ma in misura maggiore per il polo solidale e progressista.
Tutti, infatti, per ora, inseguono il proprio elettorato di riferimento potenziale nella difesa dei propri interessi, cercano di difendere le posizioni delle cordate e dei clan e non propongono formule d’identità.

In particolare, il Partito Democratico, risultato della crasi impossibile tra i due poli diversi della solidarietà, quella progressista da un lato e quella conservatrice dall’altra, tra due formule etologiche diverse, è fermo sulla difesa delle sue trincee regionali, sindacali, di cordata e per questo stesso fatto perde terreno. Certamente non dà proposte d’identità.

Anche le forze ambientaliste, quelle che dovrebbero esprimere la consapevolezza dell’interdipendenza alla scala più vasta, quelle che hanno vestito l’abito della responsabilità solidale più ampia possibile.
Oggi sono, per lo più, ridotte a cordate per il mercatino delle cariche e delle consulenze nei parchi. E con ciò hanno ridotto la poetica dell’ambientalismo “puro” al ridicolo.

Com’è evidente dalla vicende politiche più recenti, le stesse posizioni di responsabilità, possibili e necessarie anche nei poli della conservazione e dell’espansione imprenditoriale, siano esse la dignità delle Istituzioni, o la carica positiva della libertà d’impresa, hanno difficoltà ad esprimersi.
Sono, infatti, sommerse, ancor più di quelle degli altri poli, dall’egoismo della paura, come anche dalla protervia e cecità degli interessi, delle clientele, delle mafie, in ogni loro diversa espressione, privata e pubblica.

L’offerta di ruoli, di possibilità d’impegno e di simboli per poter vestire elementi d’identità responsabile è, quindi, molto scarsa. Ma la domanda c’è, esprime infatti un bisogno etologico profondo e quindi, fisiologico.

Nella propria particolare formula sociale, nell’attuale grigiore, inizia, o si rende più visibile di prima, l’offerta d’identità data dalla dignità della solidarietà cattolica.
Il “terzo polo” in corso d’identificazione, creatosi da scissioni di ambedue le cordate, potrebbe accorgersi di questa proposta, già presente nella società italiana e su questa ricostruire la formula di pace sociale e governo possibile che fu della migliore Democrazia Cristiana.

A questo processo, che potrebbe sottrarre al PD buona parte del mondo cattolico, l’unica risposta, a mio avviso, è ridefinire e ricostruire l’identità della sinistra progressista.
La strada è lunga e difficile, poiché non è così semplice dire quale sia il progresso, ma, se ci si ragiona un po’, si capisce che è l’unica percorribile e prima o dopo verrà percorsa. La sinistra, infatti, non può, per definizione, diventare destra. Peraltro, la destra sa fare la destra meglio della sinistra.

Se le strutture, le reti, le organizzazioni esistenti che si richiamano a parole alla sinistra non avvieranno questo processo e continueranno solo a difendere le barricate di potere e a denigrare gli altri poli, saranno altre organizzazioni a svilupparsi, a definire la sinistra nel mondo globale attuale ed ad offrire la possibilità di vestirne i panni.

Come già detto (4-2008) definire oggi un’etologia progressista e solidale non è affatto semplice. Infatti, nella crescita della comunità globale si vedono, per ora, i rischi della catastrofe e non si vedono ancora i bagliori della speranza.
Ma, tanto più difficile è il compito, tanto più emozionante può essere la sfida. La consapevolezza e la conoscenza delle dinamiche sono, in ogni caso, il primo passo
F.P.